ATA: nuova scandalosa
sentenza politica della Corte Costituzionale
Con la sentenza
n.°311/2009, resa nota ieri, la Corte non fa altro che ribadire pedissequamente
quanto affermato nella finanziaria 2006, cioè la negazione del diritto
elementare dei lavoratori provenienti dagli Enti Locali e spostati d’ufficio
nel comparto scuola, ad un inquadramento in tutto identico a quello degli altri
lavoratori settore. I lavoratori ATA (ausiliari, tecnici ed amministrativi) e
ITP (insegnanti tecnico pratici), si sono autocostituiti in Coordinamento
Nazionale ATA e ITP ex EE.LL., con lo scopo di rilanciare le iniziative di
lotta per il riconoscimento di un diritto costituzionale negato. E’ infatti la
Costituzione a garantire che “tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana
e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese” (art. 3).
Neppure due anni or sono, in campagna
elettorale, pressoché tutti i candidati hanno riconosciuto la assoluta
inadeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti in Italia. Oggi va
ricordato nuovamente alla classe politica italiana l’esistenza di una (sotto)categoria
di lavoratori a tempo indeterminato che (nel pubblico impiego e non nei call
centers), con 20 e più anni di anzianità di servizio, percepiscono salari di 900 € mensili
proprio per responsabilità precipua di chi ha partorito (e mai modificato)
quell’aborto che è il comma 218 della Legge Finanziaria 2006, la quale ha
stravolto l’iter giudiziario dei ricorsi, sino alle ben 8 sentenze della Corte
di Cassazione del 2005, tutte favorevoli ai lavoratori.
Questa sentenza ci fa vergognare di appartenere
ad un Paese dove la giustizia è solo un gioco, gestito sul tavolo “bipartizan”
di maggioranze di governo e false opposizioni. Della cosa è stata da tempo
investita la Suprema Corte Europea: vedremo se anche la UE – ma sarà difficile
sia scesa al medesimo livello – si è per caso “italianizzata”. Nel frattempo la
vertenza la riapriamo nelle scuole: con il Coordinamento Nazionale che ne
esprime le ragioni, stiamo vagliando le iniziative da mettere in atto al più
presto. I 70.000 ATA provenienti dagli Enti Locali sapranno rispondere come di
dovere a questo arbitrio assoluto, reso possibile anche dall’insipienza dei
sindacati autonomi della Scuola e dall’aperta connivenza dei Confederali,
artefici dell’accordo-truffa che ha azzerato l’anzianità di servizio maturata
da collaboratori, altro personale ed insegnanti tecnico-pratici negli Enti
Locali di provenienza al momento del passaggio allo Stato e poi capaci persino
di lucrare sui ricorsi che hanno denunciato questo scandalo.
Stefano
d’Errico (Segretario Nazionale Unicobas)