Anticipare la riforma Moratti nel secondo ciclo?

NO, Grazie!

Il 31 gennaio 2006  il MIUR ha pubblicato il decreto 775 con cui anticipa la sperimentazione del secondo ciclo,  di cui alla legge 53, la cui entrata in vigore è prevista il 1 settembre 2007.

Sussistono ottimi motivi per non lasciarsi invischiare in questa  sperimentazione.

La sperimentazione anticipa gli effetti devastanti della riforma Moratti su alunni, orari e organici.

Il nuovo secondo ciclo secondo Moratti   non offre sbocchi professionali di nessun tipo, e un’eventuale sospensione dell’esperienza lascerebbe gli alunni frequentanti privi di qualsiasi prospettiva.

Si anticipa la fine dell’istruzione professionale di stato.

Occorrerebbe riaprire le iscrizioni e offrire a tutte le famiglie degli alunni la possibilità di scegliere. insegnamenti obbligatori e facoltativi.

La Moratti tira comunque diritto per la sua strada incurante delle critiche e delle obiezioni  sul decreto sul secondo ciclo: netta separazione tra percorsi professionali e percorsi liceali, totale mancanza di risorse finanziarie, incertezze degli sbocchi professionali e universitari,  crollo degli orari e conseguente crollo degli organici.

Solo il liceo classico darà accesso a tutte le facoltà universitarie, gli altri licei no.

Le regioni si sono espresse contro la sperimentazione, hanno respinto i decreti sulla confluenza dei vecchi indirizzi nei nuovi, varati un mese fa in maniera molto approssimativa e addirittura tenuti segreti per più di un mese dopo la loro emanazione.

L’istruzione professionale non potrà far parte del sistema dei licei (i titoli attualmente rilasciati dagli istituti professionali, analoghi a quelli dell’istituto tecnico sono stati completamente dimenticati nella tabella delle corrispondenze).

Un eventuale anticipo della sperimentazione su scala nazionale potrebbe affrettare il verificarsi di una soprannumerarietà di circa 80000 unità.

Fortunatamente sono pochissime le scuole che hanno aderito al “Progetto di innovazione” lanciato dal MIUR ai primi di febbraio, nonostante le pressioni che i Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali stanno esercitando sui dirigenti scolastici.

I dirigenti scolastici infatti, specialmente quelli degli istituti tecnici e professionali, conoscono l’estrema difficoltà di far passare la
sperimentazione in seno ai Collegi dei docenti, ci sarebbe poi il problema di riaprire le iscrizioni e convincere i genitori.

I tempi inoltre sono molto stretti, perché le Direzioni regionali devono raccogliere le adesioni entro il 28 febbraio, verificarle dal punto
di vista della fattibilità tecnica, e inviare i piani regionali al MIUR entro il 10 marzo 2006.

Possiamo quindi sin da ora affermare che questo estremo quanto inutile tentativo della Moratti di vedere almeno una parte della propria controriforma attuata è miseramente fallito.

Sicuramente ha giovato l’opposizione delle Regioni che stanno promuovendo ricorsi al Tar Lazio, con richiesta di sospensiva del
provvedimento, ed alla Corte Costituzionale per sollevare il conflitto di attribuzione.

In una situazione del genere avviare una sperimentazione significherebbe andare verso un alquanto probabile fallimento sia per sospensive dovute al TAR ed alla Corte Costituzionale, sia per cambi di indirizzo politico.

Non è scontato infatti che il nuovo governo ratifichi al 100% il decreto da poco varato sulla confluenza tra vecchi e nuovi indirizzi.

Una scuola potrebbe trovarsi nella spiacevole situazione di sfornare allievi con titoli obsoleti, senza riscontro sul mercato del lavoro, un’autentico
boomerang che sicuramente metterebbe la scuola stessa in cattiva luce agli occhi della cosiddetta “utenza”.