Egregio signor Ronchey ,
da Lei proprio non me le aspettavo , nell' articolo di fondo sulla
scuola di qualche giorno fa , quelle frasi buttate li quasi incidentalmente
, sull' imputabilità della crisi della scuola statale italiana anche
ad una mancata selezione nel corpo docente , che non
avrebbe evidentemente selezionato i migliori .
Mi dispiace che un famoso razionalista e fautore della cultura scientifica
come Lei cada nei luoghi comuni popolari , più
consoni alla classica casalinga di Voghera , imbottita di tg di rete
4 , di dichiarazioni di Confindustria astiose verso i docenti
e di quant'altro si può imbottire tale prototipo
di italico conformismo .
Infatti in mancanza ancora di un efficiente sistema di valutazione
nazionale dell' istruzione , qual è la fonte del Suo giudizio
sulla qualità degli insegnanti italiani , se non una
mera sensazione personale ? Forse signor Ronchey per esprimere un
giudizio qualitativo sugli insegnanti italiani si sta
basando sulle analisi interessate della Confindustria o di quanti
, a sinistra come a destra ,responsabili di decenni di incuria e di depotenziamento
della scuola statale , sono ormai d'accordo nel finanziare
la scuola privata ? Ne si può sostenere che prova , diciamo cosi
,di una certa mancanza del corpo docente stia nell' analfabetismo di ritorno
di una fetta sempre più rilevante dei nostri studenti diplomati.
Molteplici,come sostiene anche Lei,sono stati gli interessi
e le variabili in gioco che veramente hanno mandato alla
deriva l'istruzione in Italia : non ultima l' illusione e la
finzione di poter garantire a tutti lo stesso livello
di istruzione superiore nella scuola di massa , come se l' istruzione
superiore non fosse un lavoro faticoso ( vedi Gramsci
) e non richiedesse un' intima e autonoma determinazione del discente ,invece
che la posticcia motivazione che i pedagogisti d'accatto delle burocrazie
ministeriali e confederali ,ritengono possa essere fornita dai docenti
agli alunni ,con il loro magico metodo pedo-demagogico
.
La stessa libertà di insegnamento ,sancita costituzionalmente
,è stata gradualmente e pesantemente aggredita,nel
senso prontamente indicato dai soloni de' Trastevere,fino all'attuale
quadro normativo dell'autonomia in cui il docente è
l'ultimo , o poco ci manca , a decidere cosa insegnare e soprattutto come
insegnare,divenendo cosi sempre più un esecutore di
scelte didattiche altrui , ad esempio in
campo metodologico e docimologico .
Insomma far dipendere anche in parte certe carenze di un
sistema complesso come la scuola dalla responsabilità
di suoi operatori ,sempre più meri esecutori,è come
incolpare gli operai di una fabbrica ,se questa sforna
auto sorpassate .
Selezionare il personale ,poi , è un obiettivo che si
presta a diverse interpretazioni .
Il rischio che nella fase attuale comunque si correrebbe
è quello di operare una selezione all' incontrario , nel senso di
non eliminare e/o di premiare nella scuola non i docenti che
effettivamente promuovono la cultura tra i giovani , ma solo
quelli che rigidamente e acriticamente applicano quel conformismo
didattico cui sopra si accennava ,che però deve ancora dimostrare
di essere foriero di risultati formativi concreti .
A un Suo giudizio basato su una
sensazione ,contrappongo allora una mia opinione,anche essa collegata ad
una impressione :l'opinione è che se la scuola
statale è alla deriva ,ma non è affondata , lo
si deve ai docenti italiani ,i quali forse ritenendola
ancora un'istituzione e non un' azienda
in liquidazione, nonostante tutto ancora si sforzano
per dare qualcosa di proprio ai giovani .
Antonio Rinaldi