INSEGNANTI: ATTORI O C0MPARSE?
Il Collegio dei docenti dell'ISA Roma II, in data 10 gennaio 2002, ha
respinto con un solo voto contrario la richiesta espressa dalla Dirigente
agli insegnanti perchè si rendessero disponibili alla sostituzione
continuativa dei docenti assenti fino a quindici giorni, come voluto
dalla
Finanziaria approvata di recente.
Il Collegio dei docenti vuole in tal modo esprimere con forza la sua
protesta per l'attegiamento del Governo nei confronti della scuola
le cui
risorse economiche, già magre, risultano, nella Finanziaria,
pesantemente
ridotte, in un'ottica di risparmio. Manca del tutto quell'investimento
che
sarebbe invece indispensabile a garantire il principio costituzionale
che
considera la scuola un principale strumento di emancipazione e una
risposta
all'impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza
di
tutti i cittadini.
Nell'ipotesi di riforma ora sul tappeto appare chiara la volontà
di
depauperare il patrimonio della scuola pubblica italiana; seguendo
tale
ottica, a fronte della crisi dell'offerta formativa della scuola italiana,
( comune a tutti i sistemi scolastici dei paesi sviluppati) si avrà
un
progressivo abbandono dell'idea costituzionale della scuola come luogo
di
formazione dei cittadini; si assisterà, al contrario, ad un
inseguimento di
elementi e di aspetti non attinenti ad una formazione globale della
persona,
fatta di istruzione piena, a tutto campo, alla profusione di
un sapere in
pillole, molto simile ad un addestramento sostanzialmente acritico,
con la
falsa suggestione che ciò rappresenti un prerequisito per affrontare
la
duttilità e la flessibilità che caratterizzano attualmente
il mondo del
lavoro.
Nella misura in cui ci si allontana dalla scuola della cittadinanza
a cui è
demandato il compito di formazione globale e disinteressata del cittadino,
di trasmissione del pensiero critico, di formazione culturale complessa,
si
rischia di cambiare nella sua più intima natura la funzione
docente.
I docenti dell'ISA Roma II, anche per la particolarità dell'esperienza
didattica delle scuole d'arte, sono convinti che in tal modo vengano
sottratti alla figura docente i connotati propri del professionista
responsabile delle proprie scelte che svolge il proprio compito con
consapevolezza.
Non pare corretto nè utile ricercare etichette comuni per delineare
nel suo
complesso la categoria dei docenti tranne quello di una GENERALE CONDIZIONE
DI INSODDISFAZIONE E DI DISORIENTAMENTO, DI UN TROPPO SCARSO RICONOSCIMENTO
ECONOMICO.
Tale condizione variegata deriva, e questo vale per l'intero sistema
scolastico che presenta, infatti, situazioni diverse, dalla
contraddittorietà in cui è vissuta la scuola sia in epoche
passate sia in
quelle più recenti di accelerata modernizzazione senza riforme.
La scuola italiana è diventata scuola di massa, ma senza essere
adeguatamente attrezzata nella struttura, nell'organizzazione, nei
contenuti, nelle finalità, a tale nuova dimensione.Quanto più
si è abbassata
la tensione civile e si è allargato e maturato il concetto di
pubblico,
riconosciuto oggi anche ai privati, e si è andato logorando
quel patto
istituzionale con il Paese per cui la formazione di "utenti cittadini"
ha
teso ad assimilarsi a negoziazione ed a servizio verso " utenti clienti",
tanto più la la professione docente è sembrata
accentuare i tratti
impiegatizi a danno di un'idea alta e piena di professione.In tal senso
il
tentativo di imporre ai docenti un aggravio dell'orario frontale marca
di
fatto un progressivo svilimento della funzione docente che viene chiamata
a
svolgere prevalentemente compiti di generico sostegno sociale più
che di
formazione.
Non si può pensare oggi ad una rioforma scolastica se non in
termini di
sviluppo di professionalità. Si tratta di garantire dunque a
chi insegna
sia adeguate condizioni per un lavoro che, certo più difficile,
non dovrà
essere " inutile" , sia il supporto di indispensabili strutture di
servizio
e un corrispondente riconoscimento economico perchè possa svilupparsi
da
dentro la scuola una professionalità docente all'altezza dei
compiti.
La garanzia della formazione didattica di ogni singolo allievo si incentra
su un attegiamento di indagine e di esperienza del mondo da parte del
docente che richiede una riflessione, un'analisi mediata intellettualmente
ed esige l'utilizzo di gran parte di quel " tanto tempo"non dedicato
alla
frontalità. A ciò si deve accompagnare il padroneggiamento
e l'uso continuo
degli strumenti didattici veri e propri, sempre più numerosi
e variegati (
preparazione e correzione compiti, preparazione di test, tabelle, mappe,
unità didattiche anche interdisciplinari). Tutto ciò
impegna un tempo lungo,
indefinito, irrinunciabile per un autentico professionista, difficilmente
misurabile.
Ma la categoria degli insegnanti è soprattutto una categoria
senza voce e la
scuola incompresa sembra essere la sua funzione .
Voce.....immediato il richiamo alla cattedra e al palcoscenico, sul
quale
l'insegnante attore ogni giorno, per ore, con fatica intellettuale
e fisica,
mette in scena cultura, critica, informazioni, linguaggi ecc. in
un'affabulazione inesausta. Dietro le quinte ha preparato tutte le
sue
macchine teatrali per il colpo di scena capace di stupire, attrarre,
coinvolgere, un pubblico difficile.
Frontalità come faticosa complessità, dunque, non indifferenziato,
generico,
servizio.