Due libri sulla Scuola, da non perdere.
( Dove si parla anche di acqua
e di scogli…)
Conosco la Scuola della quale parla
con nostalgia Paola Mastrocola nel suo libro : "La scuola raccontata
al mio cane",Guanda Editore. Sono stata allieva di quei maestri,
da rimpiangere, che ci facevano leggere e capire Omero,
Virgilio, Dante, Ariosto, e ancora Leopardi, Pascoli ,Carducci … ed
avevamo solo dodici o tredici anni.
Magari usciti dalla Scuola Media
si lasciavano gli studi e si andava a lavorare dal meccanico sotto casa
o dalla parrucchiera ,perché in famiglia serviva
anche il tuo stipendio, ma la Licenza Media te la sudavi e le "20 poesie
20" a memoria ( con relativa parafrasi) quei professori le pretendevano
da tutti.
Una volta diventate insegnanti ci
siamo rifatte a quei modelli
di "maestri-trasmettitori".
" Se una cosa ci piace vogliamo trasmetterla…Quando
leggiamo a chi ci è vicino quel che ci piace o ci emoziona ,noi
stiamo insegnando…l'unico impulso che seguiamo è il profondo desiderio
che l'altro partecipi alla nostra gioia interiore , che la condivida."
Semplice vero? Ma la semplicità
è complicata a farsi.
La professoressa Mastrocola oggi
insegna Lettere in un Liceo Scientifico di Torino ,è tornata ad
insegnare nel 1999 ,dopo un lungo distacco ministeriale, l'attendevano
l'Era dell'Autonomia e la Riforma Berlinguer:"
Per il nostro mestiere erano stati coniati nuovi verbi e nuovi complementi
oggetto.Insegnare e fare lezione erano parole vecchie…di colpo non
sapevo più niente. E non ero niente."Devo suggerire
questo libro a quel vecchio professore di Lettere (sarà andato in
pensione?) che in un Collegio Docenti di qualche anno fa prese la parola
e chiese al Dirigente e a noi colleghi se poteva fare a meno di essere
coinvolto in commissioni,
progetti, aree
,funzioni ecc. e se poteva continuare semplicemente a fare
il suo mestiere.
Il Preside lo invitò ad adeguarsi
al cambiamento che l'Autonomia imponeva , c'era il rischio di rimanere
indietro , di diventare una scuola di serie B!(
Dio ce ne guardi!).
I tipi come il nostro poco flessibile
collega , la Mastrocola li chiama "insegnanti-scoglio".
" Chi l'ha deciso che era bene adeguarsi e non
tener duro,fare da scoglio e mantenere la Letteratura,la sua lentezza ,
la sua plurivoca ricchezza?".
Ma la maggior parte della categoria
è composta dagli "insegnanti-acqua" come li chiama l'autrice
del libro: " …si adeguano ad ogni recipiente e a ogni
letto. Scorrono via senza fare mai resistenza."
Non c'è acredine contro i
colleghi nelle sue parole, il tono è sempre
leggero ed appassionato ma la scelta di parlare al suo
cane Perry Bau ,per quanto addestrato ed intelligente,
la dice lunga .
Sulla considerazione che la società ha verso
il corpo insegnante, anche il professor Gianfranco Giovannone ha raccolto
una serie di testi elaborati dai suoi alunni liceali, la traccia è
anche il titolo del libro: "Perché non sarò mai un insegnante",
Editore Longanesi.
E' stato coraggioso da parte del collega esporsi
alle critiche dei suoi studenti, come era prevedibile la loro stima
nei confronti dei professori non è risultata esattamente elevata.
Ci sono osservazioni spiritose e feroci che colpiscono:
" Mi piacerebbe diventare un insegnante ma non mi piacerebbe diventare
ottuso…gli insegnanti sono brave persone ma sono tutti ottusi ed incapaci
di ascoltare". "Ma avete visto come si vestono?…un vero e proprio museo
delle cere". "Mi manca la speciale attitudine che occorre per diventare
un insegnante: la malvagità!" eccetera.
Risponde al coro adolescenziale Giovanni Pacchiano,
professore di Lettere in pensione che ,nella seconda parte del libro, interviene
raccontando la sua scuola di alunno negli anni '50 e poi la sua scuola
di insegnante fino agli anni '80 quando si sentiva "un pesce fuor d'acqua".
Anche Pacchiano, come la Mastrocola, non ha digerito
il "logorante congegno burocratese", "la scuola delle formule e dei bugiardini,
la scuola in pillole, la scuola light" .( Dello stesso
autore uscì nel 1993 "Di scuola si muore").
Entrambi sono professori di Lettere ed esprimono
,per loro stessa ammissione, un punto di vista limitato ma ha valore esteso
la loro critica alle "staffette dell'esercito dei presunti riformatori"
, agli insegnanti convinti o rassegnati ad accettare tutto quello che piove
dall'alto , ai più zelanti sempre tesi a trarre dagli eventi un
proprio " micragnoso" tornaconto economico o a svignarsela dalla classe.
L'ennesima riforma della Scuola passa sulle teste
degli insegnanti .Una per tutte : i programmi di Storia ,Geografia e Scienze
prima erano svolti nei cinque anni di Scuola Elementare e poi ripetuti
,a livello superiore e con approcci ovviamente diversi, nei tre della Scuola
Media.
Gli stessi contenuti ora si diluiscono in otto
anni ,vale a dire che un ragazzo di undici anni arriva a studiare la Storia
Romana ignorando tutto quello che segue e per conoscere qualcosa del Risorgimento
e della Resistenza dovrà aspettare l'adolescenza, tanto che fretta
c'è?
La colpa dell'abbassamento del livello culturale
della Nazione è di Letizia Moratti? Certo :ma avete mai visto gruppi
di docenti in strada innalzare barricate contro tutto ciò : portfolio,
tutor, riduzione tempo-scuola, riduzione dei programmi, opzionalità
estrema delle famiglie ecc ?
Magari sarebbe bastato un bel " No "al momento
giusto ma l'acqua ,si sa, non ha forma propria e si adatta ad ogni recipiente.