Unicobas scuola
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- COMUNICATO STAMPA 10.11.2000 -
“O che bel castello... già vacilla il “disordino” dei cicli.
“Cattedre che vanno e vengono”...ma le bugie hanno le gambe corte

De Mauro non sa più che pesci prendere. Ora prepara la ritirata, dichiarandosi disposto a posticipare l’avvio del “Disordino” dei Cicli perchè ha paura del nostro sciopero del 1° Dicembre.

Sino a ieri il festival di De Mauro sui numeri relativi al futuro della scuola italiana aveva come obiettivo quello di mistificare la denuncia dell’Unicobas sulle 80mila cattedre che spariranno. Occorre quindi fare un po’ di chiarezza.

Quando il Ministero afferma che entro il 2012 la riforma dei cicli garantirebbe - probabilmente - 100mila nuovi posti, il nostro sindacato, che i conti li ha già fatti, può ben accettare che ciò non solo sia “credibile” (come si sono affrettati a confermare anche Uil e Gilda), bensì vero e sicuro. Ciò detto, vorremmo però capire perché ci si debba prendere in giro. A meno che De Mauro non voglia occultare la verità con filastrocche per bambini. Infatti è stato lo stesso Ministero a sottolineare che “per il momento” i pensionamenti compenserebbero la riduzione d’organico. Si ammette quindi che la riduzione ci sarà. La cifra l’abbiamo già fornita: taglio di 80mila cattedre! Semplicemente, nei prossimi anni, 80mila docenti non verrebbero sostituiti all’atto del pensionamento (e così sarebbero eliminate le cattedre). Non si tratterebbe quindi di 100mila posti in più, ma semplicemente di un turn over dimezzato. Un bel risparmio di spesa sulla pelle della scuola italiana, in particolare per i prossimi 4-5 anni: infatti sino al 2004 le nuove assunzioni sarebbero pochissime. Poco importa se a soffrirne sarebbero decine di migliaia di precari che vedrebbero sparire del tutto incarichi e supplenze, già beffati quest’anno con il rinvio delle assunzioni: vuoi vedere che il disordine di questi mesi era funzionale ai tagli collegati al “disordino” dei cicli? Ormai ogni ipotesi è lecita. Le 80mila cattedre quindi sparirebbero definitivamente e il Ministero lo conferma.Quali le ricadute di “qualità”?

Viene prevista una “fusione” tra docenti elementari e medi che non rispetta minimamente le relative professionalità acquisite. E’ certo che il nuovo ciclo primario si rivelerebbe una trappola senza sbocchi, con una vergognosa competizione per la titolarità fra i docenti provenienti dai due ordini di scuola. E’, del resto, vessatorio concentrare sul primo biennio i diplomati di scuola elementare, costringendoli a ripetere all’infinito le prime due classi. Verrà stravolto tutto quanto ha prodotto una scuola elementare che, come testimoniano le ricerche OCSE, è stata finora capace di collocarsi ai vertici mondiali. Quale “qualità” esprimerebbe una scuola ove un insegnante delle attuali medie potrà venire utilizzato su anni equivalenti a terza, quarta e quinta elementare? Né l’utenza viene trattata con maggior riguardo, visto che almeno il 20% degli alunni sarà costretto a gravosi trasferimenti di decine di chilometri a causa dell’inadeguatezza dell’edilizia scolastica.

Dal documento della Commissione per la Riforma non si evincono peraltro indicazioni significative per l’elaborazione di nuovi programmi di riferimento per il settennio di base: la confusione è assoluta. Che dire poi del surrettizio ritorno dell’avviamento professionale, giustamente eliminato con la scuola media unica del ‘63? Ciò risulta evidente, visto che all’alunno di oggi verrà, a 12 anni di età, chiesto l’indirizzo.

Avremo, infine, una “primarizzazione” del ciclo secondario, gioco forza indotto a ridurre il livello dei saperi a causa dell’arretramento della fascia d’età degli studenti (il primo anno si formerà nello spazio oggi occupato dalla terza media). Il tutto con un risibile innalzamento dell’obbligo a 15 anni, per una complessiva offerta formativa di 9 anni che ci lascia all’ultimo posto in Europa, ove la media dell’istruzione prescritta è di 10/11 anni.

La riforma dei cicli, non partendo da un nuovo stato giuridico per gli insegnanti, cerca di dividere la categoria: garanzie per nessuno, dolori e contrasti di ogni genere per tutti. Da anni chiediamo, sul modello europeo, un ruolo unico docente, sottratto al pubblico impiego, che riconosca la specificità dell’insegnamento e lo colleghi all’università, ove, non a caso, vige un contratto che la riconosce quale istituzione che promuove cultura. La scuola, invece, è parificata ai “servizi” e gli insegnanti agli impiegati.

L’Unicobas richiede il rispetto delle professionalità del personale docente, la permanenza degli insegnanti delle elementari sui primi cinque anni del ciclo primario, l’assorbimento di 1/3 del personale di scuola media nel ciclo secondario, l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo e la creazione di un anno di “baccellierato” preuniversitario, nonché l’ingresso nell’obbligo dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia. Per riformare la “riforma” l’Unicobas sciopererà il 1° Dicembre e manifesterà a Roma: Cicli, Bicicli e Tricicli, invaderanno la capitale. De Mauro ed il Governo sono avvertiti. Stefano d’Errico (Segretario nazionale dellUnicobas scuola)