VENERDI' 3 OTTOBRE 2008 SCIOPERO GENERALE SCUOLA

ROMA h. 9.00 - MINISTERO dell’ISTRUZIONE

“LEGGI RAZZIALI” contro i malati:

“TASSA” variabile daI 10 ai 30 euro al giorno ed “ARRESTI DOMICILIARI”

SMANTELLAMENTO della scuola pubblica:

DIFFERENZIAZIONI STIPENDIALI tramite VALUTAZIONI espresse dai dirigenti,

TAGLI all’organico ed ELIMINAZIONE delle RSU di istituto

VENERDI’ 3 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA

Come nelle previsioni la squadra governativa si è messa al lavoro per aprire ulteriormente il “mercato” alla scuola privata (come promesso – con baciamano – il 6 giugno da Berlusconi a Benedetto XVI).

Appena insediato il governo, la neo presidente della commissione cultura della Camera, Valentina Aprea, ha presentato il 12 maggio il disegno di legge “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”. Questo ddl è molto simile a quello esaminato in commissione durante il precedente governo Berlusconi, che venne talmente avversato dai lavoratori e dal nostro sindacato che non se ne fece nulla. L’obbiettivo principale è di rendere il funzionamento della scuola pubblica del tutto simile a quello della scuola privata in modo che “l’utenza”, non vedendo differenze, sia indotta a cambiare direzione.

Le scuole verranno trasformate in fondazioni (proposta già contenuta nel decreto Bersani del 2007): un altro risvolto della privatizzazione sarà quindi la loro consegna ai privati (industriali, cordate di genitori, etc.), i quali entreranno nei consigli d’amministrazione (che sostituiranno gli attuali consigli d’istituto) e, versando un obolo, diverranno i veri padroni della scuola. Il ddl prevede inoltre all’art.11 il passaggio completo alle regioni della gestione delle scuole di ogni ordine e grado, in linea con quanto previsto dalla “devolution” votata nel 2000.

Al capo terzo viene riproposto il decreto sul reclutamento varato dalla Moratti e abolito da Fioroni: concorsi con cadenza triennale banditi dalle scuole stesse (niente più concorsi nazionali e graduatorie).

La carriera dei docenti verrebbe articolata in 5 livelli (“inserimento formativo, iniziale, ordinario, esperto e vicedirigente”); l’aumento stipendiale sarebbe determinato da selezioni interne operate dal dirigente, e quindi dall’appartenenza al singolo livello.

Per i docenti verrebbe istituito un organismo tecnico e fittizio di rappresentanza con il solo compito di stilare il codice deontologico ed istituire commissioni disciplinari. Sparirebbero le RSU d’istituto, verrebbe istituita una rappresentanza sindacale unitaria regionale per i docenti e l’area contrattuale della docenza (ma sempre interna all’impiegatizio DL.vo 29/93, con il blocco all’inflazione programmata per i rinnovi contrattuali, l’eliminazione del ruolo e degli scatti d’anzianità). Resta escluso da qualsiasi rappresentanza sindacale il personale ATA! Onde foraggiare i vari carrozzoni “formativi”, alle associazioni professionali verrebbero affidate funzioni oggi peculiari dei sindacati. Verrebbero eliminate le norme contenute nel T.U. del 1994 e quelle relative alla contrattazione sui luoghi di lavoro previsti dal D.lgs 165/01, con molto più potere economico e disciplinare ai dirigenti. Questi diverrebbero effettivamente “datori di lavoro”, presiederebbero la commissione che abilita e poi assume il docente, con tutte le degenerazioni clientelari del caso.

La ministra Gelmini ha atteso la fine delle lezioni per uscire allo scoperto con un grande programma di tagli. A decorrere dall’anno scolastico 2009/2010, ed entro tre anni, saranno cancellati 70.000 cattedre e 40.000 ruoli ATA. Un taglio che va ad aggiungersi a quello realizzato dal governo Prodi nelle finanziarie precedenti (47.000 posti in meno, comprese le riduzioni già attuate per il prossimo anno scolastico). Con queste misure si produrranno risparmi di spesa per 7,832 miliardi di euro. Solo il 30% di questi risparmi, sarà utilizzato a fini contrattuali per presunte “iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola” (quelle stabilite dal ddl Aprea!).

In percentuale a cosa equivalgono questi tagli? La riduzione sarà del 10% per i docenti e del 18% per il personale ATA. Una media del 12%.

Come verranno realizzati questi tagli? Tramite regolamenti ministeriali! Verranno modificati orario di lavoro, durata delle lezioni e struttura dei programmi. Si spingerà per tornare al maestro unico alle elementari e per eliminare il tempo prolungato alle medie. Verranno rivisti gli ordinamenti della secondaria, onde ridurre drasticamente materie e ore di insegnamento. Forse si porteranno le ore a 50 minuti con l’obbligo di recupero dei 10 rimanenti. Una vera controriforma della scuola in linea con la legge Moratti. Per fare il tutto, la Gelmini avrà 12 mesi di tempo.

Ovviamente questi tagli penalizzano le nuove assunzioni. Anche per il rinnovo contrattuale(biennio economico 2008-9) il responso è negativo, visto che persino Prodi per l’anno in corso non ha stanziato un euro. Se ne riparlerà nel 2010. La finanziaria prevede inoltre l’innalzamento drastico di un punto percentuale, dall’anno scolastico 2009/2010, del rapporto docente-alunni, con conseguente “ingrossamento” e diminuzione delle classi. Non male per un paese che in Europa è agli ultimi posti: 69% di diplomati tra i giovani contro il 73% della Germania, il 77% della Gran Bretagna, l’80% della Francia, l’81% del Belgio e della Grecia, l’84% dell’Irlanda, l’86% della Finlandia e la metà dei laureati della media UE.

Per realizzare questi tagli la finanziaria assegna alla Gelmini un forte potere sanzionatorio nei confronti dei dirigenti ministeriali e scolastici “non collaborativi”: l’’arti. 70 prevede per loro la riduzione dello stipendio, il cambio di sede e addirittura il licenziamento.

Poi c’è Brunetta, che non ha certo perso tempo. Dietro i sermoni antifannullone si nasconde un progetto devastante: la fine della Pubblica Amministrazione e la sua sostituzione con soggetti di natura privatistica. Sorta di “centri commerciali” dove i servizi verranno venduti ai cittadini-clienti. Questo perfettamente in linea con l’aberrante logica neoliberista della privatizzare totale.

Per ottenere il risultato Brunetta deve mettere alle corde i lavoratori ed i sindacati che li rappresentano, ecco quindi che la contrattazione si riduce a consultazione delle confederazioni sindacali (non dei sindacati di settore), dopodiché il ministro decide per via legislativa dandosi deleghe per emanare decreti successivi. Brunetta ha raccolto il tutto in un disegno di legge (“delega al governo per ottimizzare la produttività del lavoro pubblico”) di cui pubblichiamo alcuni stralci estremamente significativi:

Art. 3 (Valutazione del personale delle amministrazioni pubbliche): “f) prevedere l’obbligo, per le pubbliche amministrazioni statali, di individuare le unità di personale le cui prestazioni risultano di utilità minima o nulla per l’amministrazione stessa a causa di grave e colpevole inefficienza o incompetenza professionale, nonché l’obbligo di collocamento a disposizione e riassegnazione del suddetto personale anche ad altra pubblica amministrazione entro il medesimo ambito territoriale, con mantenimento della sola parte fìssa della retribuzione ed esclusione delle indennità a qualunque titolo corrisposte e con risoluzione del rapporto in caso di rifiuto; richiamare Cassa Integrazione per pubblico impiego e prevedere il divieto di opzione nel caso di trasferimento del personale...”

Art.6 (Contrattazione collettiva e integrativa e funzionalità delle amministrazioni): “prevedere la piena autonomia e responsabilità del datore di lavoro pubblico nella gestione delle risorse umane attraverso la competenza esclusiva in materia di valutazione del personale, progressione economica, riconoscimento della produttività e mobilità; inserzione automatiche delle clausole in caso di nullità delle disposizioni contrattuali per violazione di legge e dei limiti fissati dalla contrattazione collettiva nazionale”.

Brunetta ha iniziato con l’esclusione dei lavoratori pubblici dai benefici fiscali sugli straordinari, riservati ai soli lavoratori privati ed ha proseguito con l’Art. 71 del DL 112 del 25 giugno 2008 e la Circolare n. 7 del 17 luglio 2008 che attuano una vera e propria discriminazione inasprendo le norme sulle assenze per malattia solo per i pubblici dipendenti:

Nei primi dieci giorni di assenza per malattia è corrisposto solo il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità e di qualsiasi altro trattamento accessorio. Si calcola, quindi, che un dipendente che si ammali per 10 giorni possa rimetterci dai 15 ai 30 euro al giorno. Un vero e proprio ticket/salasso sulla salute.
“Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore sono dalle ore 8.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle 20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi.” Recarsi dal medico di famiglia, in farmacia, o andare a fare accertamenti, potrebbe diventare un’impresa! I veri malati verrebbero così penalizzati più di quei fantomatici fannulloni che si vorrebbero perseguire!
Nel ddl viene inoltre prevista la triennalizzazione dei contratti. CGIL, CISL e UIL si sono dette disponibili alla trattativa ed alla caccia al fannullone. Forse non hanno capito che proprio il loro “mercato” verrebbe così notevolmente ridimensionato. Tremonti riassume il tutto nella finanziaria.

L’impetuosa arroganza con la quale si sono messi al lavoro lascia intendere che hanno sottovalutato la possibile resistenza dei lavoratori. CGIL, CISL ,UIL si stanno accodando alle iniziative governative. La CGIL, del resto, ha addirittura un proprio progetto per la ristrutturazione della pubblica amministrazione col quale fa a gara con Brunetta per eliminare i “fannulloni”. Come però i nostri governanti dovrebbero sapere, i sindacati confederali, pur avendo la stragrande maggioranza degli iscritti, nella scuola a volte sulle questioni nodali vengono messi in esigua minoranza: è accaduto alla fine degli anni 80’ quando nacquero i comitati di base, al tempo del “concorsone”, poco tempo fa per i fondi pensione.
 
 

MANIFESTAZIONE DELLA SCUOLA con l’Unicobas

ROMA h. 9.00 - MINISTERO dell’ISTRUZIONE