CONFERMATO PER DOMANI, 30 OTTOBRE, IL GRANDE SCIOPERO DELLA SCUOLA
E DELL’UNIVERSITA’.
LA MANIFESTAZIONE SARA’ ENORME.
L’UNICOBAS HA ESTESO ALL’UNIVERSITA’ LO SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE.
CHIAMIAMO IN UN’UNICA PIAZZA CON LA SCUOLA, PRECARI E RICERCATORI
ATTACCATI
DAL DECRETO BRUNETTA: SI TRATTA DI UNA COMUNE BATTAGLIA DI CIVILTA’!
DICIAMO NO ALLA TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA’ E DELLE SCUOLE
IN FONDAZIONI.
SCUOLA E UNIVERSITA’ UNITE CHIEDONO LE DIMISSIONI DEL MINISTRO GELMINI.
Eliminato il Tempo Pieno, sostituito dal ritorno del dopo-scuola
comunale (come nel secondo
dopoguerra, quando non c’erano abbastanza insegnanti abilitati).
La Gelmini ottiene carta bianca per tagliare
87500 cattedre e 40000 posti ATA: un’operazione di mera riduzione
senza campo pedagogico, gestita con
l’inesistente cultura scolastica di un Ministro che sarà
mero esecutore del piano Tremonti. La manovra
comporterà poi altri 110.000 tagli complessivi in sei anni,
dovuti alla riduzione generalizzata delle ore per
materia nella scuola media e superiore, nonché al taglio
del 40% del tempo scuola negli Istituti Tecnici e
Professionali ed alla riduzione a 4 anni di una parte dei Licei.
Colpa anche di quella parte dell’opposizione
politica e sindacale che non ha fatto luce su questa seconda parte
della manovra. Ma la lotta non si ferma,
anzi si estende.
Anche l’Università passa dalle parole ai fatti: dall’agitazione
e dalle occupazioni allo sciopero.
L’Unicobas ha proclamato ufficialmente lo sciopero per tutti gli
Atenei italiani. Si configura così una grande
giornata unitaria del mondo dell’istruzione contro il Ministro Gelmini.
Obiettivo: smontare sia il piano di
distruzione della scuola pubblica, che quello relativo alla privatizzazione
dell’Università.
Su entrambi i fronti, i primi a farne le spese sarebbero i precari
(docenti e non). La loro speranza
d’assunzione viene meno nella scuola con gli 87500 tagli relativi
all’introduzione del maestro unico e le altre
80000 cattedre che verranno poi soppresse anche alle medie ed alle
superiori. Ma viene meno anche
all’Università, con il famigerato emendamento Brunetta.
In più, è in gioco la stessa indipendenza ed autonomia
delle scuole e dell’Università. E’ in gioco la
libertà d’insegnamento. Con la trasformazione in fondazioni
delle une e delle altre, oltre ad una gestione
aziendalista che non ha nulla a che vedere con la comunità
educante, si prepara la cessione strutturale di
scuole ed Università al capitale privato. Le strutture verrebbero
messe letteralmente all’incanto ed il privato
non entrerebbe solo come committenza, bensì come padrone
assoluto. E’ quindi in discussione il futuro
stesso del Paese!
Chiamiamo perciò in piazza – nella manifestazione nazionale
indetta a Roma per il 30 (corteo
da p.zza della Repubblica a p.zza del Popolo) da tutti i sindacati
della scuola – anche quella larga parte
del mondo accademico che ha a cuore il patrimonio immenso dell’istruzione
pubblica italiana. Di
fronte ad un attacco del genere non valgono sottigliezze e divisioni:
vale invece la determinazione ad
una difesa ad oltranza, sino alle dimissioni del Ministro Gelmini.