Sono un'insegnante di 48 anni e precaria da circa 18.

Il mio percorso professionale inizia nel lontano 1988 quando dopo essermi laureata in Lingue e Letterature straniere alla L. U. M .S.A. parto per un viaggio studio in Inghilterra, speranzosa di poter accedere al mio ritorno nel mondo della scuola.

L'anno successivo 1989, mi iscrivo nelle graduatorie provinciali come professoressa di lingua Inglese, ma purtroppo rimango lì in parcheggio fino al 1995 effettuando brevi supplenze che non mi porteranno da nessuna parte.

Sfiduciata lascio la scuola e mi dedico alla famiglia e a mia figlia fino a che, consigliata da un' amica insegnante di scuola primaria , conseguo il mio secondo diploma (magistrale) per tentare nella scuola elementare come specialista di lingua inglese.

Nel 1999 sposto i miei punteggi nella graduatoria della scuola elementare e nel 2001 con l'abilitazione inizio ad avere i miei incarichi annuali.

Intanto il tempo passava ed io come tante altre insegnanti continuavo ad essere appesa ad una graduatoria che da permanente diventava ad esaurimento.

Siamo nel 2009 ed io continuo ad essere precaria ma quest'anno con la disperazione e l'amarezza di chi sperava di entrare finalmente in ruolo e arrivare alla tanto agognata cattedra, e ritrovarsi invece il proprio futuro un incognita.

Un nuovo governo, un nuovo ministro emana un decreto che come una feroce scure si abbatterà su tutti noi precari cercando di tagliare più posti possibili con riforme imposte con decreti e dettate da mere esigenze di bilancio.

Una riforma che non pensa assolutamente al destino di tutte quelle famiglie che sono dietro al numero dei tagli , al futuro della scuola primaria considerata dai dati OCSE ai primi posti in Europa , né tantomeno ai bambini che verranno privati di una metodologia basata su una pluralità di insegnanti specialisti proponendo al loro posto , con ostinazione un modello di inconsistenza pedagogica come quello del maestro unico.

Lo scenario che si prospetta è quello di un governo che distrugge un ordine di scuola tra i più avanzati a livello europeo, e centinaia di migliaia di lavoratori contribuenti, alimentando timori e preoccupazioni tra le famiglie.

Su di esse ricadranno gli altissimi costi sociali, economici, di una manovra che ha come unico obiettivo il taglio indiscriminato di tutta l'offerta formativa, delle risorse e dei servizi da cui non possono che derivare meno istruzione e meno opportunità per tutti.