Ai Cobas Scuola ed ai colleghi “sciolti” convenuti a Roma per l’assemblea del 12 Marzo.

A tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della grande protesta della scuola del 17 Febbraio.

Cari colleghi,

l’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas rivolge a voi ed alla Gilda un sincero appello all’unità.

Sappiamo bene tutti come il Ministro Berlinguer, e dietro di lui il Governo, rimangano arrogantemente arroccati su posizioni retrive: nessuna indennità di funzione docente, nessuna garanzia per i 70.000 ATA provenienti dagli Enti Locali e nessuna possibilità per Unicobas e Cobas di convocare assemblee in orario di lavoro.

Negando persino il ripristino di tale diritto minimo, Berlinguer dimostra oltretutto di non essere altro che un dipendente di CGIL, CISL, UIL e SNALS, i veri nemici dei diritti sindacali della categoria.

Tutto ciò avviene nonostante un corteo imponente ed uno sciopero poderoso, un evento che in paesi “normali” avrebbe determinato un ripensamento immediato della politica scolastica, ma D’Alema & C., anziché rivedere, ad esempio, il “disordino” dei Cicli, che taglierà di netto 80.000 cattedre, ci hanno regalato una legge di “parità” che, violando apertamente l’art. 33 della Costituzione, destina centinaia di miliardi alle scuole di tendenza.

Nè intendono recedere di un passo dal disegno perverso di una differenziazione clientelare attuata in modo spudoratamente offensivo e che nulla ha a che fare con la “qualità”.

Le dichiarazioni di Berlinguer, anche nella vergognosa farsa televisiva di Bruno Vespa, “Porta a Porta”, registrata il 2 - nonostante le nostre proteste mandata in onda il 6 Marzo senza la benchè minima presenza di rappresentanti delle tre Organizzazioni di rilievo nazionale che hanno costruito la giornata del 17 Febbraio - enunciano una posizione rigida e sprezzante.

Analoghe, nella sostanza, le boutades su di un presunto ritorno alla retribuzione dell’anzianità: non si pensa minimamente ad un ripristino degli scatti rubati nel ‘95, bensì sempre ad “avanzamenti” sottoposti a deprimenti “valutazioni”.

Ancora un ventaglio di proposte indecenti: dall’istituzione del “valutatore” di professione, ad una moltiplicazione degli esami con prove periodiche “alla francese”, sino all’istituzione di una sorta di “patente didattica” a punti, raccolti tramite corsi, concorsini e giudizi di alunni e genitori.

E, nonostante il “ritiro” del “concorsone”, l’art. 29 del CCNL, entusiasticamente firmato da CGIL, CISL, UIL e SNALS, che non è stato neanche ritoccato, continua a parlare di una quota “papabile” massima del 20-30% e di selezioni tramite quelle “prove strutturate” dalle quali ebbero origine i quiz.

L’Unicobas, i Cobas, la Gilda e le decine di migliaia di “senza tessere” che hanno scioperato e sono scesi in piazza il 17 Febbraio, mostrano una posizione inequivocabilmente univoca: i 1.260 miliardi stanziati per il “concorsone” devono essere utilizzati per una prima istituzione dell’indennità di funzione docente e venire incrementati strappando gli stanziamenti necessari già nel Documento di Programmazione propedeutico alla prossima Legge Finanziaria, per il rinnovo della parte economica del CCNL, già scaduta.

Avvicinare la categoria alla media salariale europea: questo è il primo imperativo.

Occorre fare tesoro di tale richiesta unitaria, che crea sinergie e moltiplica le forze.

Naturalmente vi sono anche differenze.

L’Unicobas lancia la proposta dell’istituzione dell’ordine dei docenti, perchè ritiene che sia l’unico modo per respingere la volontà di farci valutare da esterni (gli avvocati non vengono “valutati” dai magistrati), nonché per costruire quella struttura di autodifesa che la categoria vede come uno strumento necessaio e super-partes, totalmente suo, direttamente controllato elettoralmente, indipendente da sindacati ed associazioni politiche e para-sindacali.

Al di la delle diatribe sulle storture degli ordini esistenti, deve pur esistere un codice deontologico della funzione docente, redatto però dai professionisti dell’educazione e non dall’Amministrazione, dai “Dirigenti Scolastici”, dagli Ispettori, dai docenti universitari, dai mestieranti sindacali, dagli IRRSAE e dalle dependances “associazionistiche” di natura confederale ed “autonoma” (CIDI; MCE, etc.).

L’Unicobas chiede l’uscita del comparto-scuola dal Pubblico Impiego, i Cobas sono forieri di un egualitarismo radicale, la Gilda ritiene necessarie articolazioni interne per l’introduzione di elementi di carriera.

Sono tutte posizioni legittime ed ampiamente rappresentate nella scuola militante.

Ma questo è il momento di mettere da parte le differenze, come sono capaci di fare, pur nel loro “rigor mortis”, persino CGIL, CISL, UIL e SNALS, differenze che saranno terreno di articolazione in altri momenti.

Oggi occorre lavorare insieme anche per modificare la contro-riforma della scuola, ottenendo il rispetto delle competenze professionali acquisite ed assicurazioni precise sulle 80.000 cattedre che a Viale Trastevere vorrebbero semplicemente “tagliare”.

Garantire, anche per conservare l’attuale qualità della scuola di base, una riserva per gli insegnanti elementari sui primi 5 anni del nuovo settennio.

Garantire ad almeno un terzo degli insegnanti delle medie l’accesso al ciclo secondario, ottenere l’istituzione di un anno di orientamento pre-universitario (riconosciuto nei corsi di laurea) e l’assorbimento dell’eventuale esubero residuo presso gli atenei.

Garantire il ruolo unico docente, dalla scuola dell’infanzia (il cui ultimo anno deve rientrare nell’obbligo), alla scuola superiore, a parità di orario e salario.

E’ necessario spendersi per il blocco del dimensionamento, già ottenuto a Napoli in una lotta comune; per l’utilizzazione di una percentuale dell’esubero anche al fine di una fruizione certa dell’anno sabatico e per le altre serie “utopie” di cui siamo portatori: ingresso gratuito nei musei per i docenti, come avviene in tutta Europa; iscrizione universitaria gratuita; abbuono fiscale standard per l’acquisto di libri e sussidi didattici; indennità di missione; scatti di anzianità per i precari come per i docenti di religione; trattamento pensionistico maggiorato (come per i “garantiti” che lavorano all’estero) per chi lavora in scuole a rischio.

L’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas, riunitosi a Roma il 5 Marzo per esaminare le risposte dell’Amministrazione, attese per il 3 dopo l’apertura di una riserva da parte del Ministro nel corso dell’incontro Unicobas-Berlinguer del 29 Febbraio, ha deciso di rispondere alle provocazioni del Governo, riaprendo le ostilità, affinché sia chiaro ai colleghi che, sebbene siano state vinte alcune battaglie, la guerra è ancora tutta da combattere.

E’ stato recapitato al Ministero della Pubblica Istruzione un calendario di agitazioni articolate per docenti ed ATA: scioperi della prima ora nei giorni 20; 21; 29 e 30 Marzo; sciopero di 24 ore per Giovedì 13 Aprile - l’ultimo giorno di scuola prima della chiusura per le elezioni - con manifestazione nazionale.

E’ stata diramata nelle scuole una nota per l’astensione immediata da tutte le attività volontarie, per docenti (gite, etc.) ed ATA (straordinari).

Sappiamo che anche i Cobas ritengono doveroso “battere il ferro finchè è caldo”, per non nullificare i successi sin qui ottenuti e cercare di “portare a casa il risultato”.

Tutti sappiamo bene che sarebbe sbagliato e controproducente non tentare almeno di tenere insieme quel fronte che magicamente e fortuitamente si è ritrovato sullo sciopero del 17 Febbraio.

Per questo riteniamo che sarebbe una grande dimostrazione di intelligenza e di forza mantenere la convergenza unitaria delle lotte.

A tal fine è altrettanto evidente che un’articolazione tattica su date differenti delle iniziative di sciopero orario verrebbe pienamente compresa in categoria come elemento di maggior disturbo per la controparte, mentre il proliferare di più date di sciopero dell’intera giornata verrebbe drammaticamente vissuta come una sconfitta a priori, a maggior ragione se accompagnate anche da manifestazioni convocate giocoforza per giorni diversi.

E che non sarebbe una vittoria per nessuno “fare sciopero per primo”. Per tale motivo siamo disponibili ad una discussione a tutto campo sul giorno da scegliere, discussione nella quale, riteniamo, si debba chiamare a pieno titolo anche la Gilda.

Anche se la data da noi proposta alla categoria, immediata-mente sotto elezioni, sembra, ad una prima analisi, la più consona a colpire in profondità l’avversario, che non può non tener conto della sensibilità politica del mondo della scuola.

E’ infine evidente come un’iniziativa unitaria necessiti di ragionevolezza e di un clima disteso.

Prima di tutto, quindi, la chiarezza.

E dobbiamo dirvi che ci rammarichiamo per voi che non ci avete ufficialmente invitati a questa assemblea e che avete vissuto la folta presenza di piazza della nostra organizzazione con un certo fastidio persino il 17 Febbraio, intimandoci di collocarci “in coda al corteo” e schierando una sorta di servizio d’ordine istruito a tale scopo.

Sapevate che saremmo comunque venuti al corteo, della promozione del quale vi diamo comunque il merito, ma avete registrato i nostri tentativi di mediare direttamente con la Gilda come un peccato di “lesa maestà” nei confronti dei Cobas.

Però a nessuno sfugge oggi quanto due appuntamenti separati siano stati dannosi e controproducenti.

Ve ne siete accorti voi stessi, dirigendovi infine sotto il Ministero, anziché in Piazza SS. Apostoli, come previsto.

Pensiamo che avrete riflettuto anche sul fatto che, se veramente si vuole vincere, occorre fare uno sforzo per evitare di “segnare” in senso partitico la protesta, riaffermandone la centralità di movimento, nonché di proposta rivendicativa e sindacale: la piazza deve essere lasciata ai lavoratori della scuola nella più vasta ed ampia accezione.

Una determinazione pluralistica è imprescindibile, se non si vuole affogare il neonato movimento di massa.

Viceversa, una marcata presenza di Rifondazione Comunista, dei Centri Sociali, di servizi d’ordine composti da militanti di lunga data dell’Autonomia Operaia che lavorano in altri settori, non aiuta a mantenere alto il livello di partecipazione dello specifico e variegato mondo della scuola che ha oggi trovato una nuova unità sull’equilibrio precario dato da un giusto scatto d’orgoglio del corpo docente.

Non vogliamo darvi lezioni, ma neanche lasciare che questo movimento, così utile alla scuola, si sfaldi e disgreghi senza un valido motivo.

E’ necessario invece che sia messo in condizione di rilanciarsi propositivamente, creando da sè medesimo, in un dibattito plurale e senza reti, il più alto livello di consapevolezza, necessario per decodificare tutti gli elementi di un “puzzle” complesso, ove non solo il “concorsone”, ma persino la stessa legge di parità non è che un tassello che, se affrontato separatamente, può fungere da velo rispetto, ad esempio, alla controriforma dei Cicli e degli Organi Collegiali ed alla stessa aziendalizzazione introdotta sotto le mentite spoglie della cosiddetta “Autonomia”.

Queste sono le uniche discriminanti che accettiamo: stiamo lottando per la libertà di insegnamento e di apprendimento, per il rispetto di una scuola intesa come istituzione e giammai come “servizio”, contro la mercificazione, lo svilimento e la mistificazione demagogica dei ruoli e dei saperi, per la scuola di tutti e contro la privatizzazione della stessa ed il finanziamento pubblico della scuola privata.

Esercitare “egemonia” non significa imporre connotazioni politiche di parte, è invece salvaguardare lo sviluppo di una reale alterità ed autonomia politica della categoria.

Altrimenti, se non è chiara la differenza fra partiti e sindacato, come farete, e come faremo, a convincere il collega che ha di fronte qualcosa di diverso dal solito apparato sindacale di partito?

Come capirà che lo scontro si gioca proprio sul piano della sindacalizzazione, visto che non saranno certo CGIL, CISL, UIL e SNALS, ancora forti di centinaia di migliaia di iscritti, a riscrivere correttamente l’art. 29 del contratto?

Una consapevolezza che mancò alla fine degli anni ‘80, e sapete bene perchè!

Occorre una sindacalizzazione diversa, non obbligata a seguire diktat, ideologie e partiti. Partiti che si avocano il diritto di imporre “riforme” calate dall’alto e “tagli” alla spesa compatibili con equilibri ed alchimie politiche esterne alla scuola: occorre seguire le indicazioni della scuola militante.

Tale interdipendenza partito-sindacato l’abbiamo già conosciuta in casa CGIL.

Oggi uno dei puntelli più forti dell’indirizzo di svendita degli interessi dei lavoratori portata avanti da un Governo sedicente di “centro-sinistra” che può seguire una politica di centro-destra solo perchè gode dell’appoggio dei sindacati tradizionali.

E la CGIL viene ancora creduta per “forza d’inerzia”, per senso d’appartenenza e “nostalgia”, non certo per tangibili motivi ideali.

Se non è certo da Fini e D’Onofrio che possiamo sperare giustizia, è altrettanto vero che la sinistra non ha sinora capito affatto i problemi della scuola e, soprattutto, lo specifico della funzione dei docenti, troppo spesso additati al pubblico ludibrio come “ceto paras-sitario”.

La stessa Rifondazione Comunista ha votato, quand’era nell’area di governo, una Finanziaria che ha tagliato il 3% delle cattedre ed una quasi analoga percentuale di persona-le ATA e guarda ancora alla CGIL come al “sindacato di classe” da “rifondare”, tanto che, sempre nel ‘97, ha consentito che passasse la vergognosa “Legge Bassanini” sulla “rappresentanza sindacale”, oggi usata da Berlinguer per toglierci persino le assemblee in orario di servizio.

Una cosa che neanche i peggiori ministri democristiani avevano osato fare.

Abbiamo ricordato alcuni episodi, perchè sia chiaro a cosa alludiamo dicendo che occorre un clima diverso: perchè si tratta di prassi che non possiamo avallare e sulle quali non possiamo “glissare”.

Siamo convinti però che anche questo sia ben poca cosa, di fronte all’ottimismo della volontà, e voi, come noi, a forza di militare nella scuola pubblica, di volontà ne avete certo sviluppata in abbondanza.

Uno sciopero ed una manifestazione unitaria richiedono una testa del corteo ed una gestione complessiva dell’iniziativa di tipo unitario, rispettosa delle differenze e realmente paritetica.

Da parte nostra esprimiamo il massimo della disponibilità.

A voi, ovviamente, la risposta.

L’Esecutivo Nazionale dell’Unicobas vi augura buon lavoro!