l'Unità 10.5.2011
 

Invalsi, rivolta silenziosa
contro la «spia» Gelmini

di Maristella Iervasi
scuola, interrogazione addio
Michele è entrato in classe come al solito. Ma quando sotto il naso si è visto il “carteggio” delle prove Invalsi di Italiano e Matematica (trenta fogli), non ci ha visto più: ha contraffatto il documento ministeriale, strappando l'etichetta con il codice identificativo della classe e della scuola. Poi, ha provato a risolvere i quesiti: quello di matematica – ha spiegato al telefono – chiedeva la soluzione di esercizi a lui sconosciuti, “li avevo fatti in terza media, chi se li ricordava...”. Più “facile”, invece, la prova di Italiano: solo testi descrittivi e non poetici “come adesso mi capita al quinto ginnasio”.

In tutta Italia sono cominciate le tanto osteggiate prove Invalsi, i test nazionali di misurazione dell'apprendimento e di riflesso del sistema scolastico nazionale. Ed è qui il guaio. Come ogni maggio, polemiche e discussioni precedono i quiz: quale validità? E il loro fine ultimo? Nonché i dubbi sulla privacy. Ogni volta, si promettono migliorie e correzioni per l'anno a venire. Si ribadisce che i quiz ministeriali non sono una mossa per valutare scuole e prof e che le prove sono rigorosamente anonime. Ma, come accade in tutte le cose che hanno a che fare con l'istruzione – specialmente ora che in viale Trastevere c'è 'Marystar' – le parole restano lettera morta. E gli studenti hanno una sola arma: restarsene a casa quel giorno e marinare la scuola, o consegnare le prove in bianco, visto che nessuno può costringerli ad eseguirli. In più, con la mannaia dei tagli alla scuola in corso e l'accetta in agguato per il prossimo settembre – con sforbiciata ulteriore di prof, bidelli, ore di studio e altro – una sonora protesta ci sta tutta.

E così, dalle Alpi alla Sicilia, è andato in scena il boicottaggio dell'Invalsi. E non finisce qui. Oggi è toccato a mezzo milione di studenti del secondo anno delle scuole superiori. Gli studenti di liceo, tecnici e professionali hanno debuttato con l'Invalsi per la prima volta. Nei prossimi giorni tocca ai bambini delle seconda e quinta elementare e poi ai ragazzini delle medie. Ma non è detto che tutto vada liscio: l'Unicobas ha escogitato una trappola per bloccare i test: per giovedì 12 maggio, lo sciopero dell'ultima ora di lezione nella scuola media. E per l'indomani, venerdì, la proclamazione di uno sciopero nazionale dell'intera giornata con manifestazione a Roma. Il tutto nei giorni programmati per l'Invalsi.

A Roma la protesta è stata clamorosa in quasi tutte le scuole (dal Giulio Cesare al Socrate, dal Virgilio al Cavour, dall'Albertelli all'Orazio, dal Giordano Bruno all' Aristotele, dal Visconti al Ripetta, dal Pinturicchio al Margherita di Savoia, dall'Aristofane all'Augusto dal Russell al Kant, compresi il Lombardo Radice e Pasteur). Ognuno ha adottato un dissenso autonomo, pur andando incontro ad eventuali provvedimenti disciplinari.

E' il caso del liceo classico Socrate della Garbatella: sette quinte ginnasio coinvolte per i quiz. Una intera classe del quinto ginnasio ha cancellato i codici identificativi che collegano lo studente alla prova Invalsi e altri 15 studenti di un'altra sezione sono rimasti per tutto il tempo con le braccia conserte, consegnando poi il test in bianco. La preside, Gabriella De Angelis è piuttosto seccata: “E' grave, gravissimo... Non si possono contraffare dei documenti. I ragazzi che non erano d'accordo con l'Invalsi potevano rifiutarsi di eseguire i test, come del resto accade con i compiti in classe: lo consegni in bianco ma non lo scarabocchi o ci fai disegnini sopra o ci scrivi barzellette... E' inaccettabile... Il rispetto e la correttezza prima di tutto. Questa scuola pretende questo e i ragazzi lo sanno. Come sapevano bene – perché gli era stato spiegato – che le prove Invalsi hanno un codice che resta anonimo per il ministero”.

La preside non teme l'Invalsi. “Non ho paura di una rilevazione nazionale – spiega -, all'estero si fa senza storie, anzi ci tengono molto. Certo, da noi ci sarebbero dei rilievi da fare su alcuni aspetti. Parliamone, discutiamone, ma i media la smettano di dipingerci tutti o schiacciati con la Gelmini o con i Cobas”.

Silvia, Paolo, Flavio e Sofia hanno scelto di entrare a scuola. Lorenzo del Cavour invece ha preferito restare fuori. Il questionario dello studente – con le domande “pulce” sulla famiglia e le professioni dei genitori – è stato il test bocciato quasi da tutti i liceali. La maggior parte l'ha consegnato in bianco.

Raccontano Flavio, Sofia e Silvia: “Non capisco perché il ministero vuole sapere se ho una stanza tutta mia, se ho il computer in camera e che professione fanno mio padre e mia madre”. “Che le frega alla Gelmini di sapere se ho una libreria e in casa e quanti libri ci sono sugli scaffali?” - sbotta Francesca. Mentre Silvia del tecnico industriale dell'Anagnina – quartiere a sud di Roma – contesta le prove uguali per tutti, dal classico all'istituto d'arte. Il primo giorno dell'Invalsi è trascorso. E la Gelmini è rimasta all'asciutto sulla privacy delle famiglie degli studenti. Giovedì e venerdì si replica. Il flop è in agguato.
10 maggio 2011