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COMUNICATO STAMPA DEL 5/9/2000
 
 

DE MAURO, A CHE GIOCO GIOCHIAMO?

De Mauro si è accorto finalmente che “dagli insegnanti si pretende tutto ma non gli si vuole dare nulla” (testuale Repubblica 4/9/2000).

L’Unicobas scuola prende atto con soddisfazione di tale affermazione, ma è costretto a ricordare al Ministro che le petizioni di principio non si risolve l’annoso problema della scuola italiana.

De Mauro dimostra poi la stessa reticenza del Governo perché non fa seguire atti concreti. In particolare non fa nulla di quanto già sarebbe in suo potere: deve disporre l’immediata distribuzione delle risorse accantonate per il vergognoso “concorsaccio” onde istituire la dovuta indennità di funzione docente.

E’ un controsenso infatti gridare (giustamente) allo scandalo di una retribuzione indegna dell’Europa senza accorgersi che nella scuola i docenti sono praticamente gli unici a non avere una indennità specifica commisurata alla professione svolta.

Va da sé che la questione scuola non avrà soluzione fino a quando il Governo del Paese non deciderà di affrontare finalmente l’emergenza di “salari da fame” per il corpo insegnante.

L’unica possibilità che hanno Amato e De Mauro di riacquistare credito nella scuola è quindi quella di stanziare immediatamente nella Legge Finanziaria una cifra sufficiente a configurare un primo consistente tentativo di equiparazione con i salari europei. Le indicazioni di CGIL, CISL, UIL e SNALS, che viceversa De Mauro continua a seguire vanno nella direzione opposta: questi sindacati senza credito nella scuola stanno contrattando con l’ARAN ulteriori elementi di differenziazione fra i docenti, nella medesima direzione sancita dal vergognoso contratto di lavoro, da loro sottoscritto, ove è statuita una mancia da elargirsi solo al 20/30% della categoria dopo “valutazioni” estemporanee e didascaliche.

Quando De Mauro parla di carriera, non può pensare che sia accettabile ritenere che a priori il 70/80% degli insegnanti debba rimanere nella attuale indegna posizione stipendiale. Inoltre, anziché pensare a prove in itinere, “patenti didattiche a punti”, “gradimenti” espressi dalle famiglie, l’Esecutivo dovrebbe finalmente risolvere il problema della formazione di base e del reclutamento degli insegnanti, ancora gestiti in modo clientelare e casuale tramite le dequalificate prove concorsuali.

Gli insegnanti devono venire considerati e retribuiti come professionisti dell’educazione e formati in tal senso prima dell’assunzione. Allora si istituiscano seri corsi di laurea abilitanti, quinquennali e non triennali, con almeno un anno di tirocinio pratico obbligatorio ed esami di metodologia, didattica e psicologia dell’età evolutiva, assumendo infine direttamente dalle graduatorie universitarie i più meritevoli.

L’Unicobas proclama lo stato di agitazione di tutto il personale scolastico a partire dal primo giorno di lezione e si prepara a costruire un forte sciopero unitario della categoria. Tali forme di lotta non saranno messe in atto solo nel caso in cui le richieste del sindacato trovino una risposta fattiva e congruente da parte del Governo.

La convocazione delle sigle che non hanno firmato il contratto e la libertà di indire assemblee sindacali in orario di servizio in vista delle elezioni per le rappresentanze unitarie del mese di Dicembre sono conditio sine qua non perché si ristabiliscano corrette relazioni sindacali nel mondo della scuola.

Parimenti va riaffrontata la questione relativa al Riordino dei Cicli, che attualmente prefigura un esubero di 80.000 cattedre.
 

 

Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell'Unicobas scuola)