L'altra casta: inchiesta sul sindacato

Stefano Livadiotti (Bompiani - 15 euro)

Recensione di Simonetta Frau

"L'immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di farsi carico degli interessi generali del paese,agli occhi degli italiani si è dissolta ormai da tempo. Lasciando il posto a quella di un'arrogante casta iperburocratizzata ed autoreferenziale che...ha perso il contatto con il paese reale".

Solo il 5,1% degli italiani si sente rappresentato dai sindacati (sondaggio Erminero); nella scala della fiducia le OO.SS. raccolgono solo il voto di 4,6 Italiani su dieci (sondaggio Ipsos); l'indicatore di fiducia rilevato dal rapporto annuale curato da Ilvo Diamanti è del 24%. Infine la Doxa testimonia che il solo 5% dei lavoratori nutre stima nei confronti dei confederali.

Partendo da queste sconfortanti statistiche, Stefano Livadiotti, giornalista dell'Espresso, raccoglie, divulga e analizza una considerevole mole di statistiche e percentuali riferite ai sindacati maggioritari.

I vertici di questi, sulla scia del best-seller di Rizzo e Stella, sono definiti "l'altra casta": la casta sindacale appunto.

CGIL,CISL,UIL sono analizzate come l'ottava azienda privata italiana, forti di undici milioni e ottocento mila tesserati che ogni mese versano nelle loro casse circa l'1% dei proprio stipendi (percentuale secca nel privato).

I Caf (centri di assistenza fiscale) sono i salvadanai dei sindacati italiani, ma rappresentano anche un ottimo sistema di tesseramento.

Al Caf ci si rivolge per compilare la dichiarazione dei redditi che, visto l'astruso modo in cui è strutturata ed il cervellotico linguaggio che usa, non è comprensibile neanche ad un laureato in legge o economia.

Per le dichiarazioni dei redditi dei pensionati l'INPS, nel 2006, ha versato alle organizzazioni sindacali maggiori 90 milioni di euro.

Per i lavoratori in attività i Caf hanno incassato dal fisco 15,7 euro per ognuna delle 12.261.700 dichiarazioni, 186 milioni dei quali sono andati circa 38 milioni alla CGL, 31 milioni alla CISL,12 milioni alla UIL.

Per informazioni sulla miniera d'oro rappresentata dai Caf, rimandiamo anche a un'inchiesta interessata sui patronati pubblicata dal quotidiano Libero il 4 Novembre 2007. Capito perché i moduli per le dichiarazioni sono così complicati?

Se fossero compilabili da parte di un lavoratore di media o bassa cultura, il castello di carte dei Caf crollerebbe e con esso il giro annuale di milioni di euro che si riversa nelle casse dei confederali.

Una tirata discutibile l'inchiesta di Livadiotti ce la riserva quando attacca e critica il sistema dei permessi sindacali. Com'è possibile l'attività sindacale di base senza i permessi sindacali retribuiti e senza i i distacchi?

E' vero che questi hanno dei costi (circa 144 milioni di euro l'anno per 700 mila delegati) che sono però i costi necessari ad un esercizio di democrazia sindacale. Semmai la questione è un'altra: i distacchi,persino se retribuiti dal sindacato (con contribuzione pensionistica a carico dello Stato) nel Pubblico Impiego sono monopolio dei confederali, che ne fanno un uso pletorico assorbendo la quota di pertinenza delle altre sigle (il calcolo infatti è sul totale dei sindacalizzati).

Cosa dovrebbero fare i membri delle RSU nel settore privato e pubblico? Dovrebbero partecipare a trattative, convegni, riunioni e corsi la domenica pomeriggio?

Leggendo, con occhi da addetti ai lavori, la lunga relazione di Stefano Livadiotti ci si accorge che manca il necessario distinguo tra sindacato e sindacato: non tutti i sindacati sono uguali infatti.

Il giornalista non affronta l'importante questione dei diritti sindacali che da anni in Italia rasenta livelli cinesi o birmani.

Nulla si dice del sistema iniquo della legge Bassanini del 1997 sulla rappresentatività (che impedisce di fatto la sopravvivenza dei piccoli sindacati, con l'imposizione di una soglia mista del 5% tra iscritti e voti e con la presentazione di liste scuola per scuola !).

Non si fa cenno all'infame articolo 8 del comparto scuola che nega ai sindacati non firmatari il diritto di convocare assemblee nelle ore di servizio e che preclude ai lavoratori delle scuole e del Pubblico Impiego un diritto di informazione completo e plurale.

Da circa 10 anni la casta dei sindacati confederali confligge stupendamente con lo Statuto dei Lavoratori e con le decine di sentenze emesse sul territorio nazionale proprio per contrastare il monopolio di informazione sindacale.

Alcuni sindacati minori che, potenzialmente, hanno tutte le carte in regola per aspirare ad essere un po "meno minori", allargando l'area del loro consenso, sono attualmente schiacciati e limitati da un contratto liberticida.

Il capitoletto sulle libertà sindacali calpestate manca in questa antologia documentata e tragica sugli interessi economici e politici dei sindacali confederali.

Non sono esaminati i sistemi attuati dalla casta sindacale per mantenere il monopolio, per impedire la pluralità di voci, per cercare di fare il vuoto tra le file dell'opposizione ad un sistema sindacale autoreferenziale e corrotto.

Azioni sindacali buone, sindacalisti non corrotti, organizzazioni di base competenti e fattive ce ne sono e potrebbero crescere e moltiplicarsi se a questi non fosse negata anche la sola possibilità di farsi ascoltare.