PRESENTAZIONE DELLA INIZIATIVA E PREMESSA ALLA BOZZA DI PROPOSTA DI LEGGE PER LA ISTITUZIONE DELL'ORDINE PROFESSIONALE DEGLI INSEGNANTI.

(di Francesco De Ficchy)

In molte parti del mondo, negli ultimi decenni e massimamente nell'ultimo, molte iniziative di lotta sono sorte dall'azione diretta degli insegnanti e di chi opera nella scuola per il riscatto, non solo economico ed ergonomico, ma anche professionale ed umano della funzione docente - e quindi dell'istituzione scolastica nel suo insieme. In Canada, nel Regno Unito, negli USA, in Australia e altrova ancora, operano già associazioni professionali degli insegnanti che trascendono, affiancano ed integrano le attività e le funzioni di quelle sindacali di categoria. Più in dettaglio - per quanto a nostra attuale conoscenza, ancora grandemente da approfondire - esistono già di fatto veri e propri ordini professionali degli insegnanti negli stati federali canadesi dell'Ontario e del Quebec, in Scozia e a Hong-Kong, mentre in Australia esiste da tempo un'associazione che svolge parte delle funzioni di un ordine professionale. Negli USA - coerentemente con gli indirizzi generali e la mentalità del Paese - non esiste un unico ordine professionale, bensì alcune associazioni federali che svolgono, nei confronti degli oltre tre milioni di iscritti, funzioni di ordine professionale. E in Italia?

In Italia la storia - che qui non si intende certo ripercorrere - del dibattito e delle iniziative circa un ordine professionale non è né breve né semplice. Senza addentrarvisi, si può genericamente dire che da noi, da un lato la solita politica delle emergenze; dall'altro una (in)cultura che ha sempre osteggiato, svilito e mortificato (anzitutto sub-specie economica) la scuola e chi vi lavora, incultura purtroppo alla fine introiettata e interiorizzata anche da gran parte degli insegnanti, hanno sempre rimandato sine die, quando non apertamente avversato, il dibattito e la proposta pratica su di un costituendo ordine professionale degli insegnanti.

I propugnatori di quest'iniziativa ritengono sia ormai senz'altro giunto il momento di una presa di posizione forte e decisa in tale senso; quanto segue cerca di illustrarne le ragioni rispondendo anche alle possibili obiezioni.

1) Vi è innanzitutto una fondamentale differenza storica tra l'istituzione della più parte degli ordini professionali esistenti e la presente proposta: l'Ordine degli insegnanti non nascerà per difendere e consolidare privilegi corporativi ed interessi elitarii di categorie già fortemente strutturate, professionalmente prestigiose e considerate, socialmente, economicamente e politicamente preminenti ed influenti; all'opposto, esso nascerà proprio per favorire negli insegnanti - e quindi, di rimando, in chiunque operi nella e per la scuola - una ancora troppo carente autoidentificazione professionale, e nella società una loro maggiore - e meno svilita - riconoscibilità e rilevanza - anche sul piano rivendicativo. Sbaglierebbe quindi chi - giudicando sulla base di modelli spesso negativi ma sorti in e da tutt'altri contesti e situazioni - ritenesse contraddittoria con la giusta visione sindacalista - che è pure la nostra - della scuola l'istituzione dell'ordine professionale: in realtà oggigiorno, nell'Italia che da De Gasperi a Berlusconi ha sempre e senza soluzioni di continuità ignorato, mortificato e bistrattato la cultura e l'istruzione, tale istituzione non sarebbe altro che un'arma in più per la difesa e il riscatto della categoria, sotto ogni aspetto: professionale, culturale, sociale - e quindi anche economico - sicuramente in sé insufficiente, ma potente quando affiancata dalle organizzazioni sindacali di categoria.

2) Prima di passare ad illustrare in generale quali dovranno essere, almeno in prima istanza, le funzioni e le attribuzioni dell'Ordine, si vuole menzionare almeno un punto della questione che appare, anche dal dibattito interno a quelle realtà che già hanno costituito - o stanno istituendo - il rispettivo Ordine, come ad es. il Quebec o l'Ontario, vale a dire il fatto che l'Ordine degli Insegnanti è l'unica struttura organizzativa interamente gestibile, paritariamente, dagli insegnanti - soli titolari a discutere le questioni di cui esso si occupa - ciò che nemmeno un sindacato di base ed autogestionario quale il nostro può integralmente essere, dovendo, in alcune sue funzioni, quali la formulazione delle piattaforme contrattuali e rivendicative, rimettersi almeno parzialmente a competenze non strettamente pertinenti alla propria formazione professionale e culturale.

In conseguenza di che, appare evidente la basilare funzione di crescita partecipativa e direttaente democratica di questa istituzione soprattutto per quei soggetti, numerosissimi nel mondo della scuola, che, scarsamente sensibili a problematiche di tipo sindacale, politico-ideologico o culturale, non riescono a portare il loro impegno professionale e la loro identificazione categoriale al di là di una generica, del tutto privata "buona volontà" che per il più resta occasionale, disorganica ed irrelata ad una visione più ampia, sociale e strategica, del proprio ruolo. Gran parte della categoria docente è scettica e refrattaria verso qualsiasi forma di sindacalizzazione - e sempre lo sarà, per condizionamenti sociali o culturali; di questi, molti non riescono ad avere del proprio lavoro una visione che vada al di là delle quattro mura della loro scuoletta: solo l'associazione ad un organismo rappresentativo non di parte ma dalla loro parte che - anche tramite i propri organi di informazione - gli porti in casa uno sguardo più ampio sul loro lavoro, può stimolarli ed aiutarli a crescere verso una progressiva consapevolezza, anche sindacale, del proprio essere docenti.

3) Per concludere, molteplici, inerenti a diversi ambiti e disposte su più livelli sono le attività e le funzioni dell'Ordine Professional degli Insegnanti; esse, in generale, si possono dividere in funzioni essoteriche, volte cioé all'esterno della categoria, e funzioni esoteriche, indirizzate ai membri della stessa. Queste ultime consisteranno anzitutto nella compilazione, cura e aggiornamento degli Albi professionali degli iscritti; nell'elaborazione autonoma, cioé operata dalla categoria stessa (e non, come attualmente viene preannunciato e minacciato, da entità esterne ed eteronome quali Ministero, Comitati di "Esperti" o altri buffoni di Corte) del Codice Deontologico degli insegnanti - e nel suo aggiornamento quando mutate istanze culturali, pedagogiche e didattiche lo richiedano; nella promozione di attività di aggiornamento (seminari, convegni, congressi, etc.) e di autoaggiornamento (creazione di spazii mediatici di scambio di esperienze didattiche, etc.) degli insegnanti. Resta da dire di un punto fondamentale - che fa da ponte tra il versante esoterico e quello volto all'esterno, e che è legato all'imprescindibile questione della libertà dell'insegnamento. Oggi come oggi, quando un insegnante lavora, o si comporta con gli alunni, male - ma non a livelli tali da causare un'azione penale; o quando un singolo insegnante viene attaccato - anche penalmente - per qualche ragione: in ambo i casi, generalmente, nella situazione attuale avvengono fatti paradossali. Nel primo caso di solito, per menefreghismo dei dirigenti ed impossibilità dei colleghi, tali comportamenti, benché disdicevoli e spesso gravi, non vengono menzionati; nel secondo il docente, seppure alla prova dei fatti innocente delle accuse mossegni, si trova solo, spesso in situazioni in cui anche il più solidale e agguerrito dei sindacati non ha molta voce in capitolo. In ambo i casi ne deriva, per l'intera categoria, e segnatamente per la stragrande maggioranza che crede in quello che fa e cerca di farlo al meglio, un grave danno - quel discredito sociale in cui è da tempo sprofondata la scuola italiana e che tanto ci danneggia anche nelle nostre rivendicazioni contrattuali. In questi casi deve far sentire la sua voce l'ordine professionale, con proprie indagini autonome e consapevoli delle problematiche professionali in gioco: sanzionando il collega che sbaglia e inducendolo a modificare i comportamenti negativi, anche aiutandolo in questo; e difendendo con la propria autorevolezza il collega ingiustamente esposto ad attacchi.

Sul versante essoterico invece, si diceva, questo punto significa che l'Ordine deve difendere e rafforzare in tutti i modi la libertà di insegnamento e il pluralismo culturale da qualsiasi attacco esterno - vedi polemica Storace sui testi di Storia o le recentissime esternazioni di Baget Bozzo sui professori ex-68 - e da qualsiasi indebita ingerenza dei tanti saccenti che, non mettono più piede in un'aula da tempo immemorabile, pretendono di insegnarci il nostro mestiere calpestandone la dignità.

E' quindi evidente, in fine, che compito imprescindibile dell'Ordine Professionale degli Insegnanti è anche quello di dare voce, una voce - rappresentandola tutta - alla categoria versus l'esterno, versus i mass-media (e le loro distorsioni) e versus il potere politico ( e le sue prepotenze): senza sostituirsi alle organizzazioni sindacali di categoria, ma supportandole ed affiancandole da una prospettiva più alta, più autorevole e - dal punto di vista del mondo esterno - più prestigiosa.