Carissimi colleghi, sono Federico Bientinesi, Cantante, Bassotubista e Professore di Educazione Musicale e di Sostegno, in ruolo (a tempo indeterminato) presso una Scuola Superiore Statale di Firenze.
Ho precisato che sono in ruolo presso una scuola statale per l’insegnamento di due Discipline, per chiarire che NON mi sto muovendo spinto dalla paura di perdere il mio posto (anche se molti colleghi purtroppo lo perderanno).
Ho letto poco fa i nuovi “programmi” che saranno il futuro degli insegnanti di Educazione Musicale, oltre che gli unici “spazi” che verranno dati alla Cultura Musicale nelle Scuole Superiori.
L’Educazione Musicale verrà insegnata solo nella classe II del Professionale per i Servizi Socio Sanitari, per un totale di 66 ore. In sole 66 ore è previsto che venga svolto un programma vasto, che prevede tutti i principali aspetti dell’Educazione Musicale (“Musica e comunicazione. Elementi di storia della musica. Principali rapporti tra forme musicali e produzioni artistico letterarie. Le differenti espressioni musicali anche di diversa provenienza culturale ed etnica. I generi musicali e le loro caratteristiche. La musica elettronica. Gli oggetti sonori e la musica nel gioco. Tecniche di ascolto. Il canto individuale e di insieme. Principali tecniche di musicoterapia.”). In un unico anno, questi aspetti possono essere solo accennati e di sicuro non possono essere approfonditi abbastanza da ottenere le abilità che il Ministero ha previsto di conseguenza ad essi (“Riconoscere le principali relazioni tra musica ed altri linguaggi. Cogliere le differenze tra generi musicali. Riconoscere le principali strutture e forme musicali attraverso tecniche di ascolto. Accompagnare immagini e azioni con appropriati supporti musicali. Utilizzare diversi strumenti per organizzare, semplici attività di animazione. Associare le sequenze sonore all’espressività corporea. Animare attività musicali con l’utilizzo di generi e di stili diversi. Animare il canto individuale e di insieme.”). Questo programma richiede, senza alcun dubbio, un percorso educativo di almeno cinque anni, ciascuno dei quali preveda almeno 66 ore annue, in quanto ognuno degli aspetti presentati deve essere sviluppato nel tempo, in modo da essere assimilato e maturato dagli studenti. In un solo anno e con sole 66 ore, non si potrebbe trattare in maniera appena decente nemmeno uno degli aspetti presentati dai “programmi”.
Vorrei fare un esempio. Qualcuno crede forse possibile trattare “Elementi di Storia della Musica” in un solo anno, partendo dalle origini ed arrivando ai giorni nostri e presentando almeno i principali generi, forme e strutture musicali che sono presenti in tutto questo arco temporale e in tutti i contesti culturali presenti nel mondo? NON è assolutamente possibile… e questo è solo uno dei punti del “programma” di Educazione Musicale.
Inoltre, non vedo perché questi argomenti non vengano più trattati nei Licei Socio-Psico-Pedagocici (e nelle loro attuali evoluzioni e varianti), visto che anche quelle scuole hanno un indirizzo simile, il quale richiederebbe in misura maggiore una buona Educazione Musicale.
Inoltre sostengo che, come si insegna DISEGNO E STORIA DELL’ARTE nei Licei, così si dovrebbe insegnare anche EDUCAZIONE MUSICALE.
Questa è una cosa che deve essere assolutamente messa nella testa dei nostri politici, oltre che nella testa degli italiani.
Di pari passo bisogna ribadire che la MUSICA non è un’arte minore, ma è culturalmente importante come la PITTURA e tutte le altre principali arti visive.
VOGLIAMO INIZIARE QUESTA BATTAGLIA POLITICA DALLA QUALE TRARRANNO GIOVAMENTO ANCHE TUTTI I TEATRI ITALIANI E TUTTI GLI ENTI CHE FANNO MUSICA, OLTRE CHE LA CULTURA DEGLI ITALIANI E LA LORO SENSIBILITA’ VERSO L’ASCOLTO?
Vogliamo portare questo problema alla loro attenzione, ma anche all’attenzione dei vari assessorati alla cultura, del Ministero dei Beni Culturali, oltre che del Ministero della Pubblica Istruzione e dei Sindacati?
PER FAVORE FACCIAMO QUALCOSA TUTTI INSIEME. NON E’ POSSIBILE ACCETTARE QUESTA MANCANZA DI CULTURA.

Cordiali Saluti,
Prof. Federico Bientinesi