Fabio Melia
L'esasperazione dei lavoratori divampa. Letteralmente. Perché
ieri mattina, in contrada Coda di Volpe, uno dei 37 operai della Smeco – la
ditta che gestisce l'impianto di depurazione consortile realizzato nella
località rendese – ha tentato di darsi fuoco.
Pino, questo il nome dell'operaio protagonista del gesto, non
riceve lo stipendio da tre mesi, così come i suoi colleghi. Anche l'affitto,
durante questo periodo di "dieta forzata", è diventato un problema di difficile
soluzione. Talmente complicato da lasciare Pino sulla strada. Mercoledì,
infatti, il suo padrone di casa l'ha sfrattato, costringendolo a trascorrere una
notte all'addiaccio. Il lavoratore ha scelto di dormire proprio di fronte ai
cancelli di quell'azienda che, almeno in un primo momento, aveva rappresentato
la speranza di un futuro occupazionale più solido rispetto al passato.
I 37 dipendenti della Smeco, del resto, provengono dalla
difficile esperienza della Vallecrati spa, la società naufragata in un oceano di
debiti. Dopo la scorsa estate, il consorzio Valle Crati – presieduto dal sindaco
Salvatore Perugini, dimissionario da questo incarico – ha bandito una gara per
la gestione dell'impianto di Coda di Volpe, appalto vinto proprio dalla Smeco. I
dipendenti, ad ottobre, vennero "assorbiti" dalla nuova azienda, confidando di
aver risolto una volta per tutte i propri problemi. Questa speranza, tuttavia,
ben presto s'è tramutata in illusione, visto che fin dall'inizio il pagamento
degli stipendi s'è rivelato un calvario. Una serie di ritardi che s'è protratta
fino ad oggi, provocando la reazione degli inferociti lavoratori.
Una reazione che ieri mattina ha rischiato di trasformarsi in
tragedia. Pino ha infatti atteso l'arrivo dei suoi colleghi (i dipendenti Smeco
si presentano regolarmente sul posto di lavoro) e ha improvvisamente estratto
una bottiglia di plastica colma di benzina. A quel punto gli altri operai hanno
avvertito le forze dell'ordine e sul posto s'è immediatamente fiondata una
pattuglia dei carabinieri. I militari, compreso che l'uomo stava facendo sul
serio, hanno chiesto il supporto dei vigili del fuoco. Pino, infatti, s'era
appena versato addosso il contenuto della bottiglia, minacciando di farla finita
se qualcuno non gli avesse fornito delle risposte concrete. Solo l'intervento
del consorzio ha fatto desistere l'operaio che, dopo qualche ora, s'è visto
recapitare una sorta d'anticipo in contanti, una sommetta utile a coprire alcuni
dei "buchi" accumulati in questi mesi.
La situazione dei lavoratori Smeco, però, rimane sostanzialmente
bloccata. La proprietà della ditta, attraverso l'ingegner Scambia, avrebbe
promesso che entro il martedì appena trascorso sarebbero partiti i mandati di
pagamento. Ma i bonifici, secondo Domenico Metallo, sindacalista della Uil che
sta seguendo tutta la delicata vertenza con i colleghi di Cgil e Unicobas, non
sarebbero ancora stati effettuati. «I sindacati – dice Metallo – torneranno a
confrontarsi con l'azienda solo quando quest'ultima avrà onorato gli impegni
presi in precedenza».