Ebbene sì: il verbo usato non ammette dubbi. Si parla di “esproprio” nel comunicato-stampa diramato dall’Unicobas che fa presente come - pur venendo assorbito dall’Inpdap - continueranno a essere vigenti le trattenute sullo stipendio. Che, a conti fatti, corrispondono a 72 milioni di euro all’anno.
A
doversi dolere della botta i 300mila docenti della Scuola elementare e
dell'infanzia, per i quali non vale l’effetto mediatico garantito dalle terrazze
e dalle piazze. Per loro più idonea, infatti, un’aula di tribunale dove verrà
discusso il mega-ricorso presentato da Unicobas.
Ma andiamo a capire le
ragioni della decisione del sindacato.
L’E.N.A.M., Ente Nazionale
d’Assistenza Magistrale, istituito nel dopo-guerra, ha praticato per decenni una
trattenuta obbligatoria dello 0,80%, contro cui Unicobas si è sempre battuto
chiedendo che divenisse volontaria, operata sulla busta paga degli insegnanti di
ruolo della Scuola Elementare e dell’Infanzia. Scopo dell’Ente era rimborsare in
parte spese sanitarie, offrire prestiti agevolati, assegni di solidarietà a
fondo perduto, soggiorni estivi nelle proprietà dell’Ente, borse di studio.
“Con
alterne vicende, grazie alla pressione dei voti raccolti da noi, entrati in vari
Comitati locali (fra i quali Roma), per alcuni anni le prestazioni sono state
molto più adeguate che in passato. Ma dal 2004 almeno, il Consiglio Nazionale
(composta da eletti di Cisl, Cgil e Snals) ha progressivamente ridotte le
prestazioni reintroducendo, ad esempio, la franchigia per i rimborsi sanitari,
l’eliminazione degli assegni di solidarietà, etc.”, scrive il sindacato. Ad
aggravare la situazione sono giunte le pressioni dei tre ultimi governi che
hanno preteso dall’Ente milioni di euro a fronte di una “difesa” imbelle del
Consiglio Nazionale. Come spiega l’organizzazione che ha in Stefano d’Errico il
suo segretario nazionale, “La cosa già si configurava come una sorta di
tassazione illegittima ai danni di una categoria che, senza aiuti dallo stato,
aveva costituito il fondo nazionale unicamente con i propri versamenti. La
manovra era però tesa addirittura ad appropriarsi dell’ENAM, ancora una volta
difeso in modo debole ed inappropriato.
Tremonti
è infine riuscito a mettere le mani sul capitale dell’Ente, assorbendolo in
luglio nell’Inpdap, senza alcuna reazione sindacale degna di nota”.
Quello
che, poi, Unicobas non manda affatto giù è “Che mentre l’Ente è sparito e i suoi
dipendenti sono stati presi in carico dallo Stato, la trattenuta obbligatoria è
rimasta, a significare di fatto una tassazione aggiuntiva dello 0,80% mensile
dell’Inpdap che già prelevava (e continua a prelevare) lo 0,35% da ogni
insegnante. Gli insegnanti della primaria e della scuola dell’infanzia sono così
divenuti gli unici a versare all’Inpdap una doppia trattenuta, per un
corrispettivo dell’1,15% (per capirsi il doppio di una trattenuta sindacale) a
fronte di un prelievo standard sugli altri docenti e su tutti i dipendenti
pubblici pari solo allo 0,35%. E questo nel silenzio generale: Cisl, Uil, Snals,
Cobas non fanno nulla, mentre la Gilda ha addirittura appoggiato l’assorbimento
dell’Enam nell’Inpdap. La Cgil si limita a raccogliere le firme per un inutile
petizione di principio che a Tremonti chiede unicamente l’abolizione della
doppia trattenuta”.
E
allora? Allora occorre finirla: “Non vogliamo solo che la doppia trattenuta
sparisca, pretendiamo anche il rimborso di tutte le trattenute illegittimamente
operate dal momento della soppressione dell’Enam e soprattutto la restituzione
del patrimonio (30 milioni) accumulato in più di sessant’anni dall’Ente, che
deve venire restituito ai legittimi proprietari, suddividendolo fra i docenti di
Scuola Elementare e dell’Infanzia”.
Tutto ciò può essere ottenuto, da
Unicobas, solo con un’appropriata azione legale: quella appena
avviat