(AGI) - Roma, 2 nov. - Con "l'arrivo della terza manovra in meno di 4 mesi
e di fronte a una crescita che non c'e' e a un debito che continua ad
aumentare", anche in Italia si fa sentire chi e' a favore di un referendum per
dare voce al popolo sulla crisi. I primi sostegni vengono dal coordinamento "No
debito", nato a Roma l'1 ottobre scorso per iniziativa del dirigente Fiom,
Giorgio Cremaschi; dal segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero; e
dall'esponente di Sinistra critica ed ex deputato Prc, Salvatore Cannavo', che
su
ilmegafonoquotidiano.it scrive: "Il referendum e la possibilita' di decidere
sono l'unica strada contro gli apprendisti stregoni".
"No debito", che
convoca per domani a Roma al Rialto occupato una conferenza stampa, valuta
positivamente la strada scelta dalla Grecia di procedere a un referendum
"popolare e democratico" contro le misure imposte dall'Ue, che "non sono la
cura, ma la malattia. I governi che le accettano sono una minaccia per le sorti
dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati e della stessa
democrazia".
Riprendono l'iniziativa anche i Draghi ribelli, che alla
vigilia della manifestazione mondiale degli indignados del 15 ottobre, avevano
contestato la Banca d'Italia: "Il prossimo passo e' l'assemblea del 4 novembre"
all'universita' La Sapienza per "decidere cosa e come occupare l'11 novembre",
data della giornata globale di mobilitazione lanciata dagli statunitensi di
OccupyWallStreet. "Costruiamo anche a Roma - sostengono i Draghi -
un'occupazione in contemporanea a quelle che ci saranno in moltissimi altri
paesi del mondo".
Mobilitazione, con uno sciopero generale nazionale
per il 2 dicembre, anche da parte dei sindacati di base USB, SLAI COBAS,
CIB-UNICOBAS e SNATER. L'USB sottolinea: "Dal Presidente Napolitano viene un
fermo richiamo al rispetto del suicidio richiestoci. Stesso comportamento da
parte della grande maggioranza delle forze politiche di centro-destra e
centro-sinistra. Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono talmente presi dalla lotta per la
sopravvivenza, che accettano tutto e di piu'. Noi non ci stiamo a suicidarci,
noi il debito non lo vogliamo pagare, vogliamo che i sacrifici li faccia chi non
li ha mai fatti, che ci sia una grande ed incisiva redistribuzione delle
ricchezze e del reddito. Che le borse crollino o meno poco importa se poi il
meccanismo che sta distruggendo i salari, le pensioni, il vivere comune e il
welfare, cioe' questo maledetto capitalismo, non viene messo in discussione e
superato".