CENSIS - Il Rapporto Annuale 2004

2004 - XXXVIII Rapporto sulla situazione sociale del paese 3 Dicembre 2004

Comunicato stampa
I processi formativi

La scelta della scuola secondaria di secondo grado si orienta sempre più verso i licei a discapito dell'istruzione tecnica: quest'ultima è infatti interessata da un tendenziale decremento di studenti (-7,3% tra l'a.s. 1993-94 e l'a.s. 2003-2004). Con la progressiva affermazione del costruendo sistema dei licei dall'anno scolastico 2001-2002, sia il liceo classico (+4,7%), sia quello scientifico (+6,2%) ed infine, quello artistico (+3,3%) hanno avuto un incremento di iscrizioni al primo anno nelle scuole statali. L'istruzione tecnica ha riportato una sensibile contrazione delle iscrizioni al primo anno (-3,8%) in concomitanza con la riforma Moratti, probabilmente a causa dell'incertezza sul futuro degli istituti tecnici. Nell'a.s. 1999-2000, con l'estensione dell'obbligo scolastico, le iscrizioni al primo anno degli istituti professionali statali hanno registrato una variazione positiva, pari al +15,4% che sale fino al +23,5% nelle aree del Nord Ovest. Contemporaneamente al ripristino dell'obbligo scolastico a 14 anni, nell'anno 2003-2004, si osserva che le "prime iscrizioni" agli istituti professionali hanno subito una contrazione del 3%.

Il numero di studenti con cittadinanza non italiana che frequentano il nostro sistema scolastico è in aumento e, dopo aver superato la quota di 200.000 presenze nel 2002/03, si avvicina ormai ai 300.000 ragazzi di ben 191 paesi di origine, il 3% circa sul totale degli studenti. Pur tendendo conto della disomogeneità dei dati, siamo, comunque, lontani dalle percentuali di presenza di alunni stranieri, riscontrabili in paesi europei sia di antica (Inghilterra 14,7%) sia di più recente immigrazione (Spagna e Portogallo 5,7%). Il 90,8% degli studenti stranieri frequenta le scuole del Nord (67,3%) e del centro (23,5%), ed in particolare la Lombardia raccoglie il 23,9% del totale. Nelle regioni meridionali la presenza di alunni stranieri è marginale. Particolarmente delicato è il passaggio alla scuola secondaria superiore. La quota di alunni con cittadinanza non italiana è appena dell'1,87%, solo in parte spiegata da fattori demografici e migratori. La maggior parte degli iscritti si concentra negli istituti professionali (41,2%) e negli istituti tecnici (36,7%), ma in questi indirizzi vengono promossi solo 3 stranieri su 4 (dati 2002-2003).

L'offerta formativa per l'internazionalizzazione d'impresa. Nell'ambito dell'offerta universitaria sono attivati 23 master collegati con le tematiche dell'internazionalizzazione d'impresa, del commercio internazionale, della globalizzazione degli scambi. Il numero di posti disponibili dichiarati supera le 700 unità, di cui il 68,0% nel nord del paese, il 23,3% nel centro e solo l'8,7% nel Sud. Dal lato della domanda delle imprese, una recente rilevazione Censis-Ice segnala tra i contenuti formativi più richiesti in materia, la contrattualistica internazionale (8,3%), seguita da innovazione e competitività (7,9%), marketing internazionale (7,9%) e Unione Europea (7,9%).

L'innovazione organizzativo-gestionale nelle università pubbliche e private italiane. Il 34,7% dei Dirigenti amministrativi ha dichiarato che si è lavorato "moltissimo" per il miglioramento di servizi di biblioteca on line, nell'ambito di una più ampia azione di "miglioramento e razionalizzazione dei sistemi bibliotecari", mentre il 32,7% si è impegnato ad utilizzare le nuove tecnologie per offrire servizi on line per gli studenti (iscrizioni, pagamento tasse universitarie, ecc.). Nel biennio 2002-2003 solo il 13% degli intervistati ha dichiarato di aver agito fortemente sulla leva formativa, mentre per i prossimi due anni, la quota di Dirigenti Amministrativi che prevede di far leva in via prioritaria sulla formazione sale al 36,7%.

Ad oggi dieci Fondi paritetici interprofessionali (sette per operai, impiegati e quadri e tre per dirigenti), rappresentativi di una larga parte del mondo delle imprese e di più di quattro milioni di lavoratori, stanno per passare dallo start-up alla piena operatività. Stando ai dati Inps di giugno 2003 è Fondimpresa (espressione di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil) a raccogliere il maggior numero (46,1% del totale), dei 4.272.178 addetti interessati mentre, delle 296.374 imprese aderenti, è il Fondo Artigianato Formazione (espressione delle principali associazioni datoriali artigiane e di Cgil, Cisl, Uil) quello più rappresentativo (42,7% del totale). La presenza della grande impresa ha un peso pari all'11,6%, sebbene raccolga (con Fondimpresa) il maggior numero di potenziali destinatari di azioni di formazione continua e conseguentemente, la maggiore quota (40,3%) di finanziamenti sino ad ora erogati (pari a 192.513,77 milioni di euro).

I limiti del sistema-ricerca in Italia sono palesi. In Italia ci sono 2,82 ricercatori ogni 1.000 appartenenti alle forze di lavoro, contro i 5,7 a livello europeo, 9,4 del Giappone, e i 13,8 della Finlandia che guida la graduatoria; il numero di brevetti italiani registrati all'European Patent Office è di 64,6 ogni milione di abitanti, mentre diventano 103,6 a livello europeo e 140 per il Giappone; la spesa per la ricerca è pari all'1,07% sul Pil, contro l'1,98% a livello europeo e la quota di ricerca pubblica raggiunge lo 0,69% sul Pil contro una media europea dello 0,77%; la spesa privata in ricerca, infine, è pari allo 0,57% del totale del valore aggiunto dell'industria, contro il 4,78% della Svezia, il 2,55% degli Stati Uniti e l'1,61% dell'Ue. Uno dei campi su cui puntare è dato dalle nanotecnologie. Dal primo censimento sulle nanotecnologie in Italia (Nanotech.it e l'Airi - Associazione Italiana per la Ricerca Industriale), risultano attive nel settore 93 strutture pubbliche (Cnr, Infn, Intm, ecc.), almeno 23 aziende private, con un numero stimato di ricercatori superiore alle 1.300 unità e con un attivo di 245 brevetti e 2.400 pubblicazioni realizzati nell'arco del triennio 2000-2003.