Fini: «La xenofobia è ignoranza» Per Veltroni è
colpa del governo
di Redazione
da Roma
Il razzismo può essere anche figlio di una politica dell’immigrazione
a maglie larghe, troppo permissiva, con poche regole. Così è
intervenuto ieri nel dibattito sull’intolleranza Gianfranco Fini: non tutti
i casi che stanno catturando l’attenzione dei media possono essere bollati
come storie di razzismo, serve quindi «cautela», ma «sarebbe
sbagliato negare - ha detto il presidente della Camera da Milano - che
esiste un pericolo razzismo e xenofobia». Idea condivisa dal sindaco
di Roma, Gianni Alemanno: «Il rischio razzismo c’è».
Tutta la politica sembra essersi allineata alle parole del Papa e del
presidente della Repubblica. Ma il tema razzismo prende una chiave antigovernativa:
il Pd con Walter Veltroni annuncia che questa battaglia all'intolleranza
sarà «centrale nella manifestazione del prossimo 25 ottobre»
(contro il governo). E le piazze ieri si sono riempite
di manifestazioni: da Roma, dove hanno filato in prima fila gli immigrati
di Castelvolturno (qui è avvenuto l’episodio più grave con
una strage anti-immigrati della camorra) a Caserta, con attacchi al governo
e un po’ a tutta la politica. La sfilata romana era organizzata, per capire,
da Unicobas e Socialismo Rivoluzionario, oltre che da Partito Umanista
e Centro delle Culture.
Nella maggioranza non è bastata la voce del presidente della
Camera per rassicurare l’opposizione: «Il razzismo nasce dalla diffidenza
e dall’ignoranza», e dalla «paura nei confronti dell’altro»,
a parere di Fini. Una paura motivata da politiche che fin qui non hanno
aiutato l’integrazione vera, che «esiste quando si fanno propri i
valori di fondo della società in cui si vive». In Italia forse
invece è mancato proprio questo. La «guardia» su una
violenza che cresce va ora tenuta «alta», ha concluso la terza
carica dello Stato, magari con «un osservatorio anche alla Camera»:
non si può «aprire le porte ai clandestini», ma occorre
«l’integrazione».
Per Veltroni invece salvare l’Italia dal razzismo è ora una
missione politica: il leader del Pd è preoccupato per una «diffusione
a macchia d’olio della xenofobia e «contribuire a salvare l’Italia
da questo scenario - ha annunciato ieri - è un dovere di cui il
Partito democratico sente in pieno la responsabilità». «Pur
di portare qualche persona in più alla manifestazione del 25 ottobre,
sarebbe ormai capace di strumentalizzare pure l’acqua calda», è
stato il commento del vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello.
Dipietristi invece all’attacco del premier: è «preoccupante»,
il «silenzio di Berlusconi», ha polemizzato il capogruppo Massimo
Donadi. L’indifferenza del governo sul razzismo è «falsa»,
assicurava il ministro Gianfranco Rotondi. Il segretario di Rifondazione
comunista, Paolo Ferrero, è fuori dal parlamento ma rilancia la
piazza: alla luce delle manifestazioni di ieri contro razzismo e scuola
targata Gelmini, tutti «allo sciopero generale contro il governo
Berlusconi».
LIBERTA' 5.10.08
Roma e Caserta: in piazza insieme agli immigrati
Manifestazioni di solidarietà contro l'intolleranza verso gli
extracomunitari e per dire no alla camorra
Partecipanti al corteo antirazzista ieri per le strade della Capitale
ROMA - C'erano gli immigrati di Castel Volturno con in mano le foto
dei ragazzi trucidati dai casalesi alla testa del corteo antirazzista che
ieri pomeriggio ha sfilato per le vie della capitale. Ma per dire no al
razzismo e no alla camorra ieri si è manifestato anche a Caserta
e sono state oltre diecimila le persone che hanno risposto all'appello
scendendo in piazza assieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni,
tra i quali il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino, arrivata con un
torpedone noleggiato dal Comune, e il presidente della Regione Puglia Nichi
Vendola.
Al corteo romano promosso da vari gruppi della sinistra
e da diverse sigle del sindacato autonomo - da Unicobas a Socialismo rivoluzionario,
dal Partito Umanista al Centro Culture - c'erano ventimila persone
(secondo gli organizzatori); e più più di cento erano gli
immigrati arrivati dall'inferno di Castel Volturno con le foto di Eric,
di Samuel, di Alex degli altri quattro compagni freddati dai camorristi.
«Per noi oggi è un momento importante - dice Christopher -
perchè quanto fatto dalla camorra è stato prima di tutto
un massacro a sfondo razzista. Tra noi c'è chi sbaglia, ma in maggioranza
siamo persone perbene che lavorano e cercano di mandare un po' di soldi
in Africa a chi sta peggio», aggiunge mentre a condividere la prima
linea del corteo arriva anche Max, uno degli amici di Abba, il giovane
di colore pestato a morte a Milano per un pacco di biscotti. «A voi
che pensate di essere migliori noi, a voi che ci chiamate clandestini,
ai voi ignoranti - si arrabbia Max - sappiate che ci siamo stancati di
voi, perchè siete capaci di giudicarci soltanto per il colore della
pelle».
Ma nel serpentone che da Piazza della Repubblica si è snodato
fino a Piazza Venezia, in posizione più defilata c'era anche una
nutrita rappresentanza della comunità cinese di Roma: trecento persone
dietro uno striscione inneggiante alla lotta contro qualsiasi discriminazione.
«Dovevamo esserci e ci saremmo stati anche se non fosse accaduta
la triste vicenda di Tor Bella Monaca. In Italia in questo momento ce n'è
bisogno, c'è bisogno di solidarietà e partecipazione»,
dice Jixin, portavoce per la comunità, spiegando che quella da perseguire
è la strada dell'integrazione. Perchè nel paese tira un brutto
vento, i campanelli d'allarme continuano a suonare e non si può
fare finta di non vedere ciò che accade ormai quasi ogni giorno
nelle città della penisola: in quelle del Nord come in quelle del
Sud.
Migliaia di immigrati e migliaia di italiani, invece, ieri hanno sfilato
fianco a fianco anche a Caserta. Una marea di gente che al ritmo della
musica reggae e dietro allo striscione «Non c'è sicurezza
senza diritti» ha gridato il proprio no alla paura, al razzismo e
al potere camorrista.
In piazza, tra gonfaloni comunali, bandiere della Cgil e drappi della
pace, studenti, associazioni e semplici cittadini c'era anche il vescovo
di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro, mentre da Napoli e Bari sono arrivati
il sindaco Jervolino e Nichi Vendola.
Natalia Andreani
REPUBBLICA.IT 05/10/2008
Le due manifestazioni dopo gli episodi di intolleranza dei giorni scorsi
In strada anche la comunità cinese e gli africani di Castel
Volturno
Migliaia in marcia contro il razzismo
Cortei a Roma e a Caserta
ROMA - Da Roma a Caserta in marcia contro il razzismo. In migliaia,
immigrati e non, sono scesi in strada per dire "no" ad ogni forma di intolleranza
dopo i ripetuti episodi di xenofobia che hanno segnato le ultime settimane.
A Roma, almeno ventimila persone (secondo gli organizzatori), hanno partecipato al corteo organizzato da Socialismo Rivoluzionario, Unicobas e partito Umanista a cui ha aderito anche Emergency e alcuni partiti della sinistra. 'Da oggi nasce una profonda reazione al razzismo, che in questi mesi e' stato provocato anche dal Governo e dal suo pacchetto sicurezza" commenta Renato Scarola di Socialismo rivoluzionario.
In testa le comunità africane (molti anche i ragazzi africani venuti da Castel Volturno dove 2 settimane fa vennero uccisi 6 giovani neri) con in mano le foto dei ragazzi trucidati dal clan dei Casalesi. Ed ancora una folta delegazione cinese, segnata dal pestaggio di un loro connazionale a Tor Bella Monaca. "Da oggi in poi ogni volta che accadrà un episodio di razzismo torneremo in piazza - ha detto Ji Xin dell'Unione degli studenti cinesi - Quello che sta accadendo è un vero e proprio fenomeno. Roma non è mai stata razzista però dopo i fatti di Tor Bella Monaca, qualcosa è cambiato".
Durante il percorso i manifestanti hanno scandito slogan a favore della
sanatoria degli irregolari: "Sanatoria, libertà" e "Vogliamo un
mondo di tutti i colori, razzisti ed oppressori ne resteranno fuori".
A Caserta il corteo ha raggruppato oltre 15mila ( secondo gli organizzatori). Un "risultato straordinario" che si spiega "con l'ondata di indignazione che sta attraversando le comunità migranti dopo la strage di Castelvolturno e i tanti, troppi episodi di razzismo e di violenza verso gli immigrati, come a Pianura", sostiene il Comitato promotore della manifestazione, che lancia un "patto di solidarietà per i diritti con gli italiani".
Manifestazioni analoghe, contro intolleranza e xenofobia, anche ad Ancona,
Parma e Milano. Nel capoluogo emiliano più di quattrocento persone
si sono
ritrovate in piazza Garibaldi a Parma per manifestare la propria solidarietà
a Emmanuel Bonsu Foster, il ragazzo ghanese di 22 anni che ha denunciato
alcuni poliziotti municipali per lesioni.
LIBERAZIONE 5.10.08
In decine di migliaia da Roma a Caserta a Parma ad Ancona. E Fini ammette:
il razzismo c'è
«C'è una sola identità
La nostra umanità»
Castalda Musacchio
«No, no. In Italia non va bene». Abdul viene dal Kurdistan,
da sette mesi nel nostro Paese. «Guarda, noi viviamo in settanta
in un appartamento al Testaccio. Come si fa?». «Per me è
colpa del governo, non degli italiani», a fargli da eco appena dietro
è Khan Mushta, dal Kashmir e insiste e puntualizza: «Scrivi
scrivi. Noi vogliamo essere cittadini, vogliamo la cittadinanza. Io - continua
- vengo da un paese in guerra. Lì viviamo sulle montagne non c'è
nulla solo le armi. Siamo qui per lavorare. Ma vogliamo diritti, vogliamo
girare in questo Paese liberi, con documenti alla mano perché non
abbiamo fatto nulla di male». «Sì - aggiunge Ruma dal
Bangladesh - certo. Noi non siamo criminali. Non vogliamo i criminali.
Perché ci trattano così?». «Per me la colpa è
dello Stato - continua Mohamed dal Kurdistan - è tutta colpa della
legge sbagliata. Lavoriamo anche dodici ore al giorno. E poi? Poi? Che
dobbiamo fare: vivere così senza essere liberi, senza una casa,
con la paura addosso che se ti fermano ti arrestano. No no, non va bene.
In Italia non va bene». Ed è un unico urlo: «Ora Basta!».
Un urlo di rabbia che ha attraversato le città.
Ieri a Roma in ventimila, a Caserta in più di quindicimila e
ancora a Parma e ad Ancona a scendere in strada sono stati loro: i clandestini
d'Italia. Questi uomini e donne che per le istituzioni restano degli sconosciuti.
Fantasmi che muovono l'economia, che vivono nel mondo sommerso della clandestinità,
senza diritti, e in più vittime di quel razzismo che nel nostro
Paese sta dilagando tanto da convincere persino Fini a lanciare l'allarme.
Così mentre i migranti sfilano, dalla tribuna della festa della
libertà, il presidente della Camera ha attaccato i naziskin «teste
vuote» ribadendo che «sarebbe sbagliato negare che esiste un
pericolo razzismo e xenofobia». E ancora Veltroni che, dopo gli ultimi
terribili episodi, concorda con chi evidentemente lo ha spinto ad inserire
la lotta al razzismo ed alla xenofobia tra i temi della prossima manifestazione
del Pd. Temi che sono, al contrario, prioritari per la mobilitazione della
sinistra dell'11 ottobre. Ma, al di là delle polemiche, ciò
che contano sono i messaggi. E di messaggi, ieri, ne sono stati lanciati
tanti.
Ad aprire il corteo romano ci sono i ragazzi di Castelvolturno. Dietro
lo striscione "stop al razzismo" c'è Alì che tiene in mano
la foto del suo amico, «fratello - sottolinea -» morto nell'agguato
della camorra. «Vogliamo i diritti - spiega - non i soldati. A che
serve l'esercito quando nessuno controlla chi ci paga?». «E
chi vi paga?». «La camorra che vive sulle nostre spalle. Perché
siamo clandestini, e per lo Stato non esistiamo». «Vieni vieni
a Caserta. Vieni, vieni a vedere come viviamo. Io lavoro di notte, esco
come i lupi, lavoro come muratore, mi spacco la schiena. Le vedi? Le vedi
le mie mani? Sono mani pulite di chi lavora». «Non siamo criminali»,
continua accanto a lui Mushta. «Non siamo criminali. Criminale è
chi ha ucciso Abba» ((Abdoul, il ragazzo vigliaccamente ucciso a
Milano pochi giorni fa, ndr). Sono loro in effetti, gli amici di Abba insieme
ai "fratelli" di Castelvolturno, ad aprire il corteo romano e a sfilare
accanto tenendosi per mano, con gli occhi lividi di rabbia e lacrime.
Dietro si intonano canti. Si balla al ritmo di djembè e tamburi.
«Africa, Africa» urla un ragazzo italiano. Perché «tanti
sono i colori ma una sola è la nostra umanità». «Solidarietà
e tolleranza» si legge sugli striscioni portati in spalla dietro
le bandiere dell'Unicobas e di socialismo rivoluzionario promotori insieme
ad altre associazioni di una mobilitazione che - ci tiene a precisare Renato
Scarola di Socialismo rivoluzionario - «oggi è di tutti».
Anche di Rifondazione che ha partecipato ai quattro cortei promossi dal
Comitato a Roma con la presenza tra gli altri di Giovanni Russo Spena,
a Caserta con Gennaro Migliore e Nichi Vendola, a Parma con Claudio Grassi
e ancora ad Ancona. «Credo - sottolinea Russo Spena - che questa
manifestazione sia davvero straordinaria perché ha reso protagonisti
proprio loro i molti migranti che si sono autorganizzati per dire basta
al pacchetto sicurezza, basta con queste leggi razziste e criminali».
A Caserta la manifestazione è stata ancora più partecipata
e sentita. «Un corteo - sottolinea Gennaro Migliore - che dimostra
il protagonismo fortissimo delle comunità migranti e soprattutto
dimostra quanto sia maturata una grande cittadinanza in una terra che la
nega continuamente sia nel senso della materialità della vita sia
con i recenti provvedimenti del governo». Così, ancora, Grassi
da Parma - dove è accaduto l'altro terribile episodio di Emmanuel,
pestato a sangue dai Vigili urbani - coglie il senso «davvero straordinario
di una mobilitazione autorganizzata che testimonia la volontà di
tenere alta la lotta contro ogni forma di razzismo». E «vivere
insieme si può» è lo slogan che ha aperto il corteo
di Ancona con 2mila persone, migranti e non, giunte da tutte le Marche.
Qui l'iniziativa è stata promossa anche per protestare contro l'istituzione
dei Cie, ma è stata dedicata ovviamente, e non poteva essere altrimenti,
agli ultimi gravissimi episodi di violenza e xenofobia ai danni degli immigrati
in Italia. «Siamo qui - ha spiegato ancora Danilo Burattini, dell'Ambasciata
dei Diritti - per dire no all'idea del Governo di istituire un Centro di
identificazione e espulsione in ogni regione». Un luogo in cui i
migranti potranno essere trattenuti fino a 18 mesi per verificare la loro
identità e provenienza, prima di essere rimpatriati. «Vere
e proprie strutture detentive, che non potranno certo risolvere il problema
dei 500 mila clandestini attualmente presenti in Italia». «Rinchiudere
uno straniero in una prigione di fatto, solo perché è privo
del permesso di soggiorno - ha aggiunto Emanuele Tartuferi, delle Comunità
Resistenti - è una violazione del diritto. Contro l'apertura di
simili centri, in passato ipotizzati a Corridonia (Macerata) e oggi forse
a Falconara (Ancona), si sono già espressi sia la Regione Marche
sia il Comune di Ancona». Una manifestazione analoga, dedicata all'Africa,
si è svolta a Fano.
Del resto le mobilitazioni, i tanti cortei di ieri lanciano alle istituzioni,
in particolare al Governo delle richieste fondamentali: prevedere dei canali
di ingresso regolari attualmente inesistenti; regolarizzare i lavoratori
immigrati che nonostante da anni vivano e lavorano nel nostro paese non
si vedono riconosciuti i diritti fondamentali tra questi il permesso di
soggiorno; difendere il diritto d'asilo; e ancora chiudere quei lager che
sono i centri di permanenza temporanea. Se il tutto si dovesse riassumere
in una sintesi, il messaggio che si vuole venga ascoltato è la traduzione
di un auspicio di tolleranza e solidarietà in una politica di risorse
per promuovere l'accoglienza. In sostanza di una politica di vera integrazione
affinché si possa dire davvero: «Basta al razzismo».
05/10/2008