Il 15 luglio 2003 ci ha regalato un'altra perla di Lady Moratti e dei suoi degni compari di governo.
E' stata, infatti, approvata, in via definitiva dalla Camera dei Deputati la nuova normativa sugli insegnanti di religione cattolica, grazie alla quale saranno immessi in ruolo, primo caso nella storia italiana, circa 14 000 docenti che insegnano una materia facoltativa.
Anche le modalità per conseguire la cattedra sono a dir poco anomale: i docenti che parteciperanno al concorso pubblico dovranno vantare un'anzianità di servizio di almeno 4 anni e, soprattutto, saranno scelti discrezionalmente dalla curia vescovile sulla base di regole definite da un altro Stato qual è quello del Vaticano.
Un provvedimento molto grave che s'inscrive nel più generale attacco alla scuola pubblica ed alla sua laicità portato avanti in questi due anni dall'attuale esecutivo con l'attuazione della Legge sulla parità scolastica (che, non dimentichiamoci mai, è stata emanata ai tempi del governo dell'Ulivo), con la sostanziale modifica del sistema di reclutamento degli insegnanti, a vantaggio di quelli provenienti dalle scuole private, attraverso l'unificazione della terza e della quarta fascia della graduatoria permanente e la parificazione del punteggio per il servizio svolto nella scuola statale e nella scuola privata paritaria, con i tentativi più o meno velati di imporre delle forzature ideologiche ed etiche nei termini di "coronamenti" religiosi, educazioni alla spiritualità, crocefissi obbligatori sopra le cattedre ecc...
Una legge iniqua e discriminatoria a favore dei docenti di religione, per i quali, evidentemente, non sussistono i problemi di spesa da sempre addotti dal MIUR e dal Ministro dell'Economia per impedire le sacrosante immissioni in ruolo di docenti che insegnano materie obbligatorie e che da anni sono nominati supplenti in rigoroso ordine di graduatoria per ricoprire circa 70.000 posti vacanti.
Una legge che ad ingiustizia aggiunge altra ingiustizia, perché, qualora ad un docente di religione cattolica fosse tolta l'idoneità da parte dell'autorità diocesana, attraverso questo canale preferenziale di assunzione, diventerebbe insegnante di ruolo in un'altra materia, scavalcando graduatorie e diritti di altri colleghi.
L' UNIcobas Scuola non può accettare decisioni che per rispondere agli interessi di una parte dei lavoratori stravolgono regole e norme, finendo per decretare ingiustizie e soprusi ai danni di altri
RIBADISCE
che ben altra soluzione, degna di uno stato moderno e laico qual è ancora il nostro, sarebbe l'indizione di un concorso pubblico (per tutti gli IRC attuali e non solo quelli prescelti dal Vicariato), per il conseguimento di cattedre d'insegnamento della Storia delle religioni e con l'obbligo, per i vincitori, di rimanere ad insegnare tale disciplina senza la possibilità di trasferirsi, sui posti vacanti attualmente occupati dai precari
tutto il personale della scuola, precario e non, a continuare le lotte per la difesa della laicità della scuola pubblica, dei propri diritti e della propria dignità professionale.
PUMA (Precari UNIcobas Movimento Autogestito)