Il peggioramento delle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori sembra un processo inarrestabile. Pensioni, ticket sanitari, privatizzazioni dei servizi pubblici essenziali, Tfr, riduzione dei redditi e dimezzamento del potere d'acquisto dei salari, assistenza sociale... sono solo alcuni degli esempi possibili. Le nostre vite si stanno inaridendo! Il nostro tempo sfugge all'inseguimento di equilibri decenti tra lavoro e vita privata. Svanisce parte della serenità che ci è utile a curare noi stessi: cultura, interessi e soprattutto rapporti sociali.

Una vita così frenetica ci porta inconsapevolmente a delegare ad altri le soluzioni di alcuni dei nostri problemi, proprio come succede per le rivendicazioni salariali, la difesa nel luogo di lavoro e la rappresentanza sindacale.

Una delega in bianco... purtroppo! Ad avvocati che lavorano per la controparte…

Una delega talmente in bianco che tutti i contratti che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno determinato un peggioramento sia nelle condizioni di lavoro che nel potere d'acquisto dei nostri stipendi. Così, l'ultimo accordo quadro per i contratti nazionali – sottoscritto il 6 Aprile 2007 – è solo uno dei tanti esempi possibili su come molti sindacati utilizzino la delega per conquistarsi spazio tra le élites di potere politico-economico del paese passando sopra agli interessi dei lavoratori.

Ma i colleghi sono davvero d'accordo? Avrebbero firmato quel documento? Noi pensiamo di no!

Le lavoratrici ed i lavoratori dovrebbero soffermarsi a riflettere se valga ancora la pena di mantenere cordoni ombelicali arcaici e oggi devastanti per la nostra vita o se invece non sia meglio farsi carico direttamente dei propri interessi, della propria dignità, organizzandosi in associazioni con caratteristiche di servizio e di difesa concreta, individuale e collettiva, soprattutto non legate a questo o a quel carro, a questo o a quel partito politico e pronte a svendere gli interessi dei loro iscritti in cambio di maggiori poteri e poltrone per il loro sindacato.

Conquistare dignità e diritti nelle università

Le riforme e ristrutturazioni che si sono susseguite negli ultimi anni hanno plasmato una università "vuota" di senso istituzionale e di passione per la conoscenza. Nelle università, snodo di interessi privati, sedi di cupole politiche e di comitati d'affari... nessuno sembra più interessato allo studente futuro adulto e riproduttore di altri esseri umani, futura testa pensante, futuro scienziato. Pochi, troppo pochi, sono interessati al ruolo sociale della ricerca. L'Università non è una comunità che condivide energie per uno scopo progressivo e vitale, ma un coacervo (oltre al vecchio baronato e alle massonerie) di fondazioni, incubatori, spin-off, ditte farmaceutiche, ditte in appalto, docenti-consulenti, partiti politici... e chi più ne ha più ne metta! Tutto pagato con denaro pubblico.

In questo ambiente malsano, sia dal punto di vista fisico (le normative sulla salute e sicurezza sono puntualmente eluse) che etico (nonostante gli strombazzanti patetici proclami statutari) il personale tecnico amministrativo paga la sua condizione di ultimo e di debole.

Sempre più martoriato dalle riorganizzazioni, dalla carenza di organico, da pagelline umilianti... sempre più povero in termini economici, sempre più ricattabile su tutti i piani... Se lavoratore precario il livello di dignità rasenta ormai la servitù. Tanto è il lavoro da fare per cambiare, cominciando a farci rispettare nei posti di lavoro attraverso una rete di pronto intervento, una catena di solidarietà che si sposta dove ce ne è bisogno.

Non è questa l'università che vogliamo!

Vogliamo università moderne ignifughe da infiltrazioni politiche, da collusioni con le imprese, da interessi di cordata o di cupola. Come lavoratori e lavoratrici abbiamo bisogno di un'Università dove la Cultura sia vivace e si respiri nell'aria. Serva al benessere e al miglioramento delle condizioni di vita, non il contrario. Un'università dove il lavoro venga valorizzato e le diverse categorie di operatori, della ricerca, della docenza, della conservazione, della circolazione delle informazioni, dell'amministrazione dei beni, ecc. vengano considerate con pari dignità. Dove il rispetto per i diritti del personale tecnico amministrativo sia considerato una ricchezza e dato acquisito da parte di tutti.

Costruiamo insieme una identità forte e una capacità contrattuale adeguata a riconquistare un rapporto di lavoro che garantisca un decoroso livello di vita.

Serve una svolta!

Le sedi di lavoro possono rappresentare il fulcro della discussione e della definizione delle rivendicazioni, abbandonando coloro che, sedendo ai tavoli di contrattazione, decidono sulle nostre teste e zittiscono le "pretese dei lavoratori". Le RSU non sono un organismo democratico perché sono state disegnate dal potere come luogo di controllo e di dominio. Ma attraverso le RSU possiamo costruire una rappresentanza eletta con voto diretto, dire la nostra nei luoghi di lavoro ed ai tavoli, difendere i lavoratori in difficoltà, sapere su che cosa stanno concertando e… se siamo tanti… impedire accordi al ribasso! Dobbiamo affrontare l'appuntamento RSU con spirito nuovo e con un obiettivo comune: il consolidamento del potere contrattuale del personale tecnico amministrativo nel settore Università.

Quest'anno si rinnoveranno le RSU in tutti gli atenei!

Per fermare l'organizzazione di un'opposizione ce la stanno già mettendo tutta: il 24 luglio 2007 la quadruplice ha firmato un nuovo accordo capestro contro la libertà ed i diritti sindacali, che innesca una bomba ad orologeria per il 31.12 e promette nuove vessazioni prossime venture. Si tratta di un patto teso a consolidare nel sindacato lo stesso meccanismo blindato esistente nei partiti politici, per cui organizzazioni omologate di destra e di sinistra, che nei fatti si comportano allo stesso modo dal punto di vista degli interessi di classe, cercano di togliere ai lavoratori ogni possibilità di scelta alternativa al quadro di monopolio politico. Stiamo pronti: sono prossimi nuovi pesanti attacchi derivanti dal Memorandum e dalle pericolosissime richieste avanzate dai sindacati in attesa dell'apertura delle trattative sul contratto nazionale. I firmatari di tali intese stanno scoraggiando, ostacolando e censurando qualsiasi iniziativa autonoma dei lavoratori! Hanno minacciato tanti scioperi... ma non hanno mai mobilitato davvero il personale, né per un possibile referendum, né contro i risicati aumenti di stipendio e lo smantellamento di ciò che ancora resiste dell'università pubblica!

E' necessario che i lavoratori e le lavoratrici si facciano promotori della loro stessa difesa.

Non si parte da zero: Si.Può, Unità di Base (UdB) ed Unicobas Università insieme,

Si.Può, Unità di Base ed Unicobas sono tre sigle sindacali con storie differenti ma con molte affinità fondamentali. Tutte e tre rigettano il verticismo e condividono il diritto al pluralismo ed il rispetto per l'identità di ogni lavoratore.

Si.Può è nata nel 1996 come rete delle esperienze di base ancora esistenti negli atenei dopo le lotte contro l'autonomia universitaria, che già si profilava come uso privatistico e saccheggio da parte del baronato e del mercato di un luogo di formazione, di ricerca, di riproduzione dei saperi finanziato con i contributi dei lavoratori e delle lavoratrici. UdB si è appena costituita, dopo il commissariamento del settore università  da parte del sindacato RdB-CUB, a causa di un modo di fare sindacato ormai incompatibile per una struttura sindacale sedicente di base ma in realtà determinata dalle "direttive dall'alto", Unicobas Università è un sindacato assembleario ed autogestito promosso inizialmente da un comitato di base di lavoratori dell'Università di Bari a partire dalla fine degli anni '70, successivamente fra i promotori del CNLS e quindi aderenti all'USI, che infine determinarono la formazione del settore università della CIB Unicobas. Ha prodotto battaglie per rafforzare e difendere il carattere pubblico degli Atenei, per la dignità dei lavoratori ed il diritto allo studio, in un rapporto stretto con il territorio ed il sociale.

Unicobas, UdB e Si.Può hanno verificato, nella pratica, modalità molto vicine di fare sindacato e hanno così intensificato la loro collaborazione. Oggi si trovano a lavorare insieme sul territorio nazionale mettendosi a disposizione di chiunque pensi sia necessario smettere i panni di chi subisce, permettendo così il proprio impoverimento professionale e salariale e voglia assumersi la responsabilità della propria vita professionale.

Si.Può, UdB e Unicobas lavoreranno per: