LA REPUBBLICA.IT 3.9.2011
MANOVRA

Sciopero sindacati di base
a rischio esami di riparazione

La protesta di otto ore proclamata per lunedì 6 settembre potrebbe creare problemi alle superiori, dove i docenti sono impegnati nella valutazione dei recuperi estivi e nei consigli di classe. I promotori dell'agitazione: "La Gelmini dovrà rifare le convocazioni"

ROMA - Lo sciopero di otto ore dei sindacati di base del pubblico impiego, proclamato per lunedì 6 settembre 1 contro la manovra economica, potrebbe creare problemi alle scuole superiori dove i docenti sono impegnati nelle valutazioni dei recuperi estivi, che vedono coinvolti circa il 40 per cento degli studenti, e nello svolgimento dei relativi consigli di classe: secondo i promotori dello sciopero - Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobhas, Snater, Sicobas e Usi - il ministro Gelmini "dovrà rifare le convocazioni" perché alla protesta aderiranno "i docenti e gli ata impegnati negli esami di riparazione o in attività burocratiche e di valutazione-verifica connesse agli esami".

La protesta, spiegano sempre i sindacati di base, è stata decisa "contro la manovra banche-Tremonti-Confindustria" per dare "una forte risposta dei lavoratori alle manovre di luglio e di agosto del governo", da intendere come "primo momento di una mobilitazione che non si esaurisce chiaramente con questa azione di lotta".

Tra le motivazioni che riguardano più da vicino la scuola, lo sciopero di lunedì servirà a mettere in risalto l'opposizione del personale "contro la privatizzazione della scuola, della ricerca e dell'università e per il diritto al sapere" e "contro l'abolizione delle festività a partire dal 1° maggio e dal 25 aprile". L'Unicobas ha confermato, inoltre, lo sciopero per l'intera giornata, già proclamato per la scuola, per venerdì 7 ottobre.

(03 settembre 2011)

CORRIERE DI MAREMMA 3.9.2011

Molte sigle aderiscono allo sciopero.



L’attenzione è concentrata sui diritti dei lavoratori e dei più deboli.

GROSSETO03.09.2011
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In molti martedì manifesteranno contro la manovra del Governo e in favore dei lavoratori. I principali temi condivisi dai partecipanti sono l’opposizione all’abolizione di festività come il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno, al precariato e all’evasione fiscale, la difesa del Contratto nazionale e il sostegno al lavoro dipendente e al reddito. Per l’Italia dei valori “sarà un giorno di lotta contro il Governo che toglie ogni speranza di futuro non solo ai nostri figli, ma anche a chi oggi è ormai un cittadino che si impegna con il suo lavoro quotidiano“. Il partito di Rifondazione comunista afferma di “condividere appieno le ragioni dello sciopero generale indetto dalla Cgil...per contrastare una manovra iniqua e antipopolare“. Nella nota di adesione alla manifestazione si legge anche “...un Governo ormai allo sbando, dopo aver negato l'esistenza della crisi, sforna in pochi mesi due pesantissime manovre ripetendo il solito schema per rovesciare i costi della crisi sulle spalle di lavoratori, pensionati e ceti popolari, attaccando diritti e reddito. Al contrario è necessario colpire le grandi ricchezze, le rendite e le speculazioni finanziarie, mettendo mano ad operazioni di redistribuzione della ricchezza e di riorientamento della spesa pubblica necessarie al rilancio dell'economia e alla protezione sociale dei più deboli“. E in piazza ci saranno anche le confederazioni e le organizzazioni sindacali Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobas, Snater, SiCobas e Usi. Per loro sono importanti, tra l’altro, la lotta contro l'evasione fiscale, la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, la difesa dello Statuto dei lavoratori, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, lo sblocco dei contratti, una legge democratica e pluralista sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro, la regolarizzazione generalizzata dei migranti e il mantenimento del permesso di soggiorno di chi ha perso il lavoro. Le sigle, inoltre, si schierano contro le privatizzazioni mascherate da liberalizzazioni per la difesa dei beni comuni in coerenza con gli esiti referendari, la privatizzazione della scuola, della ricerca e dell'università