VERGOGNA, PASSA IL DECRETO SCUOLA

UNIcobas Scuola
Sede nazionale:
V. Tuscolana, 9 - 00182 Roma
Tel., segr., fax: 0670302626 unicobas.rm@tiscali.it - http://www.unicobas.it

- COMUNICATO STAMPA DEL 7 OTTOBRE 2008 –
IL GOVERNO SFIDA IL MONDO DELL’ISTRUZIONE, ESPRESSOSI PLEBISCITARIAMENTE COL NOSTRO SCIOPERO DEL 3 OTTOBRE E NELLE PIAZZE CONTRO LA GELMINI, QUINDI BLINDA E FA PASSARE IL DECRETO CHE AFFOSSA LA SCUOLA PUBBLICA

Una vergogna per il Paese: con la fiducia su questo decreto si procede verso lo smantellamento della scuola elementare (quinta nel mondo per qualità), negando ad una società quantomai complessa e multietnica la risorsa del tempo pieno. D’ora in avanti verranno garantite solo 24 ore settimanali, rendendo assolutamente precario l’ottenimento dell’offerta formativa nel pomeriggio. Le famiglie meno abbienti e con entrambi i coniugi che lavorano verranno spinte verso le scuole private, oppure verrà proposta loro una sorta di dopo-scuola comunale (magari a pagamento), dove al posto dell’unitarietà didattica del tempo pieno troveranno il più delle volte un contrattista non abilitato incaricato di far fare agli alunni i “compitini” assegnati loro dal “maestro unico” della mattina. Torniamo al dopo-guerra, quando i maestri abilitati erano pochi, ma questa volta solo per fare cassa a scapito del futuro del Paese, tagliando 87.500 cattedre e 40.000 posti di amministrativi, tecnici ed ausliari. Viene così eliminato del tutto il diritto all’assunzione maturato da centomila precari già utilizzati (e sfruttati) da 10 o 15 anni su cattedre e posti vacanti sui quali non s’è dato luogo ad assunzioni.

Una vergogna anche per certa “opposizione” e per il resto del mondo sindacale della scuola, il quale, perché connivente (SNALS, UIL, Gilda), o per mera politica di bottega (CGIL  e COBAS), pur di fronte ad un’emergenza ed un’urgenza così drastica ed impellente, ha preferito tergiversare piuttosto che scioperare e manifestare con noi il 3 ottobre scorso, quando, invece del (pur molto significativo 20%) avremmo potuto insieme superare agevolmente (almeno) il 60% di adesioni! La maggior parte di queste organizzazioni, ora, come i galli di Renzo, non sanno ancora se e quando scioperare, mentre i COBAS  si sono interstarditi sulla data del 17 ottobre, proclamata a giugno con sindacati del pubblico impiego e dell’Alitalia per il general-generico mondo del lavoro mentre la scuola sta subendo l’attacco più pesante della storia repubblicana. Dovevano mobilitare i propri iscritti PRIMA che il decreto venisse approvato: partoriranno invece, forse, il topolino di un’azione di sciopero fuori tempo massimo. D’ora in avanti la loro immagine è definitivamente compromessa in categoria.

Questo decreto nefando apre peraltro la strada all’affossamento definitivo anche del resto della scuola pubblica italiana. Le altre trovate di Tremonti, ministro unico, e dell’esecutrice Gelmini, sono infatti la trasformazione della scuola dell’Infanzia in una succursale degli asili-nido (con l’obbligo di tenere alunni la cui bassissima età è fuori-targhet), l’eliminazione del tempo prolungato alle medie, la riduzione di una parte dei licei a 4 anni, il taglio drastico delle ore per materia su saperi forti (storia, geografia sociale, lettere...) essenziali per lo sviluppo del sapere critico, il taglio di quasi la metà del tempo scuola negli istituti Tecnici e Professionali, posti, con la libertà d’insegnamento, “a servizio” dell’impresa. Il tutto varrà il taglio di altre 80.000 cattedre e 20.000 posti ATA e, contrariamente rispetto alle asicurazioni di Berlusconi, la mobilità per il 12% del personale.

E non è ancora tutto. Quello che la Gelmini non dice è scritto a chiare lettere nel disegno di legge firmato per il Governo dall’On. Valentina Aprea: ridicolizzazione dello specifico professionale e valutazioni impiegatizie effettuate discrezionalmente dai dirigenti scolastici a danno dei docenti (dirigenti che, previa abolizione dei concorsi, assumeranno discrezionalmente il personale); trasformazione delle scuole in “fondazioni”, rette da aziendalistici consigli di amministrazione e progressivamente alienate dal patrimonio pubblico (eliminazione dei consigli di istituo, oggi presieduti da un genitore). Di queste cose non parla nessuno, perché anche certa “opposizione” appoggia la trasformazione definitiva dei docenti in travet ed avversa invece l’unica strada per una scuola di qualità: l’aggancio all’Università, fuori dal pubblico impiego (e dal campo di vigenza del DL.  29/93, trappola introdotta con l’ausilio dei Confederali che ha ridotto i docenti italiani pressoché all’ultimo posto fra le retribuzioni scolastiche europee).

Stefano d’Errico (Segretario nazionale del sindacato l'AltrascuolA Unicobas)