Domani la scuola si appresta a vivere la prima giornata
dell'anno scolastico all'insegna delle proteste contro i tagli agli organici e
le riforme decise dal governo: allo sciopero generale del comparto scolastico
dell'Unicobas, proclamato da oltre due mesi, negli ultimi giorni si è aggiunta
la mobilitazione degli studenti che scenderanno in piazza in oltre 50 città
italiane. L'Unicobas, che manifesterà a partire dalle 10 davanti al ministero
dell'Istruzione, protesterà non solo per fermare la riduzione di personale
causata dalla roriforma Gelmini, l'approvazione del decreto sui contrati di
disponibilità, definito dal sindacato 'ammazza-precari', e il disegno di legge
Aprea in via di discussione sul nuovo stato giuridico dei docenti, ma anche "per
sostenere - spiega il segretario nazionale Stefano d'Errico - il disegno di
legge 2442 steso e promosso assieme all'Italia dei valori: un decreto che
prevede l'istituzione del consiglio superiore della docenza, che sovrintende a
valutazione e formazione di base ed in itinere dei docenti". Il testo
dell'Unicobas, calendarizzato presso la commissione cultura della Camera in
contrapposizione al ddl Aprea, propone inoltre minimi retributivi certi e
precisi standard di lavoro con gli alunni. "Ma anche - continua d'Errico -
l'anno sabatico retribuito, il preside elettivo, esenzioni fiscali per libri e
didattica. Verte infine sull'elemento centrale della piattaforma Unicobas:
l'uscita della scuola dal pubblico impiego, ove, col placet di tutti i sindacati
tradizionali è stato eliminato il ruolo, diluito il riconoscimento
dell'anzianità e resi contra legem aumenti contrattuali superiori all'inflazione
programmata. Senza di tale passaggio la scuola italiana, attualmente la peggio
retribuita del continente, non potrà mai riagganciare uno stipendio medio
europeo". L'Idv ha ufficialmente aderito allo sciopero di domani e sarà presente
con alcuni propri deputati alla manifestazione convocata sotto il Miur. Nella
stessa giornata manifesteranno anche gli studenti, sia della scuola che
universitari. L'Unione e la Rete degli studenti ha annunciato oltre 50 cortei in
Italia, tra cui Roma,
Firenze,
Bologna,
Messina,
Palermo e
Cagliari: "Siamo pronti a partire -
dichiara Stefano Vitale, uno dei coordinatori nazionali dell'Uds - in ogni città
sono organizzati cortei, assemblee, sit-in per protestare contro i tagli e
chiedere da subito una legge nazionale sul diritto allo studio, una didattica
innovativa nelle scuole e il ritiro del progetto di legge Aprea. Domani saranno
gli studenti a parlare della scuola, dei problemi che quotidianamente
affrontiamo e alzeremo la voce per far sentire le nostre proposte". E, intanto,
la protesta viaggia anche sul web: il sito dell'Unione degli Studenti
(www.unionedeglistudenti.it) aggiorna costantemente l'elenco dei cortei e delle
iniziative, sono nati decine di gruppi su facebook appositamente per
l'organizzazione delle manifestazioni con migliaia di iscritti e un video
ufficiale su you tube invita gli studenti a manifestare. E dallo stesso sito
dell'Uds un avviso agli studenti in vista dei cortei: "a presidi e professori -
si legge - occorre ricordare che manifestare il proprio pensiero è un diritto di
ogni cittadino e di ogni studente, ma non andare a scuola senza partecipare alle
manifestazioni non ha senso". In piazza ci saranno anche gli studenti
dell'Unione degli Universitari per dire no al progetto di riforma
dell'Università e del diritto allo studio: il loro slogan contro sarà 'Fermiamo
la Gelmini, senza soldi nessuna riforma'. Secondo l'Udu la riforma degli organi
decisionali degli atenei sarebbe stata 'mascherata' dalla Gelmini come
provvedimento mirato ad una migliore gestione delle risorse e trasparenza dei
processi decisionali: "in realtà - dichiara oggi il sindacato studentesco - si
sostanzia nell'apertura alle imprese dei consigli di amministrazione e quindi in
un'idea di amministrazione degli atenei sempre più vicina a quella di impresa".
Ed anche lo strumento della delega per una riforma di altissimo valore sociale
come quella del diritto allo studio non sarebbe "assolutamente idoneo, specie se
affidato ad un governo che ha dimostrato di fare le riforme solo tagliando
risorse. Questa riforma, dopo la 133, non è altro - prosegue l'Udu - che il
passaggio verso il processo di privatizzazione delle università e della loro
conseguente trasformazione in luoghi sempre più riservati a un'elite". "Non ci
può essere - continua l'Unione degli universitari - nessuna riforma senza
finanziamenti: l'Italia tra i paesi Ue è quella che investe meno per i
finanziamenti all'Università e alla ricerca davanti solo alla Grecia.
L'Università e il suo carattere pubblico rappresenta una risorsa per il nostro
paese e non una spesa da tagliare. Questa prima manifestazione autunnale -
conclude l'Udu - vedrà scendere nelle piazze italiane anche gli studenti medi e
i lavoratori metalmeccanici della Fiom-Cgil, ai quali va la nostra solidarietà e
con i quali condividiamo la richiesta di difesa dei diritti, della democrazia e
del lavoro". Quella di domani sarà solo la prima giornata di una serie di
mobilitazioni di settore già programmate: il 20 manifesterà l'Anief, il 23 i
comitati di base (con sciopero nazionale del comparto pubblico) e il 31 ottobre
la Cisl Scuola.