Unicobas scuola
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COMUNICATO STAMPA 16.12.2000

GALLOTTA (SNALS) VA ALLA GUERRA, MA I 3 BUOI SONO GIA' SCAPPATI.

L'UNICOBAS NON ACCETTA L'ACCORDO AL RIBASSO DEI CONFEDERALI E PROCLAMA IL BLOCCO DEGLI SCRUTINI DEL PRIMO QUADRIMESTRE.

Lo sciopero di Lunedì 18 Dicembre era per i Confederali solo una farsa. Gallotta, segretario dello SNALS, se ne è accorto troppo tardi: ha seguito i Confederali sino alla fine ed ha chiuso il recinto solo dopo che i buoi erano già scappati. Quando, cioè, CGIL, CISL e UIL, terminate le manovre elettoralistiche (stamattina si chiudono definitivamente i seggi per le elezioni RSU scuola), rientravano nell'ovile governativo. Così lo sciopero polverone era già stato depotenziato dai suoi ex compagni di merende (e di contratti firmati, al massimo, al 3% di "aumento"). Troppo tardi per recuperare una credibilità ormai persa da anni e per affrontare una battaglia in extremis.

Come l'Unicobas sosteneva da tempo, l'accordo al ribasso era già pronto da tempo, e sarebbe stato siglato non appena chiuse le urne. Lo SNALS ha perso, all'inizio dell'anno scolastico, l'opportunità di sganciarsi onorevolmente dai sindacati di stato. Ha infatti preferito assecondarli nel gioco al massacro perpetrato alle spalle della categoria, che, alla faccia del "salario europeo", oggi si ritrova, dicono, con 300.000 lire lorde medie. In realtà non saranno neanche 200.000 nette (poco più di 100.000 lire per un docente all'iniziale o per la scuola elementare), ma ancor di meno, perchè solo una parte sono fruibili per tutti. Infatti il sindacato più filo-governativo, la CGIL, ha ottenuto di poter ancora stornare una parte dei 1.260 miliardi annui dell'indegno concorsone da noi fatto abolire, ancora una volta per operazioni di livello clientelare mirate ad una percentuale ridotta. Così l'aumento vero, se non è più una pizza, equivale all'importo di una mediocre colazione anglosassone in un locale per travet: circa 75.000 lire medie nette. Retribuzioni da Primo Mondo? Per raggiungere i colleghi dell'Unione, sarebbero occorse almeno un milione cinquecentomila lire nette pro-capite, non simili miserie!

Per questo motivo l'Unicobas insiste nel rivendicare 500.000 lire nette per tutti dal 1° Gennaio 2001 ed 1.500.000 lire nette dal primo gennaio 2003. L'Unicobas insiste nel rivendicare la restituzione dell'indennità di funzione docente, che Confederali e SNALS hanno consentito venisse scippata già nel 1995 con un vergognoso contratto a perdere, che "regalò" agli insegnanti anche la sostituzione degli scatti di anzianità biennali in "gradoni" sessennali e settennali, tanto che così furono capaci di darci con quel contratto di meno di quanto avremmo avuto se il contratto stesso non ci fosse stato: un vero record da "Guinnes dei primati". Ed oggi si insiste persino nel sottrarre risorse ancora con improbabili differenziazioni di "merito", pur di non restituire il maltolto.

Lo SNALS faccia pure il suo tardivo sciopero solitario che, ormai depotenziato dal carnevale di inutili attese per improbabili "fronti comuni" ed accordi mai ricercati di livello europeo, avrà ben scarse adesioni. Attendiamo lo SNALS alla prova della inevitabile lotta dura: la Befana porterà al Governo una forte conflittualità preelettorale, in luogo del gioco delle parti di questi giorni, a cominciare dal blocco degli scrutini del primo quadrimestre e da scioperi orari sino a Marzo. Allora, ed a maggior ragione se approveranno il "Disordino" dei Cicli con il taglio di 80.000 cattedre, rimpiangeranno di aver deluso le legittime aspettative del mondo della scuola, un comparto sempre più distante da un mondo politico-sindacale che crede di poter giocare i docenti col luccichio dei pochi spiccioli di aumenti accattoni.

Invece di inserire nella Legge Finanziaria fondi adatti a retribuire gli insegnanti in linea con la media salariale europea, il Governo pare intenzionato a massacrare una scuola elementare di grande qualità e a deportare i docenti della media su fasce d'età che non competono loro, con la creazione di un nuovo "settennio primario" che fatalmente non potrà contenere tutte le cattedre dei due ordini di scuola, oggi insistenti su 8 anni. La sinergia di tale manovra con lo svilimento del ciclo "secondario", tramite saperi minimalistici e la progressiva omologazione delle discipline, ridurrà l'istruzione pubblica del Paese ad un deserto cognitivo. Occorrerebbe invece l'ingresso nell'obbligo dell'ultimo anno di scuola dell'infanzia e l'innalzamento dell'obbligo a 18 anni.

Stefano d'Errico (Segretario Nazionale dell'Unicobas scuola)