Siamo insegnanti della scuola media e vorremmo manifestare tutta la nostra delusione e disapprovazione nei confronti della riforma della Scuola Superiore di Primo Grado (ora si chiama così), alla luce del Decreto Attuativo recentemente emanato dal Ministero.

Ad una prima lettura salta subito agli occhi la drastica riduzione di orario che subiranno molti insegnamenti, come italiano, musica, arte… Prendiamo ad esempio la lingua inglese. Risulta che il monte-ore annuo di lezioni mediamente impartite ad ogni alunno passerà dalle attuali 90 a sole 54, poco più della metà delle 3 ore settimanali vigenti. Se si pensa che questi tagli vengono proposti allo scopo di potenziare le conoscenze linguistiche degli italiani si resta a dir poco stupefatti. Non credevamo che l’introduzione dello studio di una seconda lingua straniera –lodevole intento di allargare gli orizzonti culturali dei ragazzi- andasse poi a tutto discapito dell’inglese, la cui conoscenza risulta fondamentale per una formazione veramente completa dei futuri cittadini europei. Ci meraviglia che una tale riforma sia stata approvata da chi aveva fatto del potenziamento dello studio dell’inglese uno dei propri cavalli di battaglia elettorali. Introdurre l’insegnamento della lingua inglese sin dalla prima classe della scuola primaria non deve comportare un suo decurtamento nel ciclo successivo, momento in cui le conoscenze dei ragazzi, si evince dal decreto, trovano “…lo stimolo per uno sviluppo sempre più organico e annunciano la loro piena sistematicità…”. Ridurre le lezioni di inglese nella scuola media equivale a disperdere e vanificare quanto seminato nel ciclo precedente.

Questo, purtroppo, non è l’unico aspetto del Decreto Attuativo a preoccuparci: non sappiamo a chi saranno attribuite le cattedre di Scienza e Tecnologia, insegnamenti al momento impartiti da docenti diversi; non si capisce chi insegnerà informatica e con quali strumenti, visto che attualmente i laboratori delle scuole non sono sufficienti; non ci è chiara inoltre l’organizzazione delle 198 ore annue facoltative che ogni scuola dovrà proporre in base ai “bisogni formativi”, per non parlare di tanti altri punti oscuri su cui il decreto non fa luce.

La nebulosità degli intenti, la relativizzazione del tutto ci fanno temere il peggio. Noi crediamo fermamente che l’ampliamento dell’offerta formativa non debba e non possa significare l’impoverimento della qualità della scuola pubblica.

Una società che non crede e non investe nel suo futuro è una società senza speranza.

Anna Maria Palumbo                Antonia Lupi        A. Napoletano                           Marco Pezzetta

Bruno Fanasca                 A. Anastasi                F. Profio                                 Lorenzo Cingolani

Maria Luisa Vallone                R. Chionna Nicoletta Brecciaroli                Tiziana Di Gennaro

Anna Nicolaci                 R. Amendola                Stefano Tuscano                                Carolina Franzese

Tiziana Cesarini                 M. Russo    Marcello Vasta                      Linda Colosimo

Giovanna Cerrito                 M.L. Martella Maria Sapuppo                               Silvia Gargano

Maria Calogero                               A. Ventucci                Giovanna Russo                 Anna Maria Spadoni

Enrico De Rio                    A. Lo Vecchio Maria Miressi                  Serafina Tavarozzi

Giuseppina Goglia                Patrizia Tucceri  Maria Rizzo                      (altre 5 firme non leggibili)