Con lo stesso entusiasmo che ci accomuna e ci accompagna

di Davide Rossi

L'Unicobas Scuola e la Confederazione Italiana di Base (C.l.B.) Unicobas tornano a Genova un anno dopo, con la consapevolezza che le parole di giustizia e di pace che abbiamo liberato allora non solo restano autenticamente attuali, ma diventano sempre più pressanti. Un mondo ingiusto stringe in una morsa violenta i popoli poveri e i poveri dei popoli, mentre, anche in Italia un potere arrogante cerca di soffocare le intelligenze con un circo ben orchestrato dei consumi che ogni giorno diventa, pure per l'occidente, più aleatorio ed esile. Eppure noi cittadini del primo mondo godiamo della straordinaria fortuna di avere ad esempio acqua corrente e potabile, quando i quattro quinti dell'umanità neppure la immaginano. A Genova Io scorso anno una ferocia brutale si è scatenata premeditatamente contro ragazzi e ragazze, contro chi ha manifestato rispetto per la propria intelligenza e ha sentito e sente violentata la propria libertà e la propria dignità quando sa che larga parte delle donne e degli uomini del mondo vengono schiacciati dalla prepotenza di pochi, che depredano materie prime e mantengono regimi dittatoriali a vantaggio del nostro benessere. A Genova torneremo con la speranza di ritrovare la pluralità e la coralità di quei giorni, quando sindacalisti e suore si sono appassionati insieme per un mondo migliore, perché bisogna ripensare in forme nuove e creative la solidarietà e la battaglia per i diritti, tutti, sociali, civili, sindacali. L'Unicobas, che da sempre ha compiuto la scelta della non violenza, è convinto della stretta interdipendenza tra Nord e Sud del pianeta, in un mondo che è sempre più interattivo e interculturale, ma in cui barriere e steccati si levano sempre più alti per dividere l'umanità. I temi della pace, della non violenza, di un commercio equo e solidale tra i popoli sono strettamente interconnessi con quelli del diritto al lavoro. Violato e sistematicamente disatteso calpestando anche i più elementari diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Basti pensare che 223 sindacalisti sono stati uccisi o fatti scomparire nel corso del 2001, quattromila arrestati, mille feriti e diecimila licenziati, perché una logica liberista sempre più esacerbata non tollera limiti. Di esempi se ne potrebbero citare molti, a partire dal Bengladesh dove, il 2 maggio 2001 lqbal Majumber, segretario generale del sindacato Jatiyo Sramik, è stato freddato all'uscita dal suo ufficio. Quale la sua colpa? Aver creato un movimento sindacale in Bengladesh e lottare contro le privatizzazioni in atto e la generale deregolamentazione del lavoro. Naddem Dar nel giugno 2001 ha voluto creare un sindacato nella fabbrica tessile in cui lavora, in Pakistan, per tutta risposta il padrone (o ha fatto sequestrare e torturare per convincerlo a desistere, ma lo sciopero dei colleghi di Dar ha portato alla sua liberazione. In Sudcorea dal 2001 oltre 200 sindacalisti sono in galera e nel corso dei Mondiali di calcio sono stati arrestati gli insegnati che hanno indetto uno sciopero spontaneo. In Indonesia una vertenza è stata risolta dal direttore di una fabbrica automobilistica dì Jakarta con il pagamento non degli arretrati ma di malavitosi che hanno assaltato gli scioperanti ferendone molti ed uccidendone due. Touré Fankroban dell'Unione Generale dei Lavoratori della Costa d'Avorio ha denunciato, nella riunione dei sindacalisti africani tenutasi nel Burkina Faso nel marzo 2002 come il 40 % dei bambini del suo paese sia costretto a lavorare, così come larga parte dell'infanzia di quel continente sempre più assorbita nel settore informale. La crisi economica generalizzata del Sud del mondo dovuta all'aumento dei consumi del Nord, a politiche di rapina, ad una non consapevolezza di quanto la terra abbia dei limiti di ecosostenibilità, gli impedimenti imposti dal Fondo Monetario contro scuole e sanità, riducono la maggioranza dei ragazzi del globo a merce di scambio per affaristi senza scrupoli. Genova e il prossimo Social Forum Europeò ci chiamano ad una forte capacità dì sintesi a cui non mancheremo di dare il nostro contributo, perché un battito d'ali in una parte della terra si ripercuote inevitabilmente in quella opposta. Nell'attacco ai diritti fondamentali di assemblea, di sciopero, anche nell'Unione Europea leggiamo l'avanzare di una logica perversa di frammentazione sociale e di distruzione di quanto è stato costruito nel nostro continente, con la lotta antifascista prima e le lotte sociali in seguito. La precarizzazione forzata nel lavoro è l'anticamera del non lavoro, per questo motivo l'Unicobas ha partecipato quest'anno alla, creazione della F.E.S.AL., la Federazione Europea del Sindacalismo ALtemativo, a partire dalla scuola, pesantemente attaccata perché con essa si vogliono spegnere i sapori scientifici ed umanistici, la libertà d'insegnamento e la libertà di apprendimento dei ragazzi, riducendoli a "menti d'opera emancipate dal sapere critico", come ha chiesto Confindustria nel '95, e trasformando maestri e professori in erogaton di servizio senza cuore e senza passione. Per questi motivi Unicobas Scuola, SUD Education (Francia), Coordinamento SUD-Education (Cantone di Vaud, Svizzera), Federazione della scuola CGT (Spagna), Ecole Emancipée (Francia) si sono ritrovati insieme ai primi di luglio a Granada, per proseguire insieme il cammino della F.E.S.AL., per rivendicare con forza il diritto ad un futuro diverso, per difendere l'entusiasmo che ci accomuna e ci accompagna. Con lo stesso spirito torneremo, un anno dopo, a Genova.