IL MATTINO.IT 9.10.2010
Daniela Limoncelli Scuola, oltre 300mila studenti in piazza ieri in
tutt’Italia per dire «no» alle riforme-Gelmini. Insieme liceali, universitari,
prof, ricercatori e precari. E preannunciano «un autunno caldo» gli studenti di
Uds-Link, Udu, Rete studenti che hanno promosso la protesta. Ma per il ministro
dell’Istruzione Gelmini la protesta ha riproposto «vecchi slogan di chi vuole
mantenere lo status quo». A Milano un poliziotto è rimasto ferito, qualche
tafferuglio a Firenze, Torino, Verona e Roma. Ma, nel complesso, cortei in scena
senza forti tensioni. Dal Nord al Sud, 90 i cortei. A Roma già alle 6.30 due
striscioni - «Voi l'incubo, noi la sveglia», «La paura fa 90 ...cortei» -
sventolavano fuori il ministero dell'Istruzione e in viale Trastevere sono
comparse le scritte: «Quod non fecerunt barbari fecit Gelmini». Trentamila a
Torino,studenti vestiti da carcerati a Napoli, in sit in dall’Emilia alla
Sicilia dove in migliaia hanno invaso le strade e bloccato il traffico a Messina
e a Palermo. «Distruggono la scuola non i nostri sogni» ha urlato la «Rete»
scesa in strada indossando caschetti gialli. A Milano in 20mila hanno sfilato in
corteo: un poliziotto è stato ferito all'occhio da spray urticante vicino la
Statale quando alcuni studenti hanno tentato di «occupare» l'assessorato
all'Istruzione e sono stati bloccati dagli agenti. Il «processo» è finito con un
lancio di uova alla sagoma della Gelmini in abiti militari issata vicino al
Provveditorato. A Verona, invece, un agente è stato colpito al volto da un
bengala lanciato da estranei al corteo. Spintoni e qualche pugno a Firenze. Per
il ministro Gelmini la protesta «ripropone vecchi slogan di chi vuole mantenere
lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e
crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra.
Non sono manifestazioni spontanee di studenti e professori ma si tratta di
manifestazioni politiche organizzate da militanti contrari a governo e riforme».
Immediata la replica del Pd: «Ministro, ascolti e non pontifichi». E Vendola:
«Le politiche sulla scuola sono un delitto verso la nazione». E sempre ieri
anche lo sciopero di un'ora della Flc-Cgil e il «No Berluscuola day»
dell'Unicobas. «Un successo» per i sindacati, per il ministero adesione del 5,5%
del personale. Nel pomeriggio, la Figc regala al ministero il dvd «Edward mani
di forbice». La dedica: «Vogliamo un progetto di vita, non una vita a
progetto».
IL MATTINO SALERNO 9.10.2010
Gianluca Sollazzo Oltre duemila studenti si sono dati appuntamento ieri al
centro per protestare contro quello che ormai definiscono a tutti gli effetti un
"piano di distruzione" della scuola. Una carovana di striscioni, cori e slogan.
Rumorosa, nutrita. Ma soprattutto pacifica. È stato il giorno della protesta del
popolo della scuola. Al loro fianco un esercito di ricercatori e prof
universitari. Un fronte compatto che scende in campo contro tagli e riforma.
Anche a Salerno, come nel resto del Paese, studenti in piazza per protestare
contro le politiche per l'istruzione e la ricerca introdotti dal Governo. Eccola
la marcia di studenti proveniente da mezza provincia che ha invaso il cuore
della city. C'è il colore di sempre. C'è chi indossa un casco protettivo. «È per
proteggerci dalle macerie della scuola che ci stanno cadendo addosso», ironizza
il simpaticone di turno. C'è il somarello con le orecchie in bella vista.
«Perché la Gelmini ci autorizza all'ignoranza», sorride beffardo Carmine
Benincasa, studente dell'Ipsar di Nocera Inferiore. Traffico in tilt e strade
del centro invase dall'onda di protesta degli studenti salernitani.
"Riprendiamoci il nostro futuro", "Cambiare ora!", "La scuola non è in vendita",
ecco alcuni degli striscioni preparati per l'occasione che riassumono il senso
della mobilitazione. Immancabile la cascata di cori antiGelmini, nel mirino
degli studenti finisce anche il ministro salernitano Carfagna. Suonata la carica
in piazza Vittorio Veneto, la schiera degli studenti salernitani ha fatto
sentire la sua voce forte e chiara. Poco prima delle 10 ha inizio la protesta.
E' lo scoppio di una grossa "cipolla" ad aprire il corteo chiassoso più che mai.
Si accendono fumogeni. Si sventolano bandiere. La carica dei duemila si fa
sentire. Armati di striscioni, fischietti e volantini, i giovani manifestanti
hanno riversato la loro contrarietà ai tagli per le strade del centro cittadino.
Difficile non farsi richiamare dalla fiumana di ragazzi che ieri ha invaso il
corso già dalle prime ore della mattinata. La carovana studentesca ha marciato
dritto verso piazza Portanova, dove poi è andata in scena un'assemblea pubblica
che ha richiamato un gran numero di studenti. Rappresentate tutte le scuole del
capoluogo e la gran parte delle organizzazioni studentesche: ci sono l'Uds, la
Rete degli Studenti. In campo diverse sigle sindacali, la Flc Cgil, l'Unicobas,
l'Usb. «Sosteniamo con forza la lotta degli studenti - afferma Angelo Capezzuto,
segretario provinciale Flc Cgil - contro il progetto di distruzione e
impoverimento del comparto scolastico e universitario».
IL CORRIERE ADRIATICO 9.10.2010
In corteo docenti, studenti e genitori
Tutti in piazza contro i tagli della Gelmini
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Pesaro Anche a Pesaro ieri si è svolta una manifestazione
studentesca contro i tagli alla scuola pubblica. E’ stata la più grande
manifestazione studentesca dell’era Gelmini con un migliaio di studenti degli
istituti superiori di Pesaro e Fano In piazza Lazzarini una trentina di docenti,
precari e non, e alcuni genitori hanno partecipato al banchetto organizzato dal
Coordinamento provinciale per la difesa dell’istruzione pubblica di Pesaro e
Urbino distribuendo ai passanti volantini e materiale informativo. Lo sciopero
della scuola per l’intera giornata, indetto da Unicobas e Usi Ait contro il
licenziamento di decine di migliaia di precari, ha permesso ai docenti in
sciopero di incontrare la manifestazione degli studenti e di condividere un
importante momento di mobilitazione. Ieri i tre soggetti che protestano contro
la politica dei tagli si sono finalmente rincontrati e iniziano un percorso
comune che continuerà fino al ritiro dei decreti da parte del governo.
IL CORRIERE ADRIATICO (2) 9.10.2010
In piazza contro la Gelmini
Studenti, ricercatori e precari dicono no alla riforma della
scuola
Roma Oltre 300.000 studenti sono scesi in piazza ieriin tutta
Italia per dire “no” alle riforme della scuola targata Gelmini. Assieme ai
liceali hanno sfilato in corteo anche tanti universitari, ricercatori e
“precari” dell’istruzione. Una saldatura che potrebbe non esaurirsi ieri, a
sentire le associazioni studentesche - Uds-Link, Udu, Rete degli studenti, Fds,
Run - che hanno promosso la mobilitazione preannunciando un “autunno caldo” se
il Governo persisterà nella sua sordità. Poco indulgente il ministro Gelmini
secondo la quale la protesta ripropone “vecchi slogan di chi vuole mantenere lo
status quo”. A Milano un poliziotto è rimasto ferito durante uno scontro nei
pressi dell’Università, ma nel complesso la protesta è andata in scena senza
tensioni.
A Roma la giornata di protesta è cominciata di buon'ora. Alle
6.30 due striscioni sono stati piazzati davanti al ministero dell’Istruzione:
“Voi l'incubo, noi la sveglia” recitava uno, “La paura fa 90... cortei in tutta
Italia” l’altro. A Milano in 20.000, secondo gli organizzatori, hanno sfilato
per le vie della città, 30.000 a Torino. A Napoli studenti travestiti da
carcerati reggevano un cartello con la scritta “chi apre una scuola chiude una
galera” mentre in Sicilia migliaia di studenti hanno invaso le strade dei
capoluoghi bloccando la circolazione a Messina, Catania e Palermo dove i cortei
sono stati due, uno degli studenti delle scuole medie e l’altro degli
universitari. “Distruggono la scuola non i nostri sogni” lo slogan dei ragazzi
della Rete degli studenti scesi in strada indossando caschetti gialli in testa
per protestare contro “la distruzione della scuola pubblica”.
A Milano un
funzionario di polizia è stato colpito nell’occhio da spray urticante ed è stato
medicato all’Oftalmico, riportando tre giorni di prognosi. L'incidente è
avvenuto nei pressi dell’Università statale. Incidente anche a Verona dove un
agente è stato colpito al volto da una fiammata di un bengala lanciato, però, da
facinorosi estranei alla manifestazione. Piccolo tafferuglio a Firenze con
spintoni e qualche pugno.
La protesta ha avuto anche un altro volto.
C'erano sul tappeto, infatti, anche lo sciopero di un’ora in tutto il comparto
della conoscenza proclamato dalla Flc-Cgil e il No Berluscuola day promosso
dall’Unicobas.
RAI NEWS 24 8.10.2010
Rainews24 - Stampa
Studenti-Gelmini, nuovo round
Sono decine di migliaia gli studenti che stanno protestando in 50 cortei
in tutta Italia. Solo a Roma, secondo gli organizzatori, si parla di 30 mila
persone in corteo, che si è concluso al Ministero dell’Istruzione a Trastevere.
Migliaia in piazza anche a Torino e Milano, dove si sono registrati attimi di
tensione fra manfiestanti e forze dell'ordine.
A Torino, sono stati lanciati fumogeni e altri oggetti, fra cui
bottiglie di vetro al termine della manifestazione, nei pressi di Via Po.
A
Milano, il corteo studentesco ha raggiunto il provveditorato in Via Ripamonti.
Uno spezzone di studenti, che si era ritrovato all’Università Statale, è entrato
in contatto con le forze dell’ordine nella centrale Piazza Missori. Secondo la
testimonianza, raccolta dall’Ansa, di un docente precario “sono volate
manganellate”.
Non vi sarebbero feriti fra i manifestanti. Due agenti
sarebbero dovuti ricorrere a cure mediche dopo essere stati allontanati dai
manifestanti con dello spray urticante.
La protesta degli studenti della scuola contro i tagli e la riforma
Gelmini registra oggi la saldatura con quella degli universitari che
chiedono la 'rottamazione del ddl Gelmini' prima ancora che venga approvato: nei
50 cortei che si snodano in tutta Italia, nel giorno dello sciopero
proclamato da Usi Ait Scuola e Unicobas e dell'astensione dal lavoro
per un'ora indetta dalla Flc-Cgil.
Stanno sfilando anche diverse associazioni studentesche
accademiche. Ad Unione degli studenti e Rete degli studenti, che difendono
i diritti degli iscritti alla scuola superiore, si uniranno l'Unione
degli universitari, il Link ed il neonato movimento anti-ddl `Costruttori
di sapere'.
A Roma il corteo degli studenti universitari è partito
dalla Sapienza preceduto dallo striscione `Governo, Rettori, Confindustria
siete il passato. Riprendiamoci il futuro'. L'idea è quella di unirsi agli
studenti medi partiti da Piramide per arrivare assieme davanti al
Miur.
Studenti della scuola e universitari sono insieme pure a Siena,
Cosenza, Viterbo, Napoli, Salerno, Catania, Trieste, Foggia, Taranto,
Campobasso. A Bari il corteo terminerà davanti alla Regione, per richiedere
alla Giunta un'inversione di tendenza negli investimenti per le borse di
studio. Per il diritto allo studio gli universitari saranno in piazza sotto
la Regione anche in Campania.
IL GIORNALE.IT 9.10.2010
di Redazione
Lo slogan è sempre lo stesso e sa
di retaggio anni Settanta: «sarà un autunno caldo per il ministro Maria Stella
Gelmini». Questa la promessa fatta dalle migliaia di studenti che sono scesi in
piazza in tutta Italia. Un processo quello che si è svolto da Milano a Verona,
da Torino a Firenze, da Bologna a Bari fino ad arrivare nella capitale dove i
manifestanti hanno protestato sotto il ministero dell’Istruzione a viale
Trastevere chiedendo le dimissioni del ministro. Una manifestazione corposa, ma
nessuno sa fino a che punto interessata ai temi della protesta. Nella capitale,
infatti, c’era la concomitanza con il concerto più atteso dell’anno, ovvero
quello degli U2: gruppi di studenti che hanno aderito alla manifestazione, in
realtà hanno lasciato ben presto il percorso del corteo e hanno approfittato
della giornata di libertà per raggiungere anzitempo lo stadio Olimpico e potersi
mettere in fila per vedere lo show della band irlandese.
Non è mancato
qualche attimo di tensione, specie a Milano dove un funzionario di polizia è
stato colpito nell’occhio da spray urticante ed è stato medicato all’Oftalmico,
riportando tre giorni di prognosi. L’incidente è avvenuto nei pressi
dell’Università statale quando alcuni studenti hanno tentato di dirigersi verso
l’assessorato all’Istruzione e sono stati bloccati dagli agenti. Incidente anche
a Verona dove un agente è stato colpito al volto da una fiammata di un bengala
lanciato, però, da facinorosi estranei alla manifestazione. Piccolo tafferuglio
a Firenze con spintoni e qualche pugno.
Il ministro Gelmini ha bollato le
proteste di come «manifestazioni politiche organizzate da militanti contrari al
governo e alle riforme». La protesta - ha commentato il ministro - «mi pare
riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è
aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la
scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra». E ancora: «Non
sono certo manifestazioni spontanee che uniscono studenti e professori ma si
tratta di manifestazioni politiche organizzate da militanti contrari al governo
e alle riforme».
La protesta ha avuto anche un altro volto. C’erano sul
tappeto, infatti, anche lo sciopero di un’ora in tutto il comparto della
conoscenza proclamato dalla Flc-Cgil e il No Berluscuola day promosso
dall’Unicobas. Soddisfatte per l’esito dell’iniziativa le due sigle; il
ministero parla di un’adesione del 5,5% del personale. Quindi di un vero e
proprio flop.
IL TEMPO (ROMA) 9.10.2010
lNotizie - Roma
Classi chiuse. Tutti a casa
Il caso. Allo scientifico Pasteur i padiglioni delle aule restano sbarrati I
pochi ragazzi e insegnanti che non manifestano fanno lezione in
ufficio
Gli alunni del liceo scientifico
Luigi Pasteur in via Barellai 8 (zona Trionfale-Ottavia) che ieri mattina non
volevano andare alla manifestazione contro la riforma Gelmini non sono potuti
entrare nelle proprie classi. Le porte di tre dei quattro padiglioni
dell'istituto (dove si trovano le aule) erano sbarrate perché il personale
amministrativo (cioè i bidelli che hanno le chiavi) ha aderito in massa allo
sciopero dell'Unicobas indetto lo stesso giorno della protesta degli studenti.
Molti docenti dell'istituto, pure quelli non iscritti all'Unicobas, hanno
scioperato e partecipato al corteo degli studenti. E così tanti ragazzi, ieri
mattina alle 8, vedendo i portoni chiusi hanno pensato che non c'era lezione e
sono tornati a casa. Altri sono entrati lo stesso, e hanno fatto lezione con i
prof che non scioperavano negli uffici amministrativi e del dirigente che si
trovano nel quarto padiglione, l'unico aperto. «Ma erano in pochi - dice la
professoressa di italiano e latino Anna Angelucci - perché la maggior parte
degli studenti del Pasteur è andata alla manifestazione». C'eravate anche voi
professori? «Certo, eravamo a fianco degli studenti. C'erano docenti
dell'Unicobas ma anche di altre sigle sindacali. Abbiamo deciso con i colleghi
di unirci tutti insieme in difesa dell'istituzione scuola che è garantita dalla
Costituzione. In pochi ieri hanno lavorato». I ragazzi erano informati sui
contenuti della protesta? «Informatissimi. Non è vero che sono strumentalizzati
dalle sinistra. Mi creda sanno perfettamente cos'è la legge 133 del 2008 e cosa
sono i tagli della riforma Gelmini. Da noi è sparita l'unica sperimentazione,
cioè l'insegnamento della seconda lingua, lo spagnolo. In compenso dai tagli è
nata una nuova materia: la geo-storia».
LA PROVINCIA DI COMO
9.10.2010
la protesta |
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Scuola nel caos
Oggi inizia
l'autunno
caldo |
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La Cgil contro i tagli: ogni 15 giorni
salta un'ora
Stamattina si mobilitano anche i ragazzi dei licei |
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None |
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Oggi nelle scuole comasche inizia l'autunno caldo. Le
segreterie di tutti gli istituti sono state raggiunte da una raffica di
note e precisazioni dell'Usp sugli scioperi proclamati per la giornata
odierna dai sindacati di categoria di Cgil, Unicobas e Usi Ait e per
venerdì prossimo dai Cobas. Su Facebook, la Rete studenti medi invita i
ragazzi alla rivolta al grido «Distruggono la nostra scuola, ma non i
nostri sogni» e anche Como figura nella lista delle 50 città dove gli
studenti si sono organizzati per far sentire la loro voce questa mattina.
Obiettivo comune: i tagli derivati dalla manovra economica di maggio e
dalla riforma Gelmini.
Quanto sia sentita la protesta, e quali
conseguenze avrà sul funzionamento delle scuole, lo si saprà soltanto a
posteriori. «Ma alla prima assemblea che abbiamo fatto a Como centro
l'altro ieri, l'aula magna era piena - dice Giacomo Licata, segretario
provinciale della Flc-Cgil -. C'erano circa 300 persone, un dato che
dimostra l'interesse del persone della scuola per la mobilitazione in
atto». Anomala, rispetto al passato, la forma di sciopero che la Cgil ha
proposto agli insegnanti e al personale Ata: «Ai docenti viene chiesto di
saltare soltanto la prima ora, oppure l'ultima per chi fa le scuole serali
o per il personale Ata che lavora a turni - spiega Licata -. L'altra
caratteristica di questa iniziativa e che si ripeterà ogni due settimane,
cambiando il giorno, fino al 10 dicembre». Un modo per diluire l'impatto
dello sciopero sulla busta paga, di cui peraltro i sindacati della scuola
lamentano da anni la "magrezza". «Perdere una giornata di lavoro - precisa
a questo proposito Licata - costa a un insegnante 60-70 euro netti, mentre
un'ora ne vale circa 14, con leggere differenze a seconda dell'ordine di
scuola».
Il fronte della protesta sindacale non è compatto. La Cgil
sciopera senza Cisl e Uil e cerca si smarcarsi dai sindacati di base.
Tant'è vero che «non anticipiamo le date dei prossimi scioperi - afferma
Licata - perché non possono essere proclamati prima di quello di domani
(oggi per chi legge, ndr) e perché non vogliamo che lo stesso giorno sia
scelto da altri sindacati». Contatti ci sono stati, invece, tra la Cgil e
alcuni studenti del liceo «Volta» che, assieme a compagni del «Giovio» e
di altri istituti superiori, stanno organizzando la mobilitazione comasca
legata a quella nazionale della Rete studenti medi. Ma, mentre in molte
altre città si faranno dei cortei, ufficialmente a Como è annunciato
soltanto un «volantinaggio in piazza».
Pietro
Berra
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METROPOLIS 8.10.2010
Oltre 300.000 studenti sono scesi in piazza oggi in tutta Italia per dire
"no" alle riforme della scuola targata Gelmini. Assieme ai liceali hanno sfilato
in corteo anche tanti universitari, ricercatori e 'precari' dell'istruzione. Una
saldatura che potrebbe non esaurirsi oggi, a sentire le associazioni
studentesche - Uds-Link, Udu, Rete degli studenti, Fds, Run - che hanno promosso
la mobilitazione preannunciando un "autunno caldo" se il Governo persisterà
nella sua sordità. Poco indulgente il ministro Gelmini secondo la quale la
protesta di oggi ripropone "vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo".
A Milano un poliziotto è rimasto ferito durante uno scontro nei pressi
dell'università, ma nel complesso la protesta è andata in scena senza
tensioni.
90 CORTEI IN TUTTE LE REGIONI - A Roma la giornata di protesta è
cominciata di buon'ora. Alle 6.30 due striscioni sono stati piazzati davanti al
ministero dell'Istruzione: "Voi l'incubo, noi la sveglia" recitava uno, "La
paura fa 90 ...cortei in tutta Italia" l'altro. A Milano in 20.000, secondo gli
organizzatori, hanno sfilato per le vie della città, 30.000 a Torino. A Napoli
studenti travestiti da carcerati reggevano un cartello con la scritta 'chi apre
una scuola chiude una galera' mentre in Sicilia migliaia di studenti hanno
invaso le strade dei capoluoghi bloccando la circolazione a Messina, Catania e
Palermo dove i cortei sono stati due, uno degli studenti delle scuole medie e
l'altro degli universitari. "Distruggono la scuola non i nostri sogni" lo slogan
dei ragazzi della Rete degli studenti scesi in strada indossando caschetti
gialli in testa per protestare contro "la distruzione della scuola
pubblica".
FERITO UN POLIZIOTTO - A Milano un funzionario di polizia è stato
colpito nell'occhio da spray urticante ed è stato medicato all'Oftalmico,
riportando tre giorni di prognosi.
L'incidente è avvenuto nei pressi
dell'Università statale quando alcuni studenti hanno tentato di dirigersi verso
l'assessorato all'Istruzione e sono stati bloccati dagli agenti. Incidente anche
a Verona dove un agente è stato colpito al volto da una fiammata di un bengala
lanciato, però, da facinorosi estranei alla manifestazione. Piccolo tafferuglio
a Firenze con spintoni e qualche pugno.
GELMINI ATTACCA 'VOLETE
MANTENERE STATUS QUO' - La protesta di oggi - ha commentato il ministro - "mi
pare riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è
aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la
scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra". E ancora. "Non
sono certo manifestazioni spontanee che uniscono studenti e professori ma si
tratta di manifestazioni politiche organizzate da militanti contrari al governo
e alle riforme". Critiche che hanno suscitato immediate repliche dal Pd che ha
invitato il ministro ad ascoltare e a non pontificare e dalle associazioni
studentesche: "Noi vogliamo cambiare, e subito, il nostro Paese e la nostra
scuola! Cominciamo - ha risposto la Rete - con il cambiare questo ministro
dell'Istruzione".
E SINDACATI HANNO PROTESTATO CON SCIOPERO - La protesta
oggi ha avuto anche un altro volto. C'erano sul tappeto, infatti, anche lo
sciopero di un'ora in tutto il comparto della conoscenza proclamato dalla
Flc-Cgil e il No Berluscuola day promosso dall'Unicobas. Soddisfatte per l'esito
dell'iniziativa le due sigle; il ministero parla di un'adesione del 5,5% del
personale.
WALL STREET ITALIA 9.10.2010
Scuola/ Unicobas: sciopero riuscito, 20% adesioni con
punte 35%
Solo a Roma in 30mila: docenti, studenti e
genitori dicono basta
di
Pubblicato il
08 ottobre 2010 | Ora
17:49
Fonte:
Apcom
Commentato:
Roma, 8 ott. (Apcom) - Secondo Stefano d'Errico,
segretario nazionale dell'Unicobas, lo sciopero dell'intera giornata contro
l'operato del governo in tema di istruzione, indetto per la giornata di oggi dal
suo sindacato e dell'Usi Ait Scuola, ha prodotto un alto numero di adesioni: "E'
stato un grande successo - sostiene il sindacalista - trainato anche dalle
mobilitazioni degli studenti medi. Siamo al 20% sul piano nazionale con punte
del 35 a Roma". Anche d'Errico, dopo le associazioni studentesche, ha stimato
che nella capitale hanno partecipato alla manifestazione "assediando la Gelmini,
davanti al ministero dell'Istruzione, in 30mila tra insegnanti, studenti e
genitori. Tutti cittadini che non ci stanno più ad assistere alla distruzione
dell'istruzione pubblica. In Italia - ha concluso il leader Unicobas - già la
percentuale era la più bassa del prodotto interno lordo per istruzione,
università e ricerca: ora vengono sottratti alla scuola anche 8,5 miliardi di
euro. Per questo diciamo basta".
L'UNITA'.IT 9.10.2010
Scuola e università in piazza contro la mannaia del governo
di Jolanda
Bufalinitutti
gli articoli dell'autore
Macerie: è quel che resta della scuola pubblica dopo i tagli che hanno
riportato il numero degli studenti per aula a cifre da dopoguerra, abolito
laboratori anche nei professionali e la possibilità di studiare due lingue,
cancellato l’informatica e ridotto le ore di italiano. Caschetti gialli in
testa, dunque, gli studenti delle superiori saranno oggi in 80 cortei annunciati
dall’Uds, nelle strade e nelle piazze di 60 città italiane. Ma non saranno soli.
Ci saranno anche gli universitari, perché il disegno di legge del ministro
Gelmini, in discussione alla Camera, mina - anziché riformare - le fondamenta
dell’università pubblica. l’Unione degli universitari ha lanciato sul sito
costruttori di sapere (costruttoridisapere.it) una foto-petizione: 1600
fotografie con caschetto giallo in testa. Anche Roberto Saviano - raccontano gli
studenti dell’Udu di Pavia - ha solidarizzato, accettando una maglietta con la
scritta «costruttori di sapere», dopo una conferenza sulla lotta alle mafie.
Insieme a ragazze e ragazzi che hanno coniato lo slogan «chi apre una scuola
chiude una prigione», ci saranno i sindacati e la rete dei ricercatori e dei
precari delle università.
Sciopera Unicobas mentre l’indicazione della
Flc-Cgil, è di scioperare alla prima ora (all’ultima nei turni pomeridiani o
serali). «Saremo in tanti alle manifestazioni studentesche», spiega il
segretario Domenico Pantaleo, perché saranno tanti «i precari licenziati, i
ricercatori, le rappresentanze delle Rsu». Quella di oggi, secondo il
sindacalista, «è solo una prima tappa di una mobilitazione che non deve
spegnersi con un unico grande fuoco». Mobilitazione che vedrà un altro momento
importante il 14 ottobre (e un altro sciopero di un’ora), quando alla Camera si
discuterà il Ddl Gelmini. «Il baratto accettato dai rettori - sostiene Pantaleo
- è scandaloso, si sono accontentati di briciole, anzi di promesse vuote».
Finanziamenti, superamento della precarietà e diritto allo studio sono gli
obiettivi della mobilitazione nelle università. Offerta formativa che «è sempre
più povera, particolarmente nel Mezzogiorno» e lavoro per «le migliaia di
precari licenziati», gli obiettivi per la scuola. E poi il pericolo che accomuna
i diversi gradi: «la privatizzazione del sistema dell’apprendimento, che sta
diventando un diritto per pochi». È, sostiene Pantaleo, «un arretramento
culturale simboleggiato dalla farsa degli sponsor privati, leghisti a Adro, da
supermercato nella provincia Andria Trani Barletta».
IL 14 OTTOBRE
L’assenza di risorse nella riforma dell’università ha avuto, ieri, la prova
del nove in commissione cultura alla Camera. Nella discussione alcuni
emendamenti delle opposizioni sono stati accolti ma «nulla di sostanziale»,
precisa Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd. L’unico emendamento presentato dalla
maggioranza per 1500 concorsi ad associato, «meno di un terzo - sostiene
Giovanni Bachelet - del necessario», non ha copertura finanziaria, la
commissione bilancio si pronuncerà mercoledì. Riformulato, su indicazione
dell’opposizione, l’articolo che avrebbe consentito ai rettori di restare in
carica fino a 78 anni, «una vera gerontocrazia», secondo Manuela Ghizzoni.
Il Ddl Gelmini andrà, dunque, alla discussione in Assemblea, immutato
nei punti sostanziali del centralismo e del reclutamento dei docenti. La
maggioranza (compresa la componente Fli che chiede il ripristino degli scatti di
anzianità), chiederà probabilmente alla conferenza dei capigruppo, lunedì, di
anticipare la discussione prevista per il 14. Ma, a parte obiezioni di tipo
regolamentare, sostiene Manuela Ghizzoni che «è giusto giocare a carte
scoperte», sapendo, cioè, «cosa si prevede nella sessione di Bilancio per la
riforma universitaria, a cominciare dal maltolto, un miliardo e mezzo di tagli».