SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE: LA POCHEZZA DEI CONFEDERALI E DELLA CGIL (SCUOLA). LE AMBIGUITA' DI SNALS E GILDA E L'INFANTILE TESTARDAGGINE DEI COBAS.

Da quest'intervista al segretario nazionale della FLC CGIL, pubblicata da "il manifesto", si ricava tutta l'ambiguità delle sigle confederali, costrette di fatto (loro malgrado - soprattutto CISL e UIL) ad indire uno sciopero unitario (anche con Gilda e SNALS - presenti solo su pressione della loro base anche se sostanzialmente favorevoli alla manovra ed in particolare al vergognoso ddl Aprea), e giungendo così con "l'ultimo treno".

L'Unicobas aveva visto giusto: lo sciopero andava fatto da tutti il 3 ottobre, prima che il decreto venisse approvato alla Camera. E, come dimostra la grande manifestazione di Roma, una parte della categoria l'ha compreso. Ma il resto è rimasto bloccato, in attesa della CGIL, se non della reazione unitaria.

Oggi - rispondendo positivamente alle richieste pressanti giunte dalle scuole e con senso di responsabilità - l'Unicobas decide di essere presente nello sciopero generale della scuola del 30 ottobre. Altri non hanno fatto lo stesso, pregiudicando seriamente la possibilità di vincere davvero e mandare a casa la Gelmini. I COBAS, poi, hanno prodotto il massimo della confusione: interstarditisi sulla data del 17 (indetto a Giugno insieme ad RdB-CUB ed SDL per obiettive generali del mondo del lavoro e non per lo specifico scuola), non solo hanno depotenziato lo sciopero del 3, ma riescono ad essere assenti persino da quello del 30 (un vero record!). In ogni caso, come abbiamo già detto per il 3 ottobre: noi faremo la nostra parte, e tu?

IL MANIFESTO 8/10/2008 POLITICA & SOCIETÀ       pagina 06
intervista CGIL Lo stop anti-Gelmini rischia di arrivare tardi

«Costruiamo lo sciopero generale unitario» Giorgio Salvetti

«Abbiamo già avviato le procedure per costruire uno sciopero generale unitario e una grande manifestazione nazionale, dobbiamo solo scegliere le modalità». Domenico Pantaleo, segretario generale della Cgil Scuola, ci tiene a sottolineare che il suo sindacato non sta fermo a guardare la protesta che monta nelle scuole di ogni ordine e grado mentre il governo approva a colpi di fiducia la riforma del ministro Gelmini.

Per quando è programmato il vostro sciopero?

Avevamo pensato al 31 ottobre ma in molte scuole è festa per il ponte dei morti, forse lo sposteremo solo di qualche giorno.

Ma a quel punto il decreto sarà già passato. In tanti si aspettavano dalla Cgil una risposta più immediata.

La prepotenza e la forza del governo richiedono la costruzione di una risposta unitaria: non è il momento di andare alla lotta in ordine sparso e secondo logiche minoritarie, perché poi si tratta di riuscire a essere in grado di portare a casa il risultato. Stiamo parlando del primo sciopero generale unitario della scuola da molti anni, neppure ai tempi della Moratti lo abbiamo fatto. Ovvimente richiede un po' di pazienza e mediazione in più, ma ne vale la pena.

La mediazione con Cisl e Uil su cosa verte?

Sostanzialmente siamo già d'accordo, l'attacco alla scuola è così vasto e colpisce interessi così variegati da creare le condizione per una protesta ampia e condivisa.

E allora perché questo ritardo?

Intanto siamo già protagonisti di tantissime proteste a livello locale, mentre costruiamo lo sciopero generale, non stiamo affatto con le mani in mano. E non solo nella scuola, ma anche nelle università e nella ricerca. Oggi per esempio c'è una manifestazione dei ricercatori a Roma che parte dal Miur. C'è l'esigenza di tenere conto dei sindacati di base che hanno già indetto il loro sciopero generale per il 17 ottobre e di rispettare i tempi delle procedure per lo sciopero che però, ripeto, sono già state avviate non solo da noi, ma anche da Cisl Uil e Snals.

Non siamo fuori tempo massimo?

Assolutamente no, certo ora si discute del maestro unico e dell'abolizione del tempo pieno che a fine ottobre sarà una realtà, ma i tagli di 130 mila posti si giocano nei prossimi tre anni e questa è solo la prima mossa della Gelmini verso la completa decostruzione dell'istruzione pubblica. Sarà una lotta lunga e per vincerla c'è bisogno di un fronte ampio e unitario. Tanto più che questo governo dimostra di avere in odio qualsiasi dialogo con sindacati, opposizione e movimenti di base; inoltre dimostra un forte autoritarismo e anche un allarmante disprezzo per il parlamento, visto che impone la fiducia.

Cosa c'è in gioco?

Questa riforma risponde solo a una logica economicista. Si tratta solo di tagliare fondi e posti di lavoro. Non c'è altra base ideologica o intento riformatore, ma solo un attacco frontale alla scuola pubblica nel suo complesso che ci riporta indietro nel tempo e che verrà pagato dai meno abbienti. Stanno ricreando una scuola di classe che solo i ricchi potranno permettersi. Questo in un paese come l'Italia che spende per l'istruzione meno della media degli altri paesi europei e che offre una scuola di qualità bassa, come dimostra l'ultimo rapporto Ocse. Bisogna assolutamente fermare questa ondata distruttiva. Tutte le componenti della scuola - genitori, docenti e studenti - sono già in agitazione in tutte le scuole e la Cgil è al loro fianco e anima le lotte locali. Per noi lo sciopero generale e la manifestazione nazionale saranno il momento di raccordo finale di queste iniziative. Il governo di fronte al malcontento pone la fiducia e scappa. Anche per questo non mi piace il clima che si sta creando, in alcuni casi persino intimidatorio, al posto di ascoltare le ragioni del mondo della scuola, si cerca solo di impedire la protesta. Bisogna riaprire la discussione anche tra le forze politiche su tutto il mondo della scuola, non solo per impedire questa controriforma ma per combattere questo governo proponendo politiche alternative.

Perché non lo ha fatto Fioroni? Non ci sarebbe spazio per i provvedimenti della Gelmini se il governo Prodi avesse abrogato la riforma Moratti.

E' vero, si pagano anche gli errori fatti da Fioroni ma certo per quanto se ne possa parlare male non c'è confronto, qui si sta tentando di minare seriamente il diritto all'istruzione pubblica. Noi siamo convinti che nella scuola molte cose vadano cambiate, non siamo certo conservatori, ma si deve cambiare per andare avanti, non per tornare agli anni Cinquanta.