In difesa dell'istruzione media superiore
 
Ipsar Gramsci - 05-03-2005
 
AL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE LETIZIA MORATTI Ai genitori degli studenti Agli organi d’informazione Alle Organizzazioni Sindacali Agli studenti

Monserrato, 1 Marzo 2005

PER LA DIFESA DELLA SCUOLA MEDIA SUPERIORE PUBBLICA CONTRO IL PROGETTO DI RIFORMA DEL MINISTRO MORATTI

I Docenti dell’IPSSAR «Gramsci» di Monserrato (Cagliari)

osservato con preoccupazione il tentativo di cancellazione del tempo pieno e del tempo prolungato nella scuola elementare e media condotto dai provvedimenti del ministro Moratti, e il tentativo di istituire una gerarchizzazione del corpo docente con l’introduzione dell'insegnante «tutor», esprimono altresì totale contrarietà nei confronti del progetto di riforma della scuola media superiore contenuto nella recente bozza di decreto attuativo della legge 53.

Infatti, come già avevano spiegato anche in un precedente documento (in merito alla bozza delle legge 53 del 28.3.2003 e alle proposte del «rapporto Bertagna») approvato dalla riunione del Collegio dei docenti del 13.2.2003, e spedito al Ministro dell'istruzione, oltre che a organizzazioni sindacali, organi d'informazione, istituzioni territoriali, scuole, e reso noto a genitori e studenti,

i sottoscritti docenti esprimono un parere negativo sulla bozza di decreto attuativo perché sancisce nel modo più drastico ciò che già emergeva nella legge 53 .

In particolare:

- riesuma il modello bipolare di tipo classista degli anni 50: dal un lato l'istruzione «alta» dei licei; dall'altro il sistema di istruzione e formazione professionale: in pratica un avviamento al lavoro con minime opportunità di istruzione di base. Lo studente dovrebbe compiere la scelta tra i due percorsi a 12-13 anni;

- appiattisce gli istituti professionali in «licei» con perdita della specificità delle loro competenze, e conseguente perdita del valore del loro titolo di studio e sua spendibilità nell'ambito delle professioni.
L'istruzione tecnica verrebbe demandata a corsi parauniversitari (IFTS), con relative spese a carico delle famiglie e degli studenti, costringendo questi ultimi a tempi di permanenza più lunghi nel sistema scolastico per raggiungere competenze pressoché analoghe. L'istruzione professionale sarebbe praticamente smantellata con l'abbattimento dell'attuale tempo scuola da 36-40 ore alla settimana a 15-18 ore (garantite solo nei primi due anni in cui la metà dell'orario dovrebbe essere di materie culturali di base), la riduzione a quattro dei cinque anni di corso per il conseguimento del diploma, e il passaggio degli istituti professionali alle Regioni;

- attua un taglio sul tempo scuola intervenendo pesantemente sulle materie tecniche e caratterizzanti (ma anche educazione fisica, prima lingua straniera, diritto, economia aziendale), e rende aleatoria e opzionale una parte del monte ore scolastico.
In conseguenza del taglio sul tempo scuola si avrebbe una drastica riduzione delle cattedre in tutti gli ordini d'istru-zione secondaria superiore, e in particolare nei professionali: solo in questi ultimi si verificherebbe un taglio tra le 39.000 e le 48.000 cattedre. L'ingresso prorompente dei privati come conseguenza dei percorsi curricolari opzionali e soprattutto del passaggio degli istituti professionali alle Regioni: queste infatti attueranno in modo sempre più estensivo l'appalto dei corsi di formazione professionale ad aziende ed agenzie private, cosa già avviata dai protocolli Stato-Regione, e portata di recente alla ribalta delle prime pagine dei giornali per i forti costi in termini di denaro pubblico, scarsa trasparenza dei bilanci e offerta formativa qualitativamente carente. Istituzionalizzazione dell'abbandono scolastico per una fascia debole e non protetta di studenti che non volendo o non potendo proseguire gli studi potranno orientarsi verso l'apprendistato in azienda, dove dai 15 ai 18 anni potranno assolvere lavorando il «diritto-dovere» di istruzione. I candidati esterni potranno sostenere l'esame di stato non più solo nelle scuole statali, ma anche nelle scuole provate paritarie. Un altro regalo alle scuole private a discapito della qualità, che determinerà un'ulteriore perdita di valore del titolo di studio.

In conclusione i docenti ribadiscono il parere nettamente negativo rispetto ai cambiamenti prospettati nella proposta di riforma del ministro Moratti che comporterebbero un preoccupante peggioramento del servizio scolastico. Decidono di promuovere incontri fra insegnanti e rappresentanti dei genitori degli studenti ed organizzare, con quanti si dichiarino d’accordo, iniziative in difesa del diritto allo studio e dell'istruzione secondaria.