L'OPINIONE 22.11.011
 
MONTI E I SINDACATI
Fiom, Cgil e Cobas contro Cisl, Uil e Ugl
di Ruggiero Capone

Cobas, Cgil e sinistre radicali hanno già detto a Monti d'essere favorevoli alla “patrimoniale sulle grandi ricchezze per riportare l'equità nel Paese”, ma fortemente contrari all'Ici sulla prima casa. Posizioni davvero nette e forti, al punto che non sarebbero da escludere moti di piazza (animati da operai, cassintegrati e disoccupati) per favorire una retromarcia sull'Ici.
Ma in molti si chiedono se le parti sociali si dimostreranno unite sul fronte della lotta sindacale. Tra Cgil, Cisl, Uil, Ugl e sigle autonome non mancano gli attriti. I sindacati sono più che mai spaccati sull'uso della piazza, degli scioperi. Cisl, Uil e Ugl non vorrebbero cedere i propri iscritti ad un progetto di protesta, ma sedersi ad un tavolo di trattativa con l'esecutivo.
E' ineludibile che l'esecutivo tecnico opererà tagli ai posti di lavoro nelle industrie pubbliche (come Finmeccanica e Fincantieri) spingendo verso questa politica anche aziende private dell'indotto metalmeccanico. Soprattutto sgomenta che a pagare le tasse sulla prima casa saranno chiamati anche i proprietari disoccupati o cassintegrati.
“Al governo Monti serve un patto tra governo e parti sociali: prepariamo assieme le misure economiche che servono all'Italia” propone Raffaele Bonanni (segretario nazionale della Cisl) sulle pagine del Corriere della Sera. Così Bonanni invita il premier a confrontarsi con le parti sociali ovvero “tutte le associazioni del lavoro e delle imprese, sindacati, Confindustria, artigiani, commercianti”.
La proposta della Cisl è trasversalmente ritenuta tra le più intelligenti ed eque, e perché riguarda “una riforma integrale del sistema fiscale” in cui si sposti “il peso della tassazione dalle persone e dalle imprese, verso il consumo”. E mentre la Camusso propone di fare muro sull'Ici, per Bonanni la reintroduzione dell'Ici è accettata “solo se legata al patrimonio.
.. Se si distingue tra chi ha il mutuo e chi no, fra chi ha una casa e chi cinque: noi preferiamo una patrimoniale secca”. Così Bonanni è favorevole all'aumento dell'Iva su tutti i veri generi di lusso (auto nuove, capi di grandi firme...) “se serve ad abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti”, ma il leader Cisl è decisamente contrario all'aumento delle accise su gasolio, benzina e gas che “sarebbe come aumentare il biglietto del cinema: tutti tassati allo stesso modo”.
Mentre sulle pensioni il segretario della Cisl è pronto a “discutere col governo a tutto campo”, invece il segretario generale della Cgil (Susanna Camusso) dice al Consiglio dei Ministri che “il punto di partenza per fare cassa non possono essere né l'Ici né le pensioni”.
Diversamente il segretario generale dell'Ugl (Giovanni Centrella) ha ribadito “sulle pensioni siamo disponibili al dialogo, purché non servano a fare cassa, così come sul mercato del lavoro siamo disposti a collaborare, mantenendo però determinate garanzie che devono restare immutate”.
Centrella non è favorevole al ripristino dell'Ici per le civili abitazioni, ma solo per le prime case di ingente valore. “Ci sono troppe Opa su questo Governo” dice invece la Camusso. Fa eco Guglielmo Epifani, oggi presidente della Fondazione Bruno Trentin ed ex segretario generale della Cgil, che aggiunge “in Europa ci vuole un ruolo più forte del sindacato.
.. in quest'ultimo anno l'azione del sindacato europeo è stata troppo debole, è mancata una voce che puntasse soprattutto a fare politiche di sviluppo, a intervenire sul ruolo più effettivo della Bce, e aprire una discussione sull'Euro e sul futuro politico dell'Europa”. Ed i sindacati di base condividono con la Cgil una “valutazione fortemente negativa del Governo Monti”, che considerano “direttamente gestito dall'Unione europea, dalla Bce e dalla finanza internazionale”.
E la nota unitaria di USB, Cib-Unicobas, SlaiCobas, Snater e USI annuncia scioperi e l'avvio di “una lotta di lunga durata”. Il 3 dicembre è prevista l'assemblea nazionale delle “forze conflittuali”. I sindacati di base parlano di “rompere il monopolio di Cgil, Cisl e Uil”, e la Fim-Cisl della Lombardia spiega che il governo Monti s'inaugura con “oltre 4.
400 lavoratori lombardi senza mobilità né pensione... su un totale nazionale circa 15.000, nei prossimi mesi esauriranno il periodo di mobilità, senza poter accedere alla pensione”. Intanto il segretario Fiom ha chiesto al governo e al ministero del lavoro un “provvedimento urgente di allungamento della mobilità fino al raggiungimento della pensione, per tutti i lavoratori licenziati a seguito di crisi o ristrutturazioni aziendali”.
Ma la politica del governo Monti non prevederebbe un sostegno al reddito dei lavoratori, reputando le maestranze (in buona compagnia della Fiat) tra le palle al piede delle imprese. Segnali che lasciano presagire l'avvicinarsi di moti di piazza, animati da disperazione e violenza. E qualcuno fa notare che questo è un governo tecnico, “privo di pregiudiziali politiche nel duro contrasto di proteste animate dalle cosiddette fasce deboli”.