SENATO DELLA REPUBBLICA
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Interrogazione urgente a risposta scritta

Al Ministro Del Lavoro

Premesso che

· Il Sig. Tommaso Roberto De Maria inizia il rapporto di lavoro il 2 aprile 2003, come

impiegato amministrativo responsabile dei rapporti operativi con le banche, presso la Elyo.

· Nei sei mesi di prova non ha ricevuto nessuna formazione iniziale, nessuna comunicazione

aziendale strutturata ma solamente tanto lavoro, poche pause pranzo, orario medio di 10 ore

al giorno.

· La prima immotivata aggressione verbale da parte del responsabile della contabilità alla

presenza dell’amministratore delegato avviene il 24 ottobre 2003. In questa occasione il Sig.

De Maria scrive una lettera al direttore risorse umane, chiedendone l’intervento e come

risultato ottiene che per una settimana lo costringono a colloqui con almeno due persone

(dirigenti) e viene accusato ripetutamente di aver inventato tutto. Il direttore risorse umane

gli vieta di scrivere, vuole solo comunicazioni verbali.

· Nel periodo che va da novembre 2003 a gennaio 2004 tentano di impedirgli di uscire in

pausa pranzo; resiste e afferma il diritto di usufruire della pausa pranzo, anche se spesso

resta in ufficio oberato di lavoro anche durante l’intervallo. Inoltre tentano di obbligarlo a

stare in ufficio oltre l’orario massimo giornaliero di 10 ore e nonostante il rifiuto le sue

giornate lavorative rimangono lunghe, in media 9,5-10,5 ore a causa della mole di lavoro

assegnatogli.

Considerato che

· Nel mese di Febbraio 2004 inizia una nuova manovra collettiva contro il Sig De Maria,

questa volta condotta anche da impiegati oltre che da dirigenti e responsabili: tentativo di

attribuirgli la responsabilità della contabilità del personale oltre alla responsabilità della

contabilità banche, quindi respinge l’assalto appellandosi al mansionario e alla lettera di

assunzione; boicottaggi lavorativi come fogli che spariscono dal suo tavolo o dalla

stampante prima che li vada a ritirare, connessioni al server aziendale frequentemente

interrotte e servizio di help-desk non disponibile, con conseguente inoperatività forzata a

fronte di un carico di lavoro eccedente le otto ore; telefonate (interne ed esterne)

"misteriose", nel senso che non era chiaro il motivo né l’attinenza lavorativa delle stesse;

perquisizioni della sua scrivania da parte del responsabile della contabilità; richieste

lavorative plurime e simultanee, oltre al lavoro "ordinario" che svolge autonomamente, da

parte del direttore amministrativo, del responsabile della contabilità, di alcune impiegate

dell’ufficio del personale e di colleghe dell’amministrazione; obbligo di colloquio con

almeno due dirigenti e durante questi incontri è stato accusato delle cose più diverse;

richiede una stampante nel suo ufficio, considerato che è obbligato a effettuare una

quarantina di viaggi al giorno (andata e ritorno) per ritirare le sue stampe presso la

stampante situata in un altro ufficio, occupato da due impiegate sfottenti e ostili.

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· In questa fase viene a conoscenza di un aspetto importante: la posizione lavorativa che

occupa è la classica sedia che scotta, visto che nei due anni precedenti il suo arrivo si sono

succedute una decina di persone.

· Dopo 20 giorni di resistenza deve mettersi in malattia per 9 giorni lavorativi: insonnia,

incubi, inappetenza, dolori di stomaco e difficoltà di digestione, irregolarità intestinali,

psoriasi e dermatiti, desquamazione del cuoio capelluto, stati d’ansia e tachicardia. Il medico

curante gli prescrive un sonnifero (nottem), riposo assoluto e ricostituenti.

· Dieci giorni dopo il rientro dalla malattia inizia un altro attacco quindi il Sig. De Maria è

costretto a mettersi per una settimana in malattia vista la ricomparsa degli stessi sintomi:

insonnia, incubi, inappetenza, dolori di stomaco e difficoltà di digestione, irregolarità

intestinali, psoriasi e dermatiti, desquamazione del cuoio capelluto, stati d’ansia e

tachicardia.

· Nel periodo tra aprile e luglio 2004 cessano le azioni violente esplicite, e inizia una nuova

fase caratterizzata da: sovraccarico lavorativo con tentativo, riuscito, di attribuirgli mansioni

al di fuori delle fattispecie inserite nel suo mansionario; permane la situazione di

discriminazione e disagio per le stampe; tentativo di isolarlo dagli altri, questo fenomeno

sarà destinato a ripetersi sempre più di frequente, fino al punto in cui le persone che

decidono di parlare comunque con lui gli confidano di essere state diffidate dal farlo dai

rispettivi responsabili.

· Nel mese di Ottobre 2004 il direttore amministrativo gli presenta una nuova collega, cugina

dell’amministratore delegato, dicendogli di farle vedere parte del suo lavoro, senza

spiegargli i motivi e si accentua la manovra di isolamento nei confronti del suddetto: ormai

chi parla con lui viene a sua volta discriminato aumenta così il suo stato di emarginazione.

· Nel mese di Novembre 2004 un fatto grave accade nel garage aziendale: un responsabile

spara alla testa di un dirigente. Qualche mese dopo confesserà di aver agito per disperazione

visto che il capo lo maltrattava e lo umiliava davanti ai colleghi. Inizia così una fase di

terrorismo psicologico nei confronti del Sig. De Maria.

· Nel mese di gennaio 2005 essendo quotidianamente vittima di boicottaggio lavorativo,

attacchi personali, ridicolizzazione della sua persona, il suddetto fa una comunicazione

scritta, a mezzo posta elettronica, al direttore amministrativo e al direttore risorse

umane.Viene quindi convocato per telefono dall’amministratore delegato: si reca presso il

suo ufficio, terrorizzato dalle precedenti aggressioni più sopra descritte e quindi munito di

registratore tascabile come unica fonte di salvezza. Nell’ufficio sono già presenti il direttore

risorse umane e un’impiegata dei servizi informativi; l’amministratore delegato lo accusa di

aver minacciato l’impiegata presente. Dopo aver respinto le accuse infondate e non veritiere,

rimangono nella stanza solamente il Sig. De Maria e l'amministratore che lo insulta

ripetutamente e lo minaccia più volte di violenza fisica

· Dopo quattro giorni di terrore, l'interessato comunica verbalmente l’accaduto al direttore

amministrativo, suo diretto superiore gerarchico in azienda. Il giorno successivo

l’amministratore delegato si presenta nel suo ufficio e urlando lo rimprovera di aver detto al

direttore amministrativo di aver ricevuto minacce da lui, gli ordina di entrare nell’ufficio del

direttore amministrativo insieme a lui e un alto dirigente che rappresenta la proprietà

francese dell’azienda in Italia. Rifiutandomi prima mi propone un baratto tra le sue minacce

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di lunedì e le minacce all’impiegata dei servizi informativi (non esistenti), poi, vista la

resistenza si altera ancora di più e promette provvedimenti disciplinari e querele nei

confronti del dipendente

· Sabato 15 gennaio 2004 riceve la prima contestazione disciplinare dell’azienda nella quale

viene accusato di minacce all’impiegata dei servizi informativi. Risponde all'azienda

comunicando che farà delle controdeduzioni verbali alla contestazione disciplinare.

· Si intensificano i sintomi di malessere, analoghi a quelli dell’anno precedente. Dopo

accurata visita il medico di base riscontra uno stato di "deperimento organico" e gli

prescrive ricostituenti, sonnifero (minias), riposo assoluto inizialmente fino al 28 gennaio e

successivamente fino al 15 febbraio 2005.

Chiedo alle S.V.:

· Se è a conoscenza della vicenda e se ritenga accettabile che l'azienda eserciti pressioni

mettendo in atto anche misure discriminatorie nei confronti del dipendente;

· quali interventi intenda assumere affinché al lavoratore venga garantito il diritto di

svolgere la propria attività in un contesto di serenità e non di terrorismo psicologico.

Roma, 13 Settembre 2005

Il Senatore Fiorello Cortiana